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Amerino Zatta e Luciano Benetton - Foto Alfio Guarise
Amerino Zatta e Luciano Benetton - Foto Alfio Guarise

Amerino Zatta, presidente del Benetton Treviso, all'emittente Antenna Tre, dichiarazione poi ripresa da Il Gazzettino: «Si sta valutando di fare una seconda squadra per poter competere nel campionato italiano». Ovvero la Serie A Elite, dalla quale il Benetton manca dalla stagione 2010/11, quando ha fatto il salto in Celtic League, oggi United Rugby Championship.

Giulio Arletti, presidente del Viadana e della Lega Rugby che raggruppa i dieci club di Serie A Elite, sul Gazzettino a firma Andrea Martucci: «Stiamo lavorando per fare crescere il campionato. In questo caso Benetton sarebbe un nome importante, però bisognerebbe valutare anche le conseguenze che vi potrebbero essere. Avremmo una situazione in cui, da una parte vi sono realtà che si basano su investimenti di privati e dall'altra una che ha introiti "pubblici". Certamente questa cosa potrebbe creare malumori». Quindi cauti con questa ipotesi, ci sono molte conseguenze da valutate, prima di perseguirla.

Le due posizioni

Fra queste due posizioni si sta sviluppando il dibattito sul possibile ritorno del Benetton nel massimo campionato. Con una seconda squadra che permetta ai giovani e ai prospetti di fare minutaggio in vista dell'approdo in Urc, invece di passare il tempo in tribuna. Un'idea rilancia da Zatta, ma non nuova. Il Benetton, con l'allora direttore generale Vittorio Munari, ne parlava già nei primi anni di Celtic League. Diverse rivali di Urc hanno una seconda squadra, o formazioni collegate, nel campionato irlandese o gallese, o nella Currie Cup sudafricana. Il problema in Italia è renderla equa ed omogena con il nostro sistema. L'osservazione economica di Arletti sui soldi "pubblici" di cui beneficia il Benetton (circa 5 milioni di euro l'anno) è solo una delle questioni da sistemare.

Il problema dell'equità

C'è poi la gestione dei giocatori, ora regolata faticosamente dal sistema permit player. Sarebbe tutta da riscrivere. Il Benetton giocherebbe con rose aperte, cioè giocatori che indifferentemente possono giocare in Urc e Serie A Elite? O con due rose distinte? O con un sistema misto dove chi fa più di un certo numero di presenze nella categoria superiore non può più giocare in quella inferiori? C'è la questione di equità con le Zebre. Se Treviso ha una seconda squadra in campionato dovrebbe averla anche la franchigia federale. E c'è pure la questione dell'equità con le altre squadre del campionato. Verrebbero a competere dei semi professionisti, alcuni si allenano addirittura la sera, contro super professionisti che vivono il rugby H24. Per non parlare degli staff tecnici. Benetton ha una struttura con il triplo di allenatori, preparatori atletici, medici, fisioterapisti, video analist e quant'altro rispetto ai rivali. Risultato: Treviso rischierebbe di vincere 9 campionati su 10, alzando il proprio livello (avrebbe tutti i migliori) e abbassando quello degli altri (tutti i migliori ambirebbero a giocare a Treviso). 

Le mani sul movimento

Infine i più maliziosi potrebbe vedere, ora che c'è un presidente della federazione trevigiano, l'intenzione del Benetton e di Treviso di monopolizzare l'intero rugby italiano: dalla Fir, ai migliori giocatori, alla squadra più forte del movimento, a quella più forte del campionato, all'Accademia federale che permette di dominare con le giovanili, alla maggior parte dei contributi economici. Uno monopolio che farebbe bene solo a Treviso e non al movimento.

Giulio Arletti
Giulio Arletti - foto Martina Sofo

La cautela di Arletti

Per questo al di là delle opinioni positive riportate nell'articolo da parte dei presidenti di altre realtà trevigiane come Mogliano (Roberto Brunetta: "Sarebbe un importante traino per l'Elite; diventerebbe un campionato più attraente per gli sponsor") e Tarvisium (Manuele Pavanello: "Dovrebbe essere un progetto legato alla nostra zona considerando, quindi, anche le realtà limitrofe"), le parole più sagge e realistiche sembrano ancora quelle di Arletti: "Per me si è buttato un sasso nello stagno per vedere l'effetto che fa, vedremo se ci sarà qualche seguito oppure no".