Nigel Owens si racconta "La cosa più difficile è sapere quando non fischiare”
Sabato, prima di Zebre-Ulster di Guinness Pro12, abbiamo avuto il piacere di intervistare quello che per molti è considerato il miglior arbitro al mondo, Nigel Owens, l’arbitro della finale della Rugby World Cup. E’ stata una interessantissima conferenza stampa, organizzata appositamente in occasione della prima visita a Parma dell’arbitro gallese. Di seguito le risposte di Nigel Owens alle domande di Rugbymeet.
Come inizia la tua storia di arbitro?
“Ho iniziato a giocare a rugby in una scuola molto piccola, giocavo estremo titolare, eravamo in pochi, 16 o 17 al massimo alle partite, forse è per questo che giocavo anche se non ero molto bravo. Perdevamo tutte le partite di 20-30-40 o anche 50 punti di scarto… All’ultima partita della stagione, quando mancava un minuto alla fine il nostro capitano fa meta, il risultato era di 12 a 12, mi incaricai io della trasformazione che ci avrebbe fatto vincere, la posizione era centrale, davanti ai pali, potevo diventare l’eroe della giornata…. Ma il calcio uscì abbondantemente a lato.
Dopo la partita l’allenatore mi disse: “Perché non provi a fare l’arbitro visto che come giocatore non sei un granché?”. Lo ascoltai e iniziai ad arbitrare le scuole, mi è piaciuto ed ecco come ho iniziato la mia carriera da arbitro. Fu così che per un calcio sbagliato è cambiata la mia vita, forse se quel calcio fosse entrato ora sarei l’estremo del Galles.” Chiude sorridendo.
Com’è il tuo approccio alla partita?
“La partita è dei 30 giocatori in campo e del pubblico, il mio compito è quello di far si che giochino nelle regole e in maniera sicura. La cosa più facile da imparare è il regolamento e fischiare, mentre la cosa più difficile è sapere quando non bisogna fischiare. Il mio approccio quindi non è altro che far giocare la partita ai giocatori nelle regole e fare in modo che gli spettatori apprezzino il match.”
Ti rapporti in modo diverso quando arbitri partite con grandi Star in campo?
“Non penso proprio. Domani alle 6.00 del mattino partirò per il Galles perché 2 mesi fa ho promesso di arbitrare una partita di Under 15 tra una squadra inglese e una gallese a Cardiff. Partirò così presto perché non voglio deluderli, ho lo stesso rispetto per i 30 giocatori che saranno in campo domani per una partita di Under 15 che per i 30 che saranno in campo oggi. Tenterò solo con l’Under 15 di aiutarli a migliorare nel gioco perché sono più giovani, lo farò da arbitro.
Se c’è una superstar in campo oggi sarà trattato allo stesso modo di uno che gioca per la prima volta in Pro12. Penso che uno dei valori più importanti del rugby sia il rispetto, tutti si meritano di essere rispettati allo stesso modo.”
Per molti sei uno dei migliori arbitri al mondo, ma alcuni critici hanno detto che a volte ti comporti come se fossi tu sotto i riflettori e al centro dell’attenzione, cosa ne pensi?
Sorride e dice: “Non credo proprio. Per me l’unica cosa importante è arbitrare la partita. Gli arbitri, come i giocatori, hanno diverse personalità e modi di fare. Io a 14 anni ero già su un palco a far battute e cantare canzoni, questo prima che iniziassi a fare l’arbitro. Questa è la mia personalità ed il mio modo di essere, sono cresciuto così. Quando sono in campo non cambio, non divento un’altra persona. Non vado in campo per dire qualcosa di divertente, vado in campo per arbitrare una partita nel migliore dei modi.
Quello che dico e quello che faccio rispecchia la mia personalità, è semplicemente quello che penso, niente è costruito.”
Foto Pino Fama