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La crisi in cui versa il rugby gallese è sotto gli occhi di tutti. Il record negativo di dodici sconfitte consecutive, dato di cui solo noi italiani abbiamo memoria, rappresenta un tonfo per i Dragoni.

Se da un lato la WRU pianifica il futuro, anche in termini economici, è palese che molti giocatori abbiano battuto la ritirata andando lì dove gli stipendi sono più alti (Premiership e Top14 in primis, ma qualcuno ha già raggiunto il Giappone).

 

Gli anni settanta sono passati

Storia vecchia quel 1 marzo 1975, con il pomeriggio di Murrayfield infuocato da 104,000 tifosi. Gli scozzesi ci misero l'impegno per creare disturbo ai gallesi e mai come all'epoca il “16° uomo” fece la differenza.

 

Il contesto

Il Galles dei primi anni ‘70, guidato dal giovanissimo Clive Rowlands (diventato ct ad appena 31 anni di età), era una macchina da guerra. I Dragoni erano probabilmente la squadra più forte dell'Emisfero Nord ed esclusa l'edizione del 1974, avevano vinto tutte le edizioni del Cinque Nazioni dal 1969 al 1973.

Alla vigilia della sfida con la Scozia, nel 1975, i gallesi avevano battuto la Francia al Parco dei Principi di Parigi (10-25) e l'Inghilterra a Cardiff (20-4).

La Scozia arrivava dalla vittoria con l'Irlanda e battere i gallesi era un punto d'orgoglio, e se non fosse bastata la squadra ci avrebbero pensato i tifosi dagli spalti ad intimorire gli avversari.

 

Cancelli aperti, Murrayfield venne preso d'assalto

All'epoca dei fatti Murrayfield non era come lo vediamo oggi. Lo stadio aveva ampie aperture su tre settori, i cui cancelli erano rimasti aperti e questo consentì l'afflusso anche agli spettatori non paganti, che assediarono gli spalti. Tanti di coloro che avevano acquistato il biglietto non trovarono posto.

Ovviamente un sovraffollamento del genere creò non poca tensione, ma l'atmosfera che ne emerse fu unica nella storia del rugby. Inutile dirlo fu anche questo a giovare agli scozzesi, che vinsero il match 12 a 10. 

 

Quando l'invasione di campo non era un crimine

Beh sì, il senso di civiltà e sportività oggi impongono di non accettare l'invasione di campo, ma volete mettere una gran vittoria festeggiata con centomila tifosi che inondano il terreno! E così è stato!