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Ci sono casi in cui la verità deve essere fatta emergere e le precisazioni sono d’obbligo, specialmente quando i fatti non sono stati riportati con la dovuta precisione.

E’ il caso di quanto accaduto domenica 25 maggio a Cesena nel ritorno dello spareggio salvezza tra il Romagna Rugby e il Cus Genova Rugby.

Un giocatore del Cus Genova ha ricevuto un colpo fortuito al capo da un proprio compagno. Il giocatore è stato immediatamente soccorso dal medico sociale del Cus, Sandro Gregorio coadiuvato prontamente dal medico della squadra locale.

“Fin dai primi riscontri l'atleta era lucido ed orientato. La respirazione era normale. Il battito cardiaco era lievemente accelerato, in accordo con lo sforzo in corso. Non vi era amnesia. L'obbiettività neurologica era del tutto negativa, con sensibilità e forza conservate ai quattro arti. Non vi erano segni neurologici centrali. Non si riscontravano punti dolorosi al capo e al collo” è la testimonianza del dottor Gregorio.

La mancanza di idonee attrezzature per trasportare il giocatore fuori dal campo di gioco, ha richiesto l’intervento di un’ambulanza per il trasporto del giocatore in ospedale. L’attesa è durata 17 minuti circa, duranti i quali il giocatore, costantemente monitorato dai due medici presenti, non è mai stato in pericolo di vita né in stato  di incoscienza.

Sui social network sono apparse versioni imprecise, di cui mi ritengo in parte responsabile, per avere contribuito a diffonderle, riportanti il punto di vista (nel senso più autentico del termine) di una persona (il padre dell’atleta) presente in tribuna.

Dalla diffusione di tale punto di vista, e da mie personali inferenze, non è stato messo in evidenza il comportamento professionale dei due medici intervenuti a prestare immediatamente soccorso, quando, invece, l’intenzione era quella di porre l’accento sui minuti d’attesa prima dell’arrivo dell’autoambulanza.

A titolo personale, sento il dovere di scusarmi con il dottor Gregorio e con il medico sociale del Romagna e, naturalmente, con tutti coloro che hanno seguito la vicenda sui media.

Marco Pallavicino

 

DI SEGUITO IL COMUNICATO UFFICIALE:

Comunicato relativo all'infortunio occorso all'atleta Andrea Gerli, C.U.S. Genova rugby, nel corso della gara contro il Romagna Rugby del 25 maggio 2014

Nel corso del primo tempo della gara di ritorno per i play-out della serie A, che si è disputata domenica 25 maggio 2014 a Cesena, tra la compagine locale del Romagna Rugby e il C.U.S. Genova Rugby, l'atleta Andrea Gerli del C.U.S. Genova è stato accidentalmente colpito al capo dal ginocchio di un compagno di squadra.

L'atleta è stato immediatamente soccorso dal Medico della nostra società, coadiuvato prontamente dal suo collega locale.

Fin dai primi riscontri l'atleta era lucido ed orientato. La respirazione era normale. Il battito cardiaco era lievementa accelerato, in accordo con lo sforzo in corso. Non vi era amnesia. L'obbiettività neurologica era del tutto negativa, con sensibilità e forza conservate ai quattro arti. Non vi erano segni neurologici centrali. Non si riscontravano punti dolorosi al capo e al collo.

La mancanza di idonee attrezzature per trasportare fuori dal campo l'atleta ha richiesto il ricorso ad una autoambulanza, che ha provveduto così a trasportare il nostro atleta in ospedale.

Durante l'attesa il nostro Andrea era costantemente monitorato dai due medici presenti e non ha mai presentato segni di compromissione delle condizioni neurologiche.

Non vi è mai stato pericolo di vita per il nostro atleta.

La IRB sta conducendo una meritevole campagna di sensibilizzazione ai rischi legati ai traumi cranici e cevicali e vi sono delle regole sullo spostamento e il monitoraggio degli infortunati alle quali il C.U.S. Genova ha aderito totalmente. I nostri atleti peraltro le hanno conosciute e condivise nel corso di una riunione con il presidente dell'Associazione Giocatori e quindi domenica hanno compreso immediatamente che quanto accadeva era una necessità di prudenza, per il rispetto che la nostra società ha nei confronti della salute degli atleti.

 

Foto Matteo Ceschina