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L’Italia e il resto del mondo stanno attraversando il peggior momento degli ultimi decenni, una situazione che non ha precedenti dal secondo dopoguerra ad oggi. La pandemia Covid-19 sta bloccando il paese, le autorità hanno dato serie restrizioni ai cittadini. Lo sport, per ultimo, si è dovuto fermare ad ogni livello. Le Olimpiadi in Giappone sono a rischio, nel rugby è stata rinviata l’ultima giornata del 6 Nazioni mentre all’estero molti campionati della stagione in corso (Inghilterra, Irlanda, Galles) sono stati definitivamente annullati.
Se in Italia la situazione è drastica, oltre la Manica il Coronavirus è arrivato da poco.

 

Per conoscere meglio la situazione nel Regno Unito abbiamo interpellato Nick Scott, ex Head of Coach Development per la RFU (una sorta di allenatore degli allenatori della federazione inglese), oggi Director of Rugby del Rugby Colorno. Per 12 anni dai suoi uffici di Twickenham sono stati formati migliaia di allenatori. Scott oltre a descrivere la situazione attuale in Inghilterra ha voluto commentare la notizia della ripresa degli allenamenti permessa dalla Federazione alle squadre di TOP12, pratica adottata a livello facoltativo da alcuni club. Ecco le parole del 58enne inglese.

 

Prima di cominciare, come stai e dove ti trovi ora?

“Sono a casa mia in Inghilterra, a Nottingham vicino alla foresta di Sherwood. Sono chiuso in casa già da qualche tempo perché sono diabetico, secondo il mio medico sono tra gli individui più a rischio di contrarre il virus. Sto vivendo momenti di tensione anche perché mio figlio si trova in Corea del Sud da lunedì ed è stato messo in isolamento forzato, chiuso in una stanza per 14 giorni. Come padre non è facile pensarlo da solo e così lontano.”

 

Sembra che gli inglesi abbiano sottovalutato l’epidemia dopo le ultime dichiarazioni di Boris Johnson. Come si sta preparando l’Inghilterra all’arrivo dell’epidemia?

“Inizialmente c'era compiacimento nelle precauzioni prese. Quando sono tornato in Inghilterra non c'erano ancora controlli severi all’aeroporto, ma sia io che il mio collega allenatore Tosh Askew, ci siamo auto-isolati.”

“Ora l'entità della sfida è evidente, tutto è cambiato. Le stime dicono che ci sono circa 60.000 casi e gli effetti saranno enormi sia sul piano sociale che economico. Con la Brexit la nostra valuta ora vale oltre il 30% in meno rispetto al 2016 e ha perso il 10% rispetto all'Euro. In questo momento di emergenza l'acquisto di materiali sanitari di base diventerà ancora più costoso”.

 

Tutti i campionati minori sono stati cancellati in Inghilterra, Irlanda e Galles. La RFU quali altre misure specifiche ha adottato? Secondo te quando potrà ricominciare la Premiership?

“Qui lo sport ha preso l'iniziativa in diversi casi, cancellando campionati ben prima che il governo agisse. Ciò è stato in parte dovuto dal fatto che la prima morte da virus nel Regno Unito è stata in Scozia, purtroppo, quando un tifoso francese era in trasferta a Edimburgo per il Sei Nazioni. C'è stata un'improvvisa presa di posizione degli amministratori nei confronti della comunità. I presidenti dei club di Premiership sono stati chiari specificando che il rugby è secondario. La sospensione ha il loro pieno sostegno. Un presidente al vertice della Premiership ha dichiarato chiaramente che il rugby deve aiutare il nostro paese, non aggiungere problemi. Il suo club è tra quelli che ha più da perdere, ma il sacrificio è necessario. Le mie fonti dicono che la Premiership non riprenderà questa stagione..... Cosa che lascerà i club in gravi difficoltà finanziarie. I fondi in arrivo dalla CVC, però, potranno essere utilizzati dalla RFU per sostenere i club.”

“Nei club di base è tutto sospeso. Ancora una volta, finanziariamente questo è disastroso.  A causa delle incessanti piogge e inondazioni, il mio club a Newark non ha potuto svolgere l’attività di rugby giovanile dall'inizio di novembre. Hanno più di 400 giocatori tesserati, il calo del reddito sarà catastrofico per loro. Fortunatamente riceveranno un risarcimento dalla RFU.”

“Il rugby non è solo in questa situazione. Il campionato di cricket, uno tra gli sport più diffusi in Inghilterra, è stato cancellato”.

 

In Italia la Federazione ha autorizzato, con le dovute precauzioni, allenamenti “a porte chiuse” dal 17 marzo. Di conseguenza alcune squadre del massimo campionato hanno ripreso gli allenamenti. Quale è il tuo pensiero a proposito?

“Sono consapevole di parlare come una persona che è in Italia da solo 18 mesi e che può commentare solo per l’esperienze vissuta in Inghilterra. Come ho detto prima, è un momento difficile per me. Siamo in tempo di guerra. In tempo di guerra i valori comuni sono ciò che unisce. Credo fortemente nei valori del rugby, questi valori sono ciò che rende questo sport unico.”


Questa la nota FIR del 17 marzo:


“La RFU da molta importanza a valori come Rispetto, Disciplina e Lavoro di squadra.  Questi tre valori vengono testati al limite in tempo di guerra.”

Rispetto - “A mio parere, annunciare la possibilità di riprendere l'attività nel giorno in cui 475 persone hanno perso la vita è stato sventato, quasi irrispettoso per il paese.  Considerare la ripresa dell'attività in un momento di sofferenza nazionale, in un momento in cui la nostra città, Parma, annunciava il maggior numero di morti è stato insensibile. Molte persone perderanno il rispetto per il rugby se il rugby non mostra loro rispetto. In tempo di guerra tutti dovrebbero fare più del necessario, non il minimo indispensabile. Rispetto per la comunità significa rispettare le regole, non cercare di aggirarle.”

Disciplina - “Il rugby in Italia dovrebbe puntare molto sulla disciplina. La mancanza di disciplina nel rugby italiano è un punto debole, ed è in questo momento che la disciplina serve più che mai. Mi sono sentito molto deluso nel sapere di squadre che si stanno allenando. La disciplina è importante nel rugby come in guerra, non c’è posto per l'egoismo. Ed è ancora più deludente sapere che tutto ciò è stato permesso.”

Lavoro di squadra - “In Inghilterra se un giocatore di una squadra di rugby non dimostra impegno di solito viene allontanato. Se il rugby italiano non dimostra di far parte della nazione, allora il paese volterà le spalle al nostro sport, questo è il rischio che si corre. Il rugby deve collaborare con tutti per vincere questa guerra.”

 

“Quando si vincerà questa guerra, ognuno di noi dovrà essere in grado di guardarsi allo specchio, esaminare la propria coscienza e dire "ho fatto tutto il possibile per aiutare la mia comunità a vincere questa guerra". Sarebbe una tragedia per lo sport italiano sapere che in un momento di crisi il rugby è andato nel panico e non è rimasto fedele ai propri valori.”