Sergio Parisse, storia di un leader
Essere capitano non è mai cosa semplice, essere capitano di una nazionale che raramente vince e porta a casa i risultati che cerca è cosa decisamente più complicata. Sergio Parisse ha vestito i panni del leader in maniera importante in questi ultimi anni. Ha guidato la Nazionale nel momento in cui si è trovata a centrare l’obiettivo, nelle poche occasioni in cui è accaduto, ed è stato al centro del fuoco nel momento in cui sono stati cercati i colpevoli delle disfatte.
Il dato di fatto è che, a 36 anni, dopo una carriera importante e dopo cinque edizioni della Coppa del Mondo, è ancora a segnare mete in giro per l’Europa.
Sergio Matteo Parisse nasce a La Plata, in Argentina, il 12 settembre 1983, da genitori aquilani trasferiti all’estero per motivi di lavoro; si è avvicinato al rugby all’età di cinque anni ed ha militato nel Club Universitario de La Plata nel primissimo periodo della sua carriera.
Grazie allo ius sanguinis (l’espressione giuridica che indica l’acquisizione della cittadinanza italiana, anche se non si è nati in Italia, purché i genitori - o anche uno solo di essi - ne siano in possesso) ha potuto militare nelle selezioni giovanili della Federazione Italiana Rugby.
È stato scoperto da Andrea Cavinato, all’epoca allenatore della Nazionale Under 19, durante la trasferta in Cile per i mondiali di categoria. Sembra che Parisse si sia presentato al raduno, senza essere convocato, naturalmente, per avere la possibilità di allenarsi con la squadra: dopo quell’esperienza fu accolto dall’Under 21 del Benetton Treviso e convocato nella nazionale giovanile.
Il resto è storia.
L’esordio in maglia azzurra è arrivato l’otto giugno del 2002, contro la Nuova Zelanda, durante il primo tour con il C.T. John Kirwan, in una sconfitta esterna al Waikato Stadium di Hamilton per 64 a 10.
Ad arbitrare c’era tale Nigel Owens.
Curioso notare come l’ultima partita ai Mondiali del 2019, quella che avrebbe dovuto chiudere perfettamente il cerchio, doveva essere proprio la sfida contro gli All Blacks. Sappiamo com’è andata.
In una recente intervista, rilasciata a Midi Olympique, Parisse ha dichiarato: “Ho letto ovunque che la mia carriera internazionale è finita, ma è sbagliato. Il mio finale con l’Italia è ancora da scrivere. Non sarà un tifone a chiudere la mia avventura con la Nazionale”.
Nel 2003 è arrivata la prima convocazione in Coppa del Mondo e nel 2004 il primo Sei Nazioni.
Con la maglia del Benetton Treviso, Parisse ha vinto i primi titoli in carriera: due Campionati Italiani (2002-2003 e 2003-2004) e una Coppa Italia (2004-2005).
Nel 2005 è arrivato il contratto più importante, quello che l’ha legato per quattordici anni allo Stade Français, che ha portato alla vittoria di due Campionati Francesi (2006-2007 e 2014-2015) e di una Challenge Cup (2016-2017) - dopo aver perso la Finale nella stagione 2010-2011 e in quella 2012-2013.
In mezzo a queste pagine, c’è stata la nomina a capitano della Nazionale, sotto la guida del C.T. Nick Mallet, la centesima presenza in maglia azzurra (lo stesso giorno di Martin Castrogiovanni, 16 novembre 2013) è diventato il giocatore più presente (ad oggi) nella storia del 6 Nazioni (69 caps) il più presente in Nazionale, tre inviti nei Barbarians, due volte nominato per il miglior giocatore dell’anno (2008-2013, unico italiano della storia) ed ha partecipato ad altre quattro Coppe del Mondo. Cinque in totale.
In maglia azzurra ha ottenuto la vittoria del Trofeo Giuseppe Garibaldi in due occasioni (2011 e 2013).
Dati alla mano, con la partecipazione al 6 Nazioni del prossimo anno, con anche qualche test match, potrebbe superare il record di presenze internazionali stabilito da Richie McCaw (148). Ad oggi è fermo a 142.
Intanto, nell’attesa delle convocazioni, Sergio Parisse si diverte a segnare mete per il Tolone nella nuova stagione del Top 14.
di Simone Ciancotti Petrucci
Foto sixfoursrugby