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Pasquale Presutti, marsicano di Trasacco, padovano di adozione, ultimamente girovago. Ultima fermata in ordine di tempo, quella sulla panchina dei Medicei di Firenze. Condotti dall’allenatore più pacato, paziente, sereno e tranquillo d’Italia alla promozione in Eccellenza alla seconda stagione di conduzione tecnica. Non chiamatelo guru. Anche se alla guida delle Fiamme Oro ha tagliato alla grande il traguardo dei play off e in semifinale sul campo di Rovigo…. Non chiamatelo guru. Anche se lui e il suo Petrarca, giunti al Battaglini per fare da comprimari alla festa rossoblu, sono tornati a Padova con lo scudetto in tasca. Non chiamatelo guru. Non gli piace. Disse di lui il presidente Gavazzi, nell’annunciarne la discesa nell’agone “politico” come candidato al posto di consigliere nazionale in quota allenatori: “Tutte le volte che mi è capitato di fare il nome di Presutti in giro per l’Italia, non è mai capitato che qualcuno alzasse la mano per dissentire circa la decisione di candidarlo a ricoprire quel ruolo. Qualcosa vorrà pur dire!”.

  • Come procede il cantiere Firenze?
  • Sapevamo che sarebbe stata dura. Siamo consapevoli che l’avventura cui ci stiamo accingendo è tutto fuorché scontata. Che l’Eccellenza è una categoria per noi, come squadra, assolutamente nuova. Ma vedo i ragazzi sudare, e farlo con l’atteggiamento mentale giusto. Quello di chi è consapevole dei propri limiti e ha un solo obiettivo in testa: superarli.
  • La rosa dei Medicei 2017 non pare esattamente una banda di sconosciuti neofiti…
  • È una bella miscela fra giocatori esperti e speranze proiettate nel futuro. I primi dovranno prima di tutto dare l’esempio. Far vedere come si fa. A faticare, a convivere con gli errori che sicuramente non mancheremo di compiere, a rialzarsi e a continuare a pensare positivo. Se così faranno, e da quanto ho visto finora mi pare di poter dire che la strada intrapresa sia quella giusta, allora tutto il gruppo ne guadagnerà. Perché se c’è una figura di cui i giovani hanno bisogno, è quella dei maestri che insegnino loro un mestiere che è fatto prima di tuto di umiltà e di pazienza.
  • Come affrontate questo campionato?
  • Con i piedi saldamente ancorati a terra e con la giusta e preziosa dose di serenità. Ovviamente con alcune idee ben chiare in testa circa il piano di gioco e gli aspetti della nostra prestazione collettiva su cui lavorare di più e meglio. Avere i piedi a terra non significa vietarsi di spiccare il volo. Significa a vere una solida e sicura base d’appoggio da cui partire. Da cui decollare.
  • Venite da tre amichevoli particolarmente impegnative…
  • Le abbiamo volute così. Le tappe intermedie di avvicinamento le abbiamo completate lo scorso maggio. Ora è il momento delle verifiche vere, dei confronti impegnativi. In tutte e tre le partite abbiamo attraversato buoni momenti e prodotto gioco di qualità. Senza la dovuta continuità, purtroppo. Per limiti nostri e per il valore degli avversari. Nulla che non ci aspettassimo.
  • Chi delle tre avversarie l’ha impressionata maggiormente?
  • Delle Fiamme e del Petrarca mi è piaciuto il livello dell’organizzazione. Di tutte le squadre, a inizio stagione, si può dire che dispongono di ampi margini di miglioramento. Petrarca e Fiamme Oro, secondo me, hanno margini di miglioramento che definirei pazzeschi. Nel senso di molto ampi. Più che amplissimi!
  • E Viadana?
  • Una nota a parte. Gioca un rugby su ritmi eccezionali. Tutto ciò che fa lo fa ad intensità elevata, esibendo competenze tecnico esecutive davvero notevoli. Complimenti a loro! Faranno un grande campionato, ne sono certo.
  • Firenze e la palla ovale. Non è un amore giovanile, ma ultimamente la visibilità pare aumentata. L’obiettivo è mille spettatori di media per tutto il campionato?
  • Lo confermo. In un torneo senza retrocessioni la gente verrà allo stadio solo se avrà la prospettiva di vedere un rugby di qualità e una squadra disposta a lottare su ogni pallone, contro qualsiasi avversario e fino all’ultimo minuto. Se saremo in grado di offrire un tale spettacolo, non ho dubbi che la Firenze sportiva risponderà. Con Viadana, il 12 di settembre c’erano 800 paganti. Mille non è una cifra tanto siderale.
  • E le nuove regole?
  • Sull'obbligo di tallonaggio in mischia chiusa ho cambiato in parte opinione. Per me resta sempre una fase prima di tutto di conquista, però è vero che l'obbligo di tallonaggio potrebbe generare una miglior qualità della fase di lancio del gioco. Sulla questione placcato - placcatore - linee di fuori gioco - obbligo di gate per tutti, dico che se ben compreso dai giocatori, ben applicato e ben arbitrato può essere uno strumento di crescita tecnica generalizzata. Sono ottimista.
  • Anche Antognoni e la Viola fanno il tifo per voi?
  • Sicuramente ci vedono come compagni di viaggio. In una città che fra calcio e pallanuoto, per rimanere fra gli sport di squadra, ha quarti di nobiltà di un certo spessore. Giorni fa siamo stati invitati alla presentazione del torneo Nereo Rocco e premiati con una targa insieme alle ragazze del calcio, fresche di conquista dello scudetto. È stato un momento simbolico molto importante. Firenze è una città unica, e uno è il movimento sportivo che esprime, indipendentemente dalla forma del pallone con cui si va in campo.
  • In chiusura, la nota dolente che arriva dal suo Abruzzo. A L’Aquila spirano ancora venti di crisi. Come uscirne?
  • Non lo so, purtroppo. Perché per indicare vie d’uscita occorrerebbe conoscere a fondo la situazione. E io non sono fra quanti l‘hanno vissuta e la vivono dal di dentro. La morte del mio amico Mauro Zaffiri non ha certo aiutato a trovare soluzioni. Da abruzzese e da amante del rugby posso solo augurarmi che L’Aquila ritrovi lo slancio perduto e possa disporre delle risorse finanziarie necessarie per tornare a competere con i migliori. E a vincere, come ha già dimostrato di saper fare.

 

Il calendario di Eccellenza 2017/18