Andrea Cavinato colpito da un malore “non so se continuerò ad allenare”
Si è sentito male negli spogliatoi durante la pausa tra primo e secondo tempo di Mogliano Rugby - Valorugby Emilia, match della 21° giornata di Top12 giocato lo scorso 13 aprile. Il tecnico del Mogliano Andrea Cavinato aveva appena finito di dare le ultime raccomandazioni tattiche ai suoi ragazzi quando si è sentito mancare ed è finito a terra, esanime. Il 56enne trevigiano è stato colto da un collasso e accompagnato subito in infermeria dove il medico della squadra gli ha praticato le prime cure. Cavinato è stato quindi sottoposto a due elettrocardiogrammi nell’ambulanza adiacente gli spogliatoi, il secondo, per fortuna, decisamente migliore e più confortante del primo. Sospiro di sollievo per lui, per la sua famiglia, per la squadra e per tutta la dirigenza del Mogliano, tanto da far passare in secondo piano il risultato del match poi vinto dagli ospiti 36-27.
Abbiamo raggiunto telefonicamente il tecnico trevigiano, ecco le sue dichiarazioni a Rugbymeet.
Ciao Andrea, innanzitutto come stai?
“Sto benino, ho avuto una aritmia molto forte ma dagli ultimi esami i medici mi hanno rassicurato che sta tornando tutto alla normalità.”
“Lo spavento è stato forte. Dovrò rifare l’esame sotto sforzo ma ad ora non ci sono particolari patologie a livello cardio vascolare.”
Da cosa è stato causato il malore?
“Da un grosso accumulo di stress e stanchezza, cose che affliggono noi allenatori e chi fa questo mestiere”.
Deve essere stata una stagione molto stressante per te.
“Posso dire dal mio vissuto che è stato molto più impegnativo e stressante quest’anno che gli anni in cui che ho vinto gli scudetti di Eccellenza piuttosto che le stagioni con le Zebre in Pro14. Non è stato facile salvare una squadra che era destinata a retrocedere, una squadra con tantissimi giovani e con un budget ridotto.”
L’obbiettivo salvezza è stato raggiunto molto in anticipo rispetto alle aspettative di inizio stagione, inoltre siete stati tra le prime quattro per diverse settimane nella parte iniziale del campionato.
“Insieme a Salvo (Salvatore Costanzo) e Filippo Nason (il preparatore atletico) abbiamo puntato soprattutto alla prima parte del campionato. Sapevamo che nella seconda parte della stagione avremmo avuto delle difficoltà soprattutto con una rosa tanto ridotta (28 giocatori) e tre giovani papabili per la nazional U20, ovvero Finotto, Da Re e Scagnolari. Abbiamo avuto mesi difficili soprattuto durante la loro assenza.”
“Ma a fine novembre eravamo virtualmente salvi, avevo calcolato che la salvezza sarebbe arrivata intorno ai 40 punti.”
Poi c’è stato un calo?
“Ora abbiamo 3/4 della rosa che superano i 2.500 minuti. In prima linea Ferraro ne ha fatti 2.400, Michelini 2.300, Buonfiglio 2.100 e Di Roberto 2.000. Il seconda linea Caila ne ha fatti 2.600. Da Re è arrivato a 2.800. Abbiamo giocatori che non hanno mai riposato ed è normale un calo di prestazione nella fase finale”
“Nello sport e nel rugby soprattutto i miracoli non esistono, ci vanno dietro solo gli sprovveduti ai miracoli. Il Mogliano è una squadra che non era scarsa prima che arrivassi io e che non è diventata forte dopo il mio avvento.”
Ma qualcosa di buono evidentemente è stato fatto…
“Alcuni miei colleghi vogliono imporre un gioco o troppo difficile o non adatto ai giocatori che si hanno a disposizione. Da quando faccio l’allenatore è il primo anno in vita mia che non entro nei playoff. La ricetta giusta, secondo me, è esaltare i punti forti della squadra. Trovare le situazioni giuste e adatte ai giocatori che si hanno. In questo modo si può far bene.”
L’anno prossimo allenerai?
“Intanto sabato sarò in panchina. L’anno prossimo invece credo che sicuramente non sarò a Mogliano, ma non perché non mi sia piaciuto lavorare in questa società. Voglio sottolineare che quest’anno ho avuto uno dei gruppi di giocatori che veramente ho amato di più. Mi sono trovato molto in sintonia. Ma dopo quello che mi è successo ho deciso che dovrò cercare sfide diverse.”
Quindi cosa hai in mente?
“Sicuramente rimarrò sempre nell’ambito rugbystico, il mio lavoro è il rugby. Veder crescere dei giovani tecnici come Salvo Costanzo fianco a me, come Andrea Marcato e Augusto Allori nei miei due anni a Padova, da molta soddisfazione. Questi giovani allenatori ora stanno facendo un lavoro di qualità e la cosa mi inorgoglisce perché posso dire di avergli lasciato qualcosa prima da giocatori e poi da allenatori.”
Diventare un formatore di allenatori? O magari fare il Direttore Tecnico?
“Si, mi piacerebbe avere la possibilità di dare il mio contributo come formatore di allenatori o da Director of Rugby, ruoli che tolgano dalla pressione che c’è quando si è direttamente coinvolti in campo.”
Chi vince il campionato di Top12?
“E’ stato un campionato molto strano… All’inizio ero convinto che le Fiamme Oro fossero le favorite a vincere il titolo assieme a Calvisano, Rovigo e Petrarca. Queste sono società dal punto di vista economico e organizzativo di un altro livello rispetto al resto del lotto. Inoltre, a prescindere dai rapporti con alcune persone, sono contento ci sia una realtà emiliana emergente nelle prime quattro. Vuol dire che il rugby italiano è vivo. Faccio i miei complimenti al Valorugby per il loro lavoro.”
“Per la vittoria del titolo vedo favorita Calvisano, ha qualcosa in più, ha la capacità di muovere il pallone e ha l’imprevedibilità che non vedo nelle altre tre.”
“Ma attenti, il Petrarca a livello di rosa giocatori ha qualcosa in più, non vorrei che qualcuno desse i padovani già per morti. Conosco la loro mentalità e i loro giocatori, non molleranno fino all’ultimo secondo. Sono una grande società.”
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Foto Alfio Guarise