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Arrivato nella Marca gli hanno spiegato che di Michele ce n'era già uno, il pilone Rizzo. Così hanno cominciato a chiamarlo come il generale più famoso della romanità. Per i lineamenti o per scherno? Chissà. Lui però rimane fedele al soprannome originale, "Campa", quello dell'infanzia al campo di Mirano, squadra in cui hanno giocato il fratello, il padre, gli zii e che lo ha visto con l'ovale in mano già a sei anni. È una bella realtà quella bianconera, fondata da un rodigino in fuga dal suo Polesine alla fine degli anni Cinquanta, Ferruccio Bianchi, detto Maci (guarda caso). Illuminato da una piastra ovale in piena Piazza Martiri - la principale della città - Ferruccio dà vita a un club come si usava fare una volta, raccattando ragazzi qua e là, strappandoli dalle grinfie di calcio e ciclismo. Tante le soddisfazioni nei decenni a venire, con diverse incursioni nella massima serie: memorabili gli anni marchiati Osama (primi Novanta) con vittorie storiche, una poule scudetto sfiorata e un giovane Troncon che si guadagna la chiamata di Coste proprio con la maglia bianconera. Il presente, con i tempi che corrono, è un'onesta serie B e il culto del vivaio, che dà i suoi frutti: qui sono cresciuti Simone Stocco (4 caps) Giacomo Preo (7), Francesco Minto (7) e, buon ultimo, Michele Campagnaro. 

Michele, dopo il debutto con le Fiji hai subito il “processo” che tradizionalmente, all’interno della squadra, tocca alle matricole. Chi era l’avvocato difensore?

Castrogiovanni.

Si è comportato bene?

Avendo anche lui i capelli lunghi ha provato fino in fondo a contrastare l'accusa. Poi però capitan Parisse è passato alle vie di fatto.

Rapato e contento, insomma.

Diciamo di sì.

Non avrai freddo, dato che usi sempre il tuo caschetto grigio, ormai un segno di riconoscimento.

Ho iniziato un paio di anni fa per un piccolo problema all'orecchio, c'erano di mezzo dei punti. L'anno scorso l'ho un po' messo da parte, anche perché ero fermo. Poi l'ho indossato di nuovo e le cose sono andate bene. Diciamo che la scaramanzia si è insinuata.

Michele, tu cresci a Mirano. Piccolo centro, piccolo club. Sei il quarto giocatore bianconero a esordire in nazionale. Cosa significa?

Ti senti di rappresentare un'intera famiglia. Qualsiasi cosa io faccia arrivano i complimenti del capitano, delle segretarie, di tutti. In questo sport le radici non si possono dimenticare.

Cosa ti manca di più della realtà amatoriale?

La Baracca, ovvero la club house del Mirano. Penso di aver passato buona parte dei week-end della mia vita lì dentro.

E a livello sportivo, annate particolari?

Il gruppo di amici dell'Under 13/Under 15 era davvero bello. Lì ho iniziato a vivere il rugby in una maniera diversa.

Andiamo per ordine: poi arriva l'Accademia. Giudizio sull'esperienza?

L'ho vissuta bene, alla giornata. La cosa più positiva è stato il gruppo: eravamo tutti reduci dalle varie selezioni, ci si conosceva bene.

A Tirrenia c'erano anche Odiete e Esposito, oltre a te convocati per lo stage di Brunel due anni fa. Pensavi saresti stato l'unico a sfondare (almeno per il momento)?

Non sono uno che pensa granché al futuro. Mi impegno, lavoro, cerco di migliorarmi. Quello che viene fuori lo accetto.

Poi la chance a Treviso, un salto carpiato?

Il gap tra il campionato in Accademia e una realtà in Pro12 è enorme. Poi però sono stato fuori sei mesi: diciamo che ho osservato molto e alla lunga è servito.

Arriva finalmente l'esordio in campionato: con il Connacht primi palloni, primi placcaggi e il premio di Man of the match. Pazzesco?

L'ho vissuto più come un grande privilegio. Fino a un momento prima vedi i campioni in televisione e poi ti ritrovi a giocare con loro. Mi sono sentito davvero fortunato.

Con la nuova stagione hai avuto diverse occasioni per metterti in mostra e Brunel ti ha chiamato. Torniamo quindi a Cremona, all'esordio.

È stato strano perché le partite in cui parti dalla panchina sono diverse da quelle da titolare. Non sapevo quando e se sarei entrato, quindi non sentivo troppo la tensione. Che vi devo dire, dopo non ho capito più niente. Ero emozionantissimo e avevo la testa da un'altra parte.

Cosa si pensa in questi frangenti? Al pubblico, alla famiglia davanti alla televisione?

Nel mio caso a quello che dovevo fare. Continuavo a ripetermi di effettuare bene la "discesa" in difesa, che non dovevo sbagliare i movimenti quando attaccavano loro. Cose così.

Che ne pensi della vita da professionista?

Non sono tutte rose e fiori. Sei spesso stanchissimo e viaggi tanto: non sempre è piacevole.

Come la vivi?

Con il sorriso e senza prendermi troppo sul serio.

Hai giocato anche apertura, però ormai sei un centro fatto e finito. Preferisci la maglia numero 12 o la 13?

Dipende dal tipo di gioco e dal compagno di reparto. Penso però che mi debba concentrare sulla posizione di secondo centro. Non sono così fisico e non ho particolari doti da ball carrier.

Infatti sei uno che trova il "buco", se non spesso comunque volentieri. Segreti?

Vi ringrazio dei complimenti ma non so cosa dirvi: forse ho fiuto per l'intervallo e attacco con convinzione la linea. Ecco tutto.

Terzo tempo: sei un "casinaro" o uno tranquillo?

Dipende dalla compagnia.

Passioni? Sappiamo che ti piace la montagna, le camminate.

Sì, è vero. Con i miei coinquilini (Minto e Nitoglia) ci capita di organizzare delle escursioni.

Com'è la vita tra compagni di squadra?

Poca tv, molta chiacchiera, mangiate in compagnia.

Chi cucina? Specialità?

Cucina sempre Iao (Minto, ndr), è bravo con la carne.

Hobby, libri, fidanzate, animali domestici, studi?

Mi piace giocare a tennis; sto cercando di imparare a suonare la chitarra (da piccolo ho studiato pianoforte); leggo ma senza esagerare; sono single; ho un bovaro del bernese di nome Laila; dopo la maturità all'Istituto Tecnologico Meccanico mi sono iscritto a Scienze Ambientali e Forestali ma non sto frequentando granché.

Michele Campagnaro è nato a Mirano il 13 marzo 1993. È alto 1.84 e pesa 88 kg. Cresciuto nelle giovanili bianconere, ha fatto tutta la trafila delle Nazionali giovanili. È stato membro dell'Accademia Fir di Tirrenia con cui ha disputato il campionato di A1 2011/12. Ha rappresentato l'Italia alla Junior World Cup in veneto di due anni fa, ricoprendo il ruolo di apertura. Ha esordito con la maglia del Benetton lo scorso 26 aprile (23-23 in casa con il Connacht) e con la maglia dell'Italia il 16 novembre con le Isole Fiji (37-31). Ha collezionato 7 presenze (1 meta) in Rabo Pro12, 1 in Heineken Cup.

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