Sergio Parisse: “Italia? Servono i risultati, e servono ora”
Sono già state giocate due giornate del Guinness Sei Nazioni e Sergio Parisse non è stato chiamato in causa. Si era parlato di una sua ultima apparizione visto il buon inizio di stagione ma un infortunio ha fermato le sue performance, performance che sono ripartite nelle ultime settimane con Tolone in Top14. Ora Sergio Parisse sta giocando già da qualche settimana, contro Bordeaux ha giocato 80 minuti e a 38 anni e mezzo potrebbe tornare a indossare la maglia azzurra tra qualche settimana (l'ultima volta è stato ai mondiali in Giappone del 2019), mentre sta seriamente valutando se allungare la carriera di una stagione ancora.
Oggi Sergio è protagonista con la maglia numero 8 a Tolonedi cui è atleta e uomo immagine, si parla di un rinnovo fino al 2023, a quasi 40 anni…
Parisse con l’Italia ha iniziato 20 anni fa esordendo ad Hamilton contro gli All Blacks: 142 presenze in Nazionale, 3 coi Barbarians, 2 scudetti e una Challenge Cup vinti con lo Stade Français e prima ancora 2 titoli italiani con Treviso, la sua prima ed unica squadra italiana.
Parisse si ritira nel 2021, dicevano. Poi la possibilità di giocare l’ultimo 6 Nazioni… Ed ora?
“Io non ho mai indicato nessuna data. Potrebbe succedere tra qualche mese, ma anche tra un anno. O due. Ho una gran voglia di giocare, mentalmente sono motivato. Devo ascoltare il mio corpo: per ora mi rimanda belle sensazioni, vedremo più in là” risponde Parisse alla Repubblica.
“Col primo lockdown mi sono fermato 4-5 mesi di fila. Mi allenavo ogni giorno, ma niente placcaggi, percussioni. Per tutto quel periodo non ho più preso colpi. Il corpo ha potuto recuperare, finalmente”.
A livello internazionale lo stress fisico però è molto alto.
“Ne abbiamo parlato coi responsabili di World Rugby: 4-5 settimane di vacanza all'anno sono troppo poche”.
Pronto per un clamoroso ritorno in azzurro?
“Avevo iniziato il campionato francese alla grande. Poi, la rottura dello scafoide: 9 settimane fuori. Sono tornato in campo, ma per via contagi hanno rinviato tante partite: mi manca il ritmo, devo fare minutaggio, non sarei stato pronto per le prime due partite del Sei Nazioni. Giustamente, il ct Crowley sceglie quelli più in forma”.
Allora potrebbe giocare a fine mese in Irlanda. O a metà marzo: con la Scozia all'Olimpico, poi a Cardiff.
“Per scaramanzia, non dico quando. Di sicuro dovrò essere in forma” continua Parisse dalla Repubblica.
“In Nazionale c'è stato un grande cambio generazionale: ho visto dei talenti, anche nelle Under. Il gioco è incoraggiante. Ci sono i presupposti per essere ottimisti, mi piace la strada intrapresa. Però manca la cosa più importante”.
Cosa?
"Vincere. Servono i risultati, e servono ora. Coi buoni propositi non andiamo da nessuna parte. Non possiamo più permetterci di continuare così. Costruiamo il futuro, d'accordo: ma pensiamo anche al presente".
Il 6 Nazioni di quest’anno ha alzato il livello di almeno 4 squadre su 6: di queste almeno tre nazionali oggi potrebbero giocarsi realmente il titolo mondiale.
“Io mi auguro che l'Italia possa comunque vincere una partita. Anche due”.
Chi vince questo Sei Nazioni?
“Francia e Irlanda sono favorite, l'Inghilterra è sempre lì. Il Galles rinasce quando lo dai per spacciato, la Scozia può battere tutti”.
E se continua fino al 2023, c'è tempo anche di partecipare ad un altro mondiale: sarebbe il sesto. Da non crederci.
“Non dico per scaramanzia se rientro nelle prossimi giorni, figuriamoci se parlo di quello che accadrà tra un anno e mezzo”.
Quando smetterai di giocare allenerai l'Italia?
“In Francia ho cominciato il mio percorso da allenatore a giugno, nel gennaio 2023 avrò l'esame per il patentino. Nel mio club sono responsabile delle rimesse laterali e mi occupo degli avanti: non sono ancora un tecnico, ma ho un ruolo decisionale e mi sto avvicinando a quel mondo. Qui a Tolone vorrebbero restassi a lungo, deciderò quando sarà il momento. Di sicuro non voglio dire basta e subito prendere un ruolo di grande responsabilità in Italia. Intendiamoci: a me le grandi responsabilità piacciono, ma credo si debba fare prima un percorso. Senza bruciare le tappe. E poi, c'è tempo (ride): sono tornato giovane” conclude Parisse dalla Repubblica.
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