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Intervistiamo Alessandro Onori, l'ala del Mogliano ha portato i veneti al successo marcando ben due mete!
A detta di molti è lui il vero Man Of The Match della finale. Alessandro, artenese (Roma) di nascita arriva alla conquista del titolo italiano a 33 anni, non pochi per un'ala; ha fatto tutta la trafila delle nazionali giovanili e può vantare diversi tour con l'Italia Seven, tra cui il Seven di Hong Kong e il Seven di Dubai. In carriera è cresciuto nel Colleferro Rugby, ha poi militato nella Leonessa Brescia, nel Petrarca Padova, nel GRAN Parma e oggi è campione d'Italia con il Rugby Mogliano.

 

Mogliano 4 anni fa era in serie A, oggi per la prima volta Campione d’Italia. Cosa si prova ad essere tra i protagonisti di un sogno?

"Si provano tante emozioni tutte insieme, alcune delle quali le stò realizzando adesso piano piano. Se pensiamo che 3 anni fa il Mogliano era una realtà da metà classifica e oggi ha vinto il titolo è qualcosa che in pochi avrebbero creduto, però per chi l’ha vissuta come me sa che è stata una cosa costruita pazientemente.  Ci abbiamo provato:  l’anno scorso ci siamo arrivati vicini e quest’anno contro tutti i pronostici; ricordiamo che dopo il girone di andata dove eravamo 6° in molti ci davano per spacciati. Noi ci abbiamo creduto fino alla fine e il risultato è questo."

 

Mogliano si è fatta conoscere anche per la mole di gioco che produce in ogni partita: anche da Voi le ali si lamentano perché non arrivano palloni?

"Con il gioco che fa Mogliano tutta la squadra tocca un numero esagerato di palloni, quindi, io che sono di quelli che si lamenta per questa cosa sono contento perché riesco ad essere presente nel gioco. Ma poi comunque ci sono delle partite come ad esempio la semifinale con il Viadana, un po’ perché la partita era “chiusa” un po’ per  la tensione ho preso pochissime palle sentendomi  inutile. Però poi ho pensato che avrei conservato le forze per la finale, e lì di palloni ne ho toccati tanti riuscendo, grazie al lavoro di tutti, a trasformarli in oro.
Il gioco del Mogliano che ad alcuni può sembrare troppo esasperato, senza avanzamento, è fatto in modo che tutta la squadra tocchi il pallone, e per mettere in condizioni di avere i nostri giocatori veloci davanti a quelli più lenti dell’altra squadra. Quindi le ali toccano palla e spesso hanno spazio per fare qualcosa di buono."

 

Prendiamo spunto dalle dichiarazioni del Coach di Mogliano (“10 mesi fa stesso campo , ho cambiato ONORI dopo 10 minuti di gioco..ieri dopo 1 anno di lavoro con umiltà è LUI IL VERO MAN OF THE MATCH, BRAVO !”) Casellato si riferiva alla semifinale della passata stagione, oggi sei il vero Man of The Mach con 2 mete e mezzo in finale, cosa è successo 10 mesi fa? E sabato?

"Penso di aver fatto la più brutta partita e la più brutta figura della mia carriera sportiva proprio 10 mesi fa.
Sono arrivato a Mogliano con la volontà di far bene come ho sempre fatto in tutte le squadre, ero partito bene nei primi mesi, ma poi, per una serie di circostanze quali il lavoro e il bambino appena nato, ero nel pieno di un periodo difficile. Nella semifinale dell’anno scorso sono stato sostituito dopo 10 minuti, dopo che avevo commesso 3 in avanti consecutivi. Sembra strano ma una sostituzione come quella ti fa riflettere e ti fa lavorare più umilmente, quando ti impegni i risultati arrivano.
Come avete visto, sabato è andata in modo molto diverso, mi ha fatto enormente piacere quello che Umberto Casellato ha detto in autobus davanti a tutta la squadra e che,  poi, ha ripetuto pubblicandolo su facebook. Quell’episodio mi ha fatto crescere molto, con le sue parole ha riconosciuto il valore della persona più che del giocatore, quella tra me e Umberto è stima reciproca."

 

Dedichi a qualcuno in particolare questo trionfo?

"La dedica è per Matteo mio figlio, e Guenda la mia compagna che mi ha sopportato in questi due anni difficili di sacrifici, la ringrazio per avermi dato la possibilita' di pensare solo al rugby e al lavoro, occupandosi di crescere Matteo."

 

 

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