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L’assoluta rilevanza storica del derby fra Padova inteso come Petrarca rugby e Rovigo declinato rigorosamente al femminile, che di padovano ha qualcosa nelle origini essendo stato il suo fondatore Dino Lanzoni studente di medicina e chirurgia presso l’ateneo della città del Santo senza nome, risiede nel fatto che la squadra bianconera, da poco nata nel 1947 sulle ceneri del disciolto Rugby Padova (questione di soldi che mancavano e che ne decretarono il ritiro del campionato 1946-47 in cui aveva giocato e perso il derby con Rovigo in casa 6-19 nel girone di andata), a sua volta erede del locale Guf e della meteora Leoni di San Marco, proprio contro Rovigo ha disputato la sua prima partita. Correva l’anno 1947, il mese era novembre e la data (pare) il 22. O il 23. Settanta anni fa e spiccioli. Sempre restando sul piano storico, è bene ricordare che quella fra la Padova ovale e l’omologa Polesana in rossoblu (colori che derivano dalle prime maglie avute in dono dal Rugby Bologna) è stata, per un discreto numero di anni, una rincorsa. Con i bianconeri a inseguire e i “cugini” (odiati per definizione e per lunghi anni lontani anche dal punto di vista dell’identità socio culturale) ampiamente in vantaggio. Valga per tutti il dato relativo allo scudetto: quando nel 1970 il Petrarca di Memo Geremia si cuciva sulle maglie il primo triangolo tricolore, Rovigo ne aveva già messi in bacheca 7. E anche quanto a ultimo successo Rovigo è in evidente vantaggio, avendo vinto il campionato del 2016, mentre l’ultimo dei padovani è datato 2011. Verò è che, come sostengono i tifosi della città del “Prato senza erba e del caffè senza porte” (per i foresti trattasi di Prato della Valle e del Pedrocchi, che comunque le porte adesso ce l’ha), quello conquistato dal Paron di Trasacco vale almeno il doppio, essendo stato conquistato nella finale disputata al Battaglini. Comunque sia, è un dato di fatto che nel recente passato del nostro rugby domestico Rovigo si è confermato formazione di vertice con una regolarità che fotografa perfettamente la qualità compressiva della squadra e, perché negarlo, anche della compagine dirigenziale (dal presidente Zambelli in giù), capace, e non certo per fortuna, di presentarsi regolarmente in finale per disputare gli ultimi metri della volata per il titolo. Da questo punto di vista il derby di sabato, che facendo una media delle numerazioni esistenti (ne circola una mezza dozzina e non ce la sentiamo di allinearci a una piuttosto che a un’altra) dovrebbe aver superato la barriera delle 160 edizioni, deciderà poco o nulla in termini di esito conclusivo della stagione, scontata essendo la partecipazione di entrambe le squadre alla fase di semifinale. Ma come tutti gli appuntamenti “di peso” che si rispettano, Rovigo – Petrarca (si giocherà oltre Adige) perde poco o niente delle sue caratteristiche tradizionali. Anche se non è più (da decenni) “la campagna contro la città”, né “laureati contro quinta elementare”, né “fighette contro uomini veri” e meno che meno “squadra dei preti contro miscredenti della zolla”. Oggi nessuno dagli spalti intona più “le padovane: p…ane p…ane, p…ane; e i loro figli; conigli conigli conigli” (sull’aria del motivetto lanciato dalla Heater nazional popolare) e anche il vecchio inno di battaglia “Galeazzo figlio di… padovana” ormai è archeologia del tifo. E questo per due distinte ragioni. La prima: anche il rugby domestico si è delocalizzato e indossare una maglia è sempre meno una scelta di vita o un destino segnato e sempre più il risultato di una transazione economica spesso minimale e momentanea. La seconda è che allo stadio per vedere come andrà a finire, ci viene sempre meno gente. E i gradoni del Plebiscito (aperto per l’occasione sulla spinta di un ottimismo davvero mal riposto) desolatamente grigi e vuoti in occasione del match di Continental Shield (meno di mille paganti) sono l’emblema di un allontanamento dagli eventi che odora tanto (troppo) di conclamato disamore. Ovvio che calando la platea sia calato anche il numero di quelli disposti a cantare e a canzonare l’avversario, in un clima che non c’è più e in un ambiente che poco entusiasma e carica.

Ma sabato si gioca a Rovigo, che ha appena fatto un frontale con Calvisano, e che di festeggiare Natale con un’altra sconfitta non deve avere una grande voglia. Dall’altra parte è annunciato un Petrarca in salute, che per il secondo anno consecutivo ha perso il treno per proseguire in Europa e che ha tutte le intenzioni di passare feste tranquille e in piena serenità. Vista così, la sfida potrebbe generare un pareggio. Come quello fra amanti del pandoro e fedelissimi al panettone (con canditi!). Natalizio, come è giusto che sia.
 

Nota a margine: Ivan Malfatto, Aldo Gambato e Sarah Lanzoni hanno realizzato DINO, il documentario che narra le gesta di Dino Lanzoni e racconta l'epopea delle origini del rugby in quella che Luciano Ravagnani definì "La città in mischia". Il DvD è disponibile presso la sede della Rugby Rovigo. Richiedetelo, acquistatelo, regalatelo per le Feste. E' bellissimo.

 

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Foto Alfio Guarise