Zombie e quel conflitto irlandese, la storia incontra la Rugby World Cup [VIDEO]
Momento di gioia e felicità per gli irlandesi, che sugli spalti intonano la canzone dei Cranberries
Appena ascoltate quelle note, al termine di Irlanda-Sudafrica ci è tornato alla mente il ricordo di Dolores O'Riordan, voce dei “Cranberries" scomparsa nel 2017 e di quel suo inno degli anni ‘90.
I tifosi intonano a gran voce, vogliono gioire. Zombie non è una canzone politica ma un inno all'unità, un inno che abbatte i confini e ripudia la violenza. Violenza di cui furono vittima Jonathan Ball e Tim Parry, che nel 1993 rimasero uccisi a Warrington in un attentato dell'IRA (organizzazione terroristica irlandese che sostiene l'unionismo, cioè la riunificazione dell'Irlanda del Nord con l'EIRE), fatto che divenne fonte di ispirazione per Dolores O'Riordan.
Si è parlato di polemiche che lo stesso senatore del parlamento irlandese, il conservatore Malcom Byrne, ha provato a spegnere dicendo “è una canzone che vuole celebrare una vittoria, il pubblico è felice nel cantarla, smettete di pensarci su la politica non c'entra”.
In effetti Zombie è diventato un inno di grande eco nel panorama rugbystico. Lo scorso anno, all'Aviva Stadium, la canzone venne lanciata dagli speaker durante il match tra Munster e Tolosa di Heineken Champions Cup. Immediatamente i 40,000 tifosi esplosero sulle note del brano.
Ci si chiede quanto il rugby abbia potere d'unione in un paese segnato, ancora oggi, dalla forte divisione poltico-religiosa tra la contea dell'Ulster e le altre tre contee irlandesi.
La GAA, l'associazione irlandese degli sport gaelici (hurling e calcio gaelico) non poteva dimenticarlo quando nel 2007 la IRFU chiese “in prestito” il Croke Park per disputarci il Sei Nazioni. Ricordiamo qualcosa, sì? Lansdowne Road era lì per essere demolito, serviva uno stadio per le nazionali di calcio e di rugby, e l'unico disponibile era il gigantesco impianto di Dublino, terra di soli sport irlandesi.
Calcio e rugby erano britannici, assolutamente impensabile aprire le porte agli sport del “nemico”. Perché sull'erba del Croke Park furono proprio gli inglesi a far scorrere il sangue in quel noto Bloody Sunday del 1920: durante la partita di calcio gaelico tra Dublino e Tipperary l'esercito inglese irruppe nello stadio e fece fuoco sui giocatori e i tifosi. Morirono quattordici tifosi e il giocatore Michael Hogan, del Tipperary, il quale era un membro attivo della Irish Volunteers, organizzazione paramilitare nazionalista. L'atto commesso dall'esercito britannico fu una rappresaglia dopo l'uccisione di quattordici agenti segreti britannici da parte dei nazionalisti irlandesi guidati da Michael Collins.
Tempi bui per il rugby quelli e negli anni avvenire le cose non cambiarono. Nel 1972 giocatori scozzesi e gallesi si rifiutarono di disputare i match del Cinque Nazioni a Dublino a causa delle minacce di morte inviate dall'IRA. Eppure l'IRFU non cambiò politica. E no. Il rugby rappresenta l'Irlanda. Punto. L'Irlanda come isola.
Ireland's Call ne è l'emblema, l'inno che raggruppa le quattro contee in un'unica squadra. Zombie cementifica quest'unità, che gli irlandesi vogliono festeggiare, grazie a quell'unico sport che per un secolo ha valicato i confini per tenere unito un popolo.