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Jacques Brunel lo ha detto senza mezzi termini: “io a Treviso non so con chi parlare, non ho contatti, non so che programmi hanno, che giocatori vogliono prendere e tenere”. Al suo fianco Alfredo Gavazzi non ha potuto che insistere sul concetto: “E’ indispensabile che la franchigia vada costruita sulla base delle indicazioni della Fir e dell’allenatore della Nazionale.  A Treviso i  meccanismi sono nuovi e vanno rodati. Speriamo che col cambio di management  (leggi la partenza di Munari, ndr) si lavori in modo diverso”.

Detto dal presidente della Fir è lecito aspettarsi anche provvedimenti rapidi e interventi decisi.

Insomma dopo i lunghi mesi di discussione che hanno portato alla definizione di un nuovo protocollo tra la Fir e le franchigie, la questione Treviso sembra essere ancora al punto di partenza e la cosa che inquieta, in assenza del nuovo direttore sportivo del club, è che la squadra per la stagione 2014-2015 viene costruita da un uomo che il 30 giugno cesserà il suo incarico per lasciarlo non si sa a chi. Surreale.

Che Brunel si lamenti pare dunque inevitabile.

Il tecnico, tra l’altro, è preoccupato di come verranno gestiti i giocatori che vanno all’estero: di che pause di recupero beneficeranno, quanto giocheranno etc. “Per i giocatori che vanno in tour, in vista del mondiale, abbiamo chiesto alle franchigie che possano godere almeno  di tre, o quattro settimane, di riposo, e poi fare una preparazione di almeno sei settimane prima di  giocare - ha detto Brunel -.  Ma per quelli che vanno all’estero cosa succederà?”

Da Treviso, dopo l’improvvido rompete le righe lanciato da club il giorno di Francia – Italia,  sono partiti Rizzo,  Cittadini, Ghiraldini, Barbieri, Botes, Alberto De Marchi, Vosawai e, proprio nelle ultimissime settimane, McLean. Si sono perse le tracce di Di Bernardo, che ancora a novembre giocava in maglia azzurra contro l’Australia, ed è incerto anche il futuro di Zanni, infortunato, sulle cui tracce ci sono squadre inglesi e francesi e che dovrebbe essere ancora in attesa del rinnovo del contratto.

Il rugby azzurro può permettersi punti di domanda di questo tipo, in una franchigia pagata come minimo al 50% con i soldi della Fir?

 

Foto Elena Barbini

 

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