Marco Coletti lascia il rugby giocato, lo aspetta un futuro da allenatore
Il pilone del Rugby San Donà Marco Coletti (1,82 m x 112 kg) ha annunciato che la prossima partita con L’Aquila Rugby, in programma questo sabato al “Pacifici” di San Donà, sarà l’ultima della sua carriera da professionista. Con l’ultimo match di campionato Coletti lascia il rugby giocato per dedicarsi dalla prossima stagione nel ruolo di allenatore, cominciando dalle giovanili. Il 32enne “razza piave” ha giocato in alcuni dei migliori club italiani, Parma (Overmach e Gran), Viadana, Calvisano ma ha anche avuto una parentesi in Francia a Pau in ProD2. La sua esperienza ,maturata in prima linea durante questi 13 anni di professionismo, sarà utile al club della sua città per formare da allenatore delle giovani prime linee.
Vi proponiamo il comunicato del Rugby San Donà con l’intervista a Marco Coletti:
Marco Coletti, classe 1984, ha mosso i primi passi nel mondo del rugby all'età di 6 anni nel vivaio del San Donà dove è rimasto fino ai 18 anni, maturando numerose presenze nelle nazionali di tutte le categorie giovanili. Nel 2003 inizia la sua carriera nella più alta divisione nazionale con la maglia dell'Overmach di Parma, per poi militare nelle fila dei Crociati, del Gran Rugby Parma, del Calvisano e del Viadana. Nel 2006 vive la sua prima esperienza all'estero, in Francia, per il Section Paloise di Pau, squadra che all'epoca partecipava al campionato nazionale di seconda divisione Pro D2. Nel 2014, ritorna a casa al San Donà dove da due anni ricopre il ruolo di pilone. Giocatore, quindi, d'esperienza, che ha ricoperto tutti e tre i ruoli di prima linea, Marco ha deciso di appendere gli scarpini al chiodo giocando la 147esima partita della sua carriera contro L'Aquila nell'ultima giornata del campionato corrente. Non si tratta, però, di un addio ma di un arrivederci, dato che Coletti ha dato la sua disponibilità a rimanere nell'organico della società già a partire dalla prossima stagione.
Come riassumeresti la tua carriera da sportivo professionista?
È stata un'esperienza unica, ogni anno mi ha riservato nuove e gradite sorprese. Ho avuto la fortuna di giocare per 6 squadre diverse, incontrando sempre ottimi compagni e avversari, e vivere, nel bene e nel male, anche l'evoluzione di questo sport che oggi trovo molto diverso rispetto ai miei inizi.
Cosa ti mancherà più?
Se avessi deciso di chiudere definitivamente, sono sicuro che mi mancherebbe qualsiasi cosa di questo mondo, ma non ho intenzione di andarmene ma solo di saltare dall'altra parte della linea di campo e dedicarmi a compiti più compatibili con i miei impegni lavorativi e personali, magari come tecnico.
A questo proposito, che intenzioni hai per la prossima stagione sportiva?
Mi piacerebbe poter entrare a far parte dello staff tecnico della società, dato che ho intenzione di diventare allenatore, iniziando ovviamente dalle giovanili. Mi ritengo una persona molto altruista e, anche se era già un mio desiderio, molti colleghi sportivi mi hanno incoraggiato e consigliato a proseguire in questa direzione.
Ti sarebbe piaciuto giocare in altri ruoli?
Se fossi stato alto e biondo probabilmente sì..in realtà no! Ho giocato sia come pilone che come tallonatore, e come dico sempre "noi in prima linea viviamo di soddisfazioni non ricambiate": il nostro è un lavoro di tecnica e di fatica, che spesso porta ad azioni virtuose, anche se poi tecnicamente sono i compagni ¾ ad andare in meta e ottenere gli applausi del pubblico o la nomina del Man of the Match.
Quali sono i ricordi più belli?
Nelle mie prime partite in Eccellenza, ho incontrato Massimo Cuttitta. Dopo essercele date di santa ragione, durante un terzo tempo mi ha detto "tecnicamente manca ancora, ma fisicamente ci siamo". E poi, quando giocavo con l'Overmach di Parma, mi sono trovato di fronte Jean Jacque Crenca. Non lo conoscevo e non sapevo ancora, nonostante i miei compagni mi avessero avvisato, che fosse una leggenda del rugby francese. Abbiamo giocato diverse mischie in quella partita, almeno cinque o sei, e lui mi ha sempre messo in difficoltà. Abbiamo perso, credo, ma è stata una delle partite più belle che abbia mai giocato.
Vuoi ringraziare qualcuno?
I miei ringraziamenti vanno a tutte le persone che ho incontrato in questo percorso. Alla società sandonatese, in particolare, ai miei compagni di squadra, ai tifosi, ai sostenitori e agli sponsor che in questi anni mi hanno seguito, sostenuto e fatto crescere. Spero di poter ricambiare quello che ho ricevuto dal mondo del rugby in questi anni già a partire dalla prossima stagione.
Foto Martina Sofo