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E’ andata peggio delle più fosche previsioni. In un match vissuto quasi da spettatori in campo, gli Azzurri sono affondati in appena mezzora sotto la marea nera neozelandese, che ondata dopo ondata ci ha sommerso di mete. Cinque per tempo, ridicolizzando regolarmente la nostra difesa, e senza risposta da parte dell’Italia che ha goduto di una fugace illusione solo nei primi minuti, portandosi sotto 3-5 con un piazzato guadagnato poco dopo la meta iniziale di Perenara.

Salvare il salvabile non è stato proprio possibile, né in campo da parte della Nazionale né ovviamente nello stilare delle pagelle, “nere” come l’impenetrabile divisa dei nostri avversari. Stregata ancora una volta dalla haka, dal “mana” che pervade i due volte campioni del mondo, dalla distruttività dei suoi avanti, dalle abilità disarmanti della sua linea di trequarti (ma anche di un tallonatore di riserva come Harris) che con le mani, con i piedi (ieri magistralmente), con le linee di corsa e con sostegni onnipresenti ci hanno “fatti nuovi” dal primo all’ultimo minuto.

Le poche occasioni di incidere sull’equilibrio del match e sul punteggio, di porre qualche interrogativo alle certezze assolute degli All Blacks, sono svanite ancora una volta per la poca cura dei dettagli, per errori ed imprecisioni commessi nel momento critico anche da giocatori esperti, sia nelle fasi statiche sia in giro per il campo, che sono costati agli Azzurri mete in contropiede e una rapida perdita di fiducia.

Il 3-66 dell’Olimpico è risultato peggiore degli ultimi quindici anni di confronti con la Nuova Zelanda, un passivo che non subivamo dalla Coppa del Mondo 2003, dal 70-7 subito a Melbourne in cui per lo meno salvammo la faccia segnando una meta. Ieri all’Olimpico non ci siamo andati vicino neanche una volta, per la bravura dei nostri avversari ma anche per la nostra inconsistenza offensiva.

Le pagelle.

Hayward. Surclassato dai suoi connazionali, l’estremo della Benetton che contro l’Australia si era fatto valere ha passato una giornata da incubo all’Olimpico, con avversari che gli comparivano da ogni parte, palloni calciati dietro in zone scoperte e duelli aerei impossibili contro lo scatenato Jordie Barrett. Voto 4

Benvenuti. Anche per lui, fresco di convocazione per i Barbarians, è un sabato da dimenticare, senza mai un’occasione per mettersi in luce. Non ha responsabilità dirette sulle mete, a parte la salita fiacca con cui viene infilato dal rasoterra di Barrett per la seconda meta di McKenzie, con cui Reid e compagni capiscono di avere un'altra carta da sfruttare per farci male. Voto 4,5

Campagnaro. Qualche piccolo segnale incoraggiante arriva dal nostro secondo centro, che almeno prova ad uscire dal mirino dei placcatori in maglia nera, ma a lungo andare finisce anche lui triturato dagli ingranaggi ad alta precisione degli All Blacks, senza più incidere. Voto 4,5

Castello. Ha voglia di fare autoscontri e non si tira indietro né palla in mano né al placcaggio. La capacità penetrante della Nuova Zelanda fa però saltare ogni argine anche in mezzo al campo, nonostante il capitano delle Zebre si danni l’anima per provare a contenere lo tsunami. Voto 4/5

Sperandio. Altro esame negativo per il giovane trevigiano, questa volta pesantemente ridimensionato. Si fa assorbire praticamente sempre nelle salite difensive, a partire dalla prima meta in cui stringe sul cambio di passo di Coles e poi scivola, provando il recupero su Perenara quando non c’è più nulla da fare. Sulla sua fascia i neozelandesi fanno quello che vogliono. Voto 3

Allan. Segna gli unici punti a conclusione dell’unica discesa ordinata e proficua degli Azzurri. Per il resto vive un incubo continuo, preso di mira dai ball carrier avversari e schiacciato dalla pressione della difesa neozelandese. Rimane in bambola sul lancio lungo da rimessa laterale che finisce in mano a Beauden Barrett, a segno dritto per dritto sul suo canale. Voto 4 -

Tebaldi. L’unico a salvarsi nella mediocrità generale, riesce perfino ad ingannare la difesa cambiando fronte in chiusa su giocata da rimessa laterale. Ci mette tanta attitudine anche in difesa e nelle coperture, evitando guai ancora più seri. Non prende la sufficienza piena solo perché sarebbe anacronistico, al termine di una sconfitta simile, ma la sua partita l’ha giocata con dignità. Voto 5/6

Steyn. Tira qualche buona incornata, riuscendo anche a guadagnare metri ma nella maggior parte dei casi finisce per prendere solo tante botte per un pugno di mosche. In difesa si trova spesso a coprire gli spazi allargati insieme ai trequarti, pagando caro la differenza di velocità e reattività rispetto alle frecce in maglia nera. Voto 4,5

Polledri. Il migliore degli avanti, oltre al fisico ci mette anche il mestiere da giocatore abituato alle ruvidezze e al ritmo della Premiership. Si sacrifica al placcaggio, per contenere i vari Read, Savea e l’impressionante Fifita, anche se per raddoppiare sul portatore di palla finisce spesso per liberare spazi agli onnipresenti sostegni neozelandesi. Voto 5,5

Negri. Partita da archiviare in fretta per il flanker nato in Zimbabwe, quasi mai in grado di reggere il confronto con la controparte nonostante l’impegno. Il giudizio è basso anche in virtù delle buone prestazioni a cui ci ha abituato. Voto 4

Budd. Gara di sofferenza sia in mischia, sia in rimessa laterale, sia sui punti d’incontro. Il capitano del Benetton prova a metterci il fisico e lo spirito di chi è nato in Nuova Zelanda ma deve inchinarsi alla straripante superiorità dei suoi compatrioti. Voto 4.5

Zanni. Il veterano azzurro si danna per quasi quaranta minuti prima di lasciare il campo esausto poco prima dell’intervallo. E’ il primo a pagare dazio fisicamente, anche per i postumi delle ultime due partite giocate sempre da titolare. Voto 4.5

Ferrari. Messo sotto pressione in mischia, regge a fasi alterne limitando i danni per quanto possibile. Si fa battere in difesa più di una volta, specialmente lontano dai punti d’incontro. Voto 4.5

Ghiraldini. Ha sulla coscienza due lanci killer in rimessa laterale. Il primo errore – una storta in attacco in uno dei pochi momenti positivi - ha ucciso la nostra verve offensiva. Il secondo ha mandato al camposanto ogni speranza di parziale redenzione (e la pazienza dei tifosi azzurri), aprendo a Beauden Barrett un’autostrada senza pedaggio. Per il resto tanto lodevole impegno ma purtroppo senza costrutto. Voto 3,5

Lovotti. Dal nostro pilone sinistro, in buona evidenza con gli Wallabies, ci si aspettava un contributo decisamente superiore, specialmente in mischia ordinata in cui invece è finito presto nel mirino di avversari e arbitro. Voto 4

 

 

Fuser. Prova opaca, in linea con il resto del pack azzurro. Entra prima del previsto, aggiungendo qualche chilo che consente a Ferrari di reggere ancora un po’. In giro per il campo si perde come i compagni. Voto 4.5

Traorè. Ha grinta da vendere questo ragazzo, che non si sottrae al confronto fisico con i più tonici avversari. Non sarà un sopraffino ma senza dubbio ci mette cuore e una fisicità rara per i nostri standard. Voto 5 +

Padovani. Non poteva esserci un rientro in maglia azzurra più complicato. Entra per Sperandio quando ormai la frittata è servita in tavola, senza poter fare nulla per migliorare la situazione. Voto 4.5

Morisi. Entrato al posto di un evanescente Allan, ci mette la solita grinta ma finisce relegato tra le comparse. Voto 5 –

Bigi. Anche per lui è ormai troppo tardi quando viene inserito al posto di capitan Ghiraldini. Fatica a tenere stabile la mischia, un po’ meglio in touche ma sempre troppo poco. Voto 4.5

Pasquali. Indiscutibile il suo impegno ma attualmente non è da questo livello. Come contro Australia e Georgia soffriamo dal suo lato in mischia e in giro per il campo è inesistente. Venti minuti di estrema sofferenza. Voto 3,5

Palazzani e Meyer. Una decina di minuti assolutamente ininfluenti, da vittime mandate al patibolo dopo la strage dei propri compagni. Non giudicabili


Conor O’Shea. Avversari di un altro pianeta, è sicuramente vero quanto detto dal ct azzurro nel post partita. A due anni dal suo insediamento nel ruolo però i risultati dell’Italia contro la squadra unanimemente considerata la più forte in circolazione non sono migliorati, anzi. Dal 10-68 del 2016 al 3-66 di ieri, sembra quasi che il tempo passi esclusivamente per i nostri avversari. O’Shea esce malconcio dopo questo test match, in cui a livello agonistico, tecnico e tattico siamo stati annientati, e si troverà sotto una pressione sempre più opprimente dal prossimo Sei Nazioni in avanti, verso un mondiale giapponese in cui oltre agli stessi All Blacks e al Sud Africa (capace di batterli nel Championship) incontreremo squadre fisiche e temibili come Canada e Namibia. Voto 4 -

 

Risultati della 4° giornata di Test Match Autunnali 2018 - clicca sul match per tabellino e statistiche

Foto Alfio Guarise

 

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