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Contava solo vincere e si è vinto. Che la festa quindi cominci e che il tutto si apra con le prime pagelle della stagione!

Hayward – Il titolo di Man of the Test è andato a Budd perché così ha deciso la giuria (?) del Cibali. Dissento. Il barbuto n.15 della Benetton è l’estremo di cui la Nazionale ha disperato bisogno. Possiede la maturità per ben interpretare il ruolo e dispone di una gamma di abilità e di competenze individuali che ne fanno, almeno per il nostro non ricchissimo rugby, il vero uomo della provvidenza. Comincia bene andando sicuro su un calcio alto e velenoso, prosegue mettendo le sue ottime mani nella spazzatura quando serve, assorbe senza batter ciglio un placcatone (17’) che avrebbe segnato chiunque e mette in mano a Bellini (bravo Sarto a operare la rimessa rapida) la palla per un cavalcata da applausi nel cuore della difesa isolana. Al 37’ sbaglia il tempo di un calcio di liberazione che gli viene contrato e che gli nega la lode. Nel prosieguo del match rasenta costantemente la perfezione. Voto: 10

Sarto – La Scozia gli ha fatto (ulteriormente) bene. Disputa una partita consistente illuminata da un paio di iniziative personali che profumano di talento cristallino. Da applausi la sua fuga (30’) lungo l’out sinistro con recupero, grubber pennellato per se stesso e attesa (vana) di un sostegno nello spazio almeno decente. Al minuto 62’ si esibisce in un numero di prestigio che riporta in vita una palla che pareva ormai morta e al 69’ si ritrova fra le mani l’occasione di una meta, che non riesce a portare all’incasso per difetto di spunto iniziale. Comunque una certezza. In un’Italia che molti vorrebbero “senza titolari”, il padovano è uno dei pochi cui non pare sensato rinunciare. Voto: 8

Boni – Ha gambe (e caviglie) niente male. Le mette in moto poche volte perché la partita non offre grandi opportunità in tal senso. La (particolare) posizione del corpo nelle fasi di impatto porta gli avversari a macchiarsi di due falli per placcaggio alto. Partita di sacrificio. Voto: 6

Castello – Esce per sangue al 30’ e lascia spazio a Minozzi, al 33’ (in regime di vantaggio) spara una cannonata addosso al povero Boni che si trova a meno di tre metri da lui. Le mani e i polpastrelli non sono il suo articolo migliore ma quando c’è da fare frontali non si tira indietro. Al 36’ entra, come neanche il migliore Pietro Vierchowod da Calciante dei bei tempi andati, sul centro figiano che si appresta a schiacciare in meta. Non lo vede nessuno (degli incaricati a farlo), salva la partita e rosicchia mezzo punto di riconoscenza dovuta. Voto: 6 ½

Bellini – Nella stagione che dovrebbe (potrebbe) farlo entrare dentro i parametri del “giocatore internazionale di qualità”, esibisce una partita senza sbavature e con un paio di interessanti acuti. Sull’assist di Hayward in mezzo al campo imbocca la strada giusta ma non lo assistono le gambe. Non è Campese. Si fa trovare pronto ogniqualvolta la struttura di attacco ne preveda l’impiego all’interno della linea. Il fisico non gli manca e lo sa usare discretamente anche in difesa. Al 74’ pasticcia sul punto di collisione perde una palla che sarebbe potuta diventare molto pericolosa. Da rivedere. Voto: 6 ½

Canna – Comincia male (7’) spedendo fuori direttamente un calcio che voleva essere si spostamento e al 41’ si fa uccellare da una lunga pedata figiana che lo trova schierato troppo alto. Per il resto gioca un match lineare, interpretando il match senza sussulti e usando solo in piccole dosi la creatività a ridosso del vantaggio che comunque possiede. Ordini si scuderia, piano di gioco da rispettare. Al 46’ riesce a fregare persino Lacey, che assegna la meta, circumnavigando un maul dei bianchi dentro i 5 metri. Spregiudicato. Caratteristica che non guasta. Da standing ovation (50’) il recupero da dietro ai danni del primo centro isolano che vale mezza partita. Dalla piazzola ha messo fra i pali il 100 per cento. Il che non guasta. Voto: 7

Violi: Al 21’ raccoglie a pochi millimetri dal suolo una palla malignamente sparata dall’alto della rimessa laterale, sbaglia un calcio nel box al 68’ ma dimostra in più occasioni di saperci fare con i piedi. Partita di buon livello, anche se mai illuminata da qualche (felice) intuizione tattica magari un po’ sopra le righe, ai confini della genialità. Anche lui, molto probabilmente, si è attenuto al piano di gioco. E ha fatto bene. Un po’ di rapidità in più nella sequenza “mani sulla palla – passaggio” non guasterebbe. Voto: 6 ½

Parisse – Ha deciso di arrivare al Mondiale giapponese e di disputarlo da capitano. Si guadagna il pane in un campionato che proprio leggero e poco usurante non è. In campo fa il distributore di palloni, evitando di accumulare impatti e fornisce alla squadra il riferimento di un capitano sempre lucido e in controllo delle operazioni. Il tempo passa per tutti, all’Italia del rugby ha dato moltissimo, quello che darà da qui al fine carriera saranno scampoli della sua classe immensa. Nulla di più, facciamocene una ragione. Sua la decisione scellerata di giocare velocemente un calcio a favore al centro dei pali a cinque metri dalla linea bianca. Voto: 6 di (immutata ed eterna) stima.

Steyn – Rispetto a un anno fa è molto migliorato. La velocità non è la sua arma vincente, ma è flanker molto mobile e capace, sempre, di trovarsi nel cuore dell’azione. Fisicamente sta bene, fa a sportellate quando serve e con la palla in mano prende iniziative a volte interessanti e spesso efficaci. Voto: 7

Minto – Sta lentamente cercando di ritornare sui livelli di rendimento che ne fecero la terza linea più consistente e promettente della truppa azzurra di qualche stagione fa. Disputa un match ordinato, macchiato dal liscio che consente al gigantesco Nakarawa (ma perché le mamme italiane non riescono a…? La colpa sarà dei padri? Allora W i matrimoni misti e W il meticciato!) di passeggiare fin sotto i pali. Strappa la sufficienza perché nell’oscuro lavoro sui punti di collisione c’è sempre e fatica davvero. Voto: 6

Budd – Gran bella partita. Dalle battaglie aeree ai sostegni nel gioco sugli spazi (non solo) ristretti, conferma di possedere idee chiare e competenze da giocatore di qualità. Punto di riferimento per il reparto avanzato. Voto: 8.

Fuser – Mette le mani in un paio di lanci rubati e collabora diligentemente alle fasi di gioco organizzato che il pack di capitan Parisse riesce a mettere in scena. La consistenza fisica è quella che è, gli avversari diretti avevano altro tonnellaggio, ma il ragazzo non ha paura e porta a termine tutto quanto può ragionevolmente cercare di fare. Non è Geldenhuys, bella scoperta! Voro: 6

Ferrari – Tirato a lucido nel fisico e finalmente (ci auguriamo) convinto di possedere qualità non banali per affermarsi come pilone di rango, piazza la zampata del campione portando oltre la linea una palla che Violi gli serve alla perfezione ma che lui utilizza secondo un perfetto angolo di corsa. Complimenti. Si fa male al 47’ ed esce dal campo, dopo aver dato sicurezza al lato destro della prima linea. Voto: 7 ½

Bigi – Lanciare lancia bene, in chiusa sa tenere posizione, assetti e angoli di spinta. Bella e perfetta la furba con Parisse al 35’. Corre tanto, ma non a caso. Ha metabolizzato i meccanismi di distribuzione nello spazio predicati dal Ct irlandese e contribuisce all’equilibrio della squadra anche sotto pressione. Voto: 7

Lovotti – Al 23’ stende con un placcaggio di pura ferocia dal figiano che cerca di portare la palla al largo a due metri dalla propria linea di meta, punendone la presunzione. Nell’occasione ci rimette (forse) il naso o qualcosa da quelle parti. Poi rientra e gioca più che decorosamente fino al 50’ scarso. A sinistra per il momento possiamo stare tranquilli, se ne riparlerà dopo l’Argentina. Voto: 6 ½

Subentrati:

Licata – La sua faccia nel dopo partita è di uno che ha appena scoperto che i miracoli esistono e a volte si avverano. Siculo di Agrigento, indossa la sua prima maglia azzurra “dei grandi” proprio nell’isola in cui è nato. Parte anche palla in mano al 77’ e guadagna metri preziosi, assistito per l’occasione da Parisse nelle vesti di mediano di mischia, per una sorta di passaggio delle consegne che potrebbe verificarsi davvero in un futuro non molto lontano. Dalla sua progressione nasce il calcio del +9 che deciderà la partita. Voto: 8 e pacca benaugurante sulla spalla!!!

McKinley – Entra al 62’ e, come per incanto, i giri del motore dell’attacco italiano si impennano. Duetta con Hayward esibendo gesti e scelte di un rugby di qualità che appartiene a entrambi. Titolare con l’Argentina? Please Mr O’Shea… Voto: 9 nonostante lo scarso minutaggio.

Gori – Disputa gli ultimi10 delicatissimi minuti. Si fa pescare in una finta di palla giocata su punto d’incontro che neanche scapoli-ammogliati e in occasione dell’ultima mischia vinta rischia di rovinare tutto facendosi beccare palla in mano dal suo avversario diretto. Ha bisogno di stare in campo per quote di partita più significative. Voto: ng

Arbitro Lacey – Un amico! Gentile quanto basta per “non cercare rogne” sull’intervento in scivolata di Castello e per garantire gli azzurri sui punti d’incontro. Con lui a fischiare l’Italia non aveva mai vinto. Mai dire mai! Conduzione misurata e in costante controllo delle operazioni. Voto: 8

Fuori dal campo:

Vittorio Munari – Il solito leone dell’etere! Come Picasso ebbe il periodo blu e quello rosa, lui, dopo quello delle grandi battaglie campali, pare attualmente attraversare il suo personale “periodo francese”. Per dire: esibire, dimostrare, realizzare, persino fare, ricorre al locuzione “en place”. E lo fa per almeno quattro volte nel corso del match. Raffinato, oltre che competente. Voto: 10 comme d'habitude.

Daniele Piervincenzi – Puntuale a bordo campo con il naso appena rimesso in asse e con la solita splendida voglia di raccontare. In trance pre match chiede a Venditti di osservare attentamente i suoi compagni intenti al riscaldamento. “Guarda nei loro occhi e dicci cosa ci stanno comunicando quegli sguardi!”. A fine gara definisce straordinaria la prestazione degli Azzurri. Un po’ largo di manica. Per fortuna che vicino a lui c’è Griffen che prontamente lo riporta con i piedi per terra. Convalescente ma sul pezzo. Voto: 10

Il pubblico del Cibali – La Sicilia avrà anche “una smisurata fame di rugby e di Nazionale”, come più volte ci hanno raccontato gli uffici stampa dell’organizzazione nel corso della settimana e un Giamba Venditti molto compreso nella parte, a ridosso del calcio d’invio. Domanda: ma se un territorio abitato da 5 milioni di cristiani (nel senso di esseri umani) non riesce a riempire un impianto da meno di 30 mila posti (20.266 sostiene Wikipedia) per la partita che segna il ritorno dell’Italia ovale nell’isola… proprio fame fame non era. E neanche di voglia particolarmente smodata si è trattato. Ammettiamolo, non c’è niente di male! In prevendita i tagliandi acquistati sono stati 12 mila, altri li hanno staccati ai botteghini aperti dalla mattina. Ma da qui a “sfamare un popolo che reclama la sua quota di palla ovale” ce ne passa…”. O no?. Voto: 6. Politico, in quanto regione autonoma.

 

 

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