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Hanno fatto discutere alcune dichiarazioni rilasciate la settimana scorsa al quotidiano romano il Tempo dal presidente federale Alfredo Gavazzi, circa l’intenzione di portare in tempi brevi – su imput del Pro 14 - una franchigia a Roma rivitalizzando al contempo lo stadio Flaminio, abbandonato a se stesso da una decina d’anni dopo i fasti dei primi Sei Nazioni. Progetti ambiziosi che a molti sono sembrati voli pindarici, ritenendoli affossati in partenza da difficoltà logistiche ed economiche non da poco.

Agli annunci mediatici del numero uno della Fir ha risposto presto sui social il suo principale contraltare, Marzio Innocenti. Il presidente del Comitato Regionale Veneto, sfidante alle ultime elezioni nonché anima di Pronti al Cambiamento, la corrente politica ovale che si oppone a Gavazzi, ha parlato senza mezzi termini di “inizio della campagna elettorale”.  

“Non è stato un vero botta e risposta. Dopo aver letto le dichiarazioni del presidente Gavazzi ho semplicemente fatto notare che torniamo alle solite”, esordisce Innocenti, “A due anni dalle ultime elezioni è chiaro che le promesse fatte a suo tempo poggiano sul nulla. Tutto rinviato a dopo le prossime elezioni. Per questo ho evidenziato che con quegli annunci impossibili ha voluto aprire la nuova campagna elettorale”.

Dell’idea di recuperare il Flaminio insieme al Coni cosa pensa?

“Si parla di farne la nuova sede delle partite di questa fantomatica franchigia e degli uffici federali. Veramente non so cosa pensare. Negli ultimi dieci anni ho sempre posto la questione del perché si sia lasciato andare in quel modo il Flaminio. Sono il primo a volerlo vedere rinascere. Ma recuperarlo ora è un impresa titanica. Oltre al degrado della struttura, tutta la parte sotterranea è allagata. Per recuperalo ci vogliono davvero tanti soldi, si stima almeno 15 milioni di euro. Se anche il Coni dovesse darcene la metà dove li trova gli altri la Fir nel suo bilancio?”

Una franchigia a Roma non potrebbe aiutare la crescita del movimento?

“Intanto va capito cosa si intende per franchigia a Roma. Se si parla di una terza franchigia, oltre a Benetton e Zebre, al momento non abbiamo giocatori né soldi per metterla in piedi. E c’è il problema dello stadio. Gavazzi parla di una fase di transizione al Tre Fontane (in attesa di rimettere in sesto il Flaminio, ndr) che però, oltre ad avere solo 3mila posti (invece dei 5mila richiesti dal Pro 14, ndr), mi risulta sia affittato alla Roma Calcio per i prossimi anni”.

Insomma, non crede a una parola del presidente?

“Non ho molti appigli per credergli, visti i precedenti. Un altro esempio di promesse sul nulla? L’Accademia Under 20 alla Benetton Treviso, che doveva partire entro un anno dalle ultime edizioni. Quest’anno sembrava cosa fatta, poi il progetto è stato rinviato a dopo il 2020. Per questo, ribadisco, con queste ultime dichiarazioni è iniziata la campagna elettorale. Con metodi tipici. Credo sia giusto dire che non ci piace farci prendere in giro. Se si facesse campagna elettorale su dati reali saremmo tutti più contenti”.

Come se la passano attualmente i Comitati regionali?

“Restiamo saldi sui nostri obiettivi. Ovviamente, per quanto mi riguarda, con i comitati di Emilia, Abruzzo e Friuli, dove il nostro movimento ha vinto le elezioni, c’è sintonia totale. Ma il dialogo è buono anche con le altre Regioni. Sicuramente i problemi che hanno i club in Veneto sono gli stessi di altre zone d’Italia. Da noi però c’è un tessuto sociale e un radicamento che aiuta il rugby a crescere anche senza grosse risorse. Altrove è decisamente più difficile alzare l’asticella, specialmente al Sud. Nonostante fossi contro il sistema delle accademie ero favorevole ad aprirne una Under 18 nelle regioni meridionali. Magari in Puglia, regione in crescita, dove potrebbe diventare un motore formidabile per attirare e valorizzare talenti. Ma anche in Sicilia o in altre sedi strategiche”.

E della Nazionale che dice?

C’è solo da augurarsi che i risultati della Nazionale siano buoni. Se va male va male per tutti. Sarei un pazzo a pensare il contrario. Sosterrò sempre gli Azzurri, sperando che ci diano maggiore soddisfazione. Purtroppo gli attuali risultati non sono all’altezza delle aspettative. La sconfitta in Giappone ne primo test match è stata particolarmente dura e netta. Abbiamo vinto la seconda partita, tirandoci un po’ su con orgoglio, ma il tour non è stato un successo. Non possiamo permetterci questi cali di prestazione. Mi dispiace per O’Shea che sta cercando di metterci sulla strada giusta ma il bilancio della sua conduzione finora è negativo”.

Sostenere la Nazionale significa anche attribuirle un peso economico determinante, non crede?

“Credo che la strada intrapresa dalla Fir, di depotenziare i club, sia una scelta suicida. E’ giusto sostenere la Nazionale, non ci piove, ma non c’è stato questo ritorno di risultati per giustificare quanto investito finora: non siamo cresciuti in 18 anni di Six Nations. E nel frattempo ci si è scordati di sostenere la base, i club, i comitati regionali, i campionati nazionali”.

E quindi cosa propone?

“Siamo tutti nella stessa barca. La Fir, i Comitati regionali, i club, le franchigie, le accademie, i giocatori. Se si riesce a dialogare tranquillamente su queste tematiche, in modo propositivo, per far crescere in modo armonico il movimento ovale italiano, sarò il primo a rispondere presente. Come presidente del Comitato Veneto sono sempre disponibile verso chi lavora a livello federale per il rugby, per condividere idee e prassi utili e virtuose. Da queste parti le cose vanno bene. In quanto a risultati è stata una stagione difficilmente ripetibile per il Veneto. Personalmente sono particolarmente contento del progetto federale degli Under 18: in particolare nei piccoli club il lavoro fatto dal comitato ha aiutato la crescita generale”.