Roberto Mandelli e la sfida della Serie B con Monferrato
Roberto Mandelli, uno che correndo, placcando e usando mani discretamente educate si è costruito una signora carriera ovale fra Calvisano (8 campionati e 9 caps in Nazionale), Gran Parma e Reggio. Bresciano di nascita, compirà 38 anni il prossimo 10 aprile, all’indomani della promozione in Eccellenza dei Diavoli di Reggio, ha accettato di “scendere” in serie B, trasferendosi in Piemonte con l’obiettivo di far decollare la franchigia denominata Monferrato, che da quest’anno ha allargato il proprio bacino di riferimento incorporando anche Acqui, che si è affiancata ad Asti e ad Alessandria, storico nucleo fondatore della neopromossa realtà. Una categoria, quella che una volta si definiva semplicemente “cadetta” nella quale Mandelli pare trovarsi a proprio agio, nella doppia veste di giocatore e allenatore.
· Perché Monferrato?
- Perché sono convinto che il nostro sport abbia bisogno di progetti chiari e circostanziati. Definiti anche nei dettagli ma, soprattutto, lineari e sensati nella loro articolazione. Quando ho preso visione della proposta, ho capito che avrei trovato un ambiente ideale in cui lavorare. Oltre che compagni di viaggio motivati e seri.
· Quali gli obiettivi di partenza?
- Dopo la promozione (Achille Bertoncini in panchina, capace nella stessa stagione di salvarsi anche con i Lyons di Piacenza, ndr) la priorità era il mantenimento della serie B. Salvarsi, meglio se con un certo anticipo sul calendario.
· Missione compiuta?
- Direi di sì. Anche se veniamo da tre sconfitte (Lecco, Biella, Settimo, ndr) non esattamente preventivate che alla nostra classifica hanno aggiunto solo qualche punto di bonus, e non i punti che avremmo sperato. Stavamo lottando per i quartieri alti, ora siamo a metà classifica. Non sono abituato ad accontentarmi di quel che arriva a prescindere. Ma non posso dire che la stagione non sia stata condotta in maniera soddisfacente.
· Obiettivo n.2?
- Di natura decisamente più strategica. La dirigenza ha più volte affermato di avere come prospettiva quella di una prima squadra costruita in casa, composta da giovani formati all’interno dei settori giovanili che fanno a capo alla franchigia. Se punteremo a un’altra promozione lo faremo con giocatori di casa! La forza di una realtà territoriale è soprattutto nello spirito di appartenenza.
· Niente più giocatori da fuori, quindi?
- Solo se strettamente e assolutamente necessari, o funzionali a un salto di qualità programmato per tempo, non certo improvvisato. L’anno prossimo saranno 18 i giovani che dal vivaio saliranno in seniores. La strada è tracciata, l’ambiente ci crede.
· Per quanti ancora non lo sapessero: com’è organizzato il Monferrato inteso come franchigia?
- Con la denominazione Monferrato vengono schierate: la squadra di serie B che gioca a Asti, quella di C regionale che ha base a Alessandria, due under 18 e due under 16.
· Mentre i settori Minirugby e Propaganda…
- Svolgono la loro attività presso le strutture dei tre club, mantenendo la loro identità ma mettendo in comune le metodologie di lavoro e gli aspetti didattici. Mi piace sottolineare che l’under 18 “meritocratica” si appresta a disputare la fase finale che metterà in palio il salto in Elite. E che anche la nostra cadetta di serie C, che domenica sarà impegnata nel derby con Cuneo, è sulla buona strada per salire di categoria.
· Ma quanto si allena una squadra di serie B?
- In pre stagione siamo partiti con 4 sedute settimanali, per scendere, dopo i primi 3 mesi, a 3. Due allenamenti a Asti e il terzo a Alessandria, insieme al gruppo della serie C. Di più, sarebbe bello, ma so di non poter chiedere ai ragazzi. Chi studia il tempo lo troverebbe anche! Forse. Ma in rosa abbiamo gente che ha moglie e figli, lavora in fabbrica o in ufficio. Non posso chiedere loro di star fuori casa quattro sere la settimana per tutto l’anno. Noi ci alleniamo alle 8 di sera…
· Che rugby ha trovato in serie B?
- In verità, prima di trasferirmi in Piemonte, l’unica partita di serie B cui avevo avuto modo di assistere era stata un Ospitaletto – Cus Milano che non mi aveva particolarmente colpito. Invece…
· Invece?
- Invece devo dire che le squadre fino al settimo – ottavo posto del nostro girone, praticano un buon rugby, sono organizzate e consistenti anche dal punto di vista atletico, oltre che sufficientemente attrezzate quanto e tecnica individuale. In B si vedono e si giocano belle partite. Se anche gli arbitri aiutassero un poco…
· Non lo fanno?
- Non sempre e non tutti. Io punto ad avere almeno 30’ di gioco effettivo. Per raggiungere un tale ambizioso obiettivo occorre essere uniti e remare nella stessa direzione. Giocatori, allenatori e arbitri! Io dico che le prime due componenti, pur con molta fatica, si stanno adeguando a standard più che dignitosi. Sono alcuni arbitri che… lo spezzettare il gioco non serve alla causa e non giova a nessuno. Lo dico anche pensando ad alcuni giovani che ho visto all’opera quest’anno e che, secondo me, hanno i numeri per emergere e per migliorare. Per farlo devono crescere anche in maturità personale.
· Domenica prossima?
- Arriva Lecco. Dopo tre passi falsi consecutivi puntiamo a vincere. Sento che ne abbiamo i mezzi e che c’è tanta voglia di invertire la tendenza. Sono fiducioso, sento che faremo una buona partita.
· Chiudiamo con l’Eccellenza. Calvisano un gradino sopra la concorrenza?
- Questo è quel che mi pare di aver colto avendo visto alcune partite. Calvisano possiede più di un punto di forza. Quelli visibili a tutti sono, quest’anno, la scelta indovinata degli stranieri e l’ingaggio di Semenzato. I due argentini (Paz, Novillo, ndr) sono veramente di un livello superiore e si sono inseriti molto bene nei meccanismi della squadra, “Mozzarella” è invece un giocatore di esperienza di inestimabile valore che ha portato in dote talento e mestiere in una squadra giovane e motivata.
· Punti non visibili?
- La mentalità vincente. Quando indossi la maglia del Calvisano sai che hai un solo e chiaro obiettivo: vincere. E vincere, si sa, è il miglior allenamento per continuare a primeggiare. In generale direi che la rosa è un perfetto mosaico di qualità e motivazioni.
· La concorrenza?
- Io dico che in finale col Calvisano ci andrà il Petrarca di Andrea Cavinato. Dispone di ottime individualità ed è riuscito a far acquisire ai suoi giocatori il verbo dei grandi volumi di gioco. è vero che la semifinale Petrarca – Rovigo è tutto tranne che prevedibile negli esiti finali. Però se mi devo sbilanciare, dico Padova. La quarta potrebbe essere San Donà, con Viadana pronto al sorpasso. Ma confesso….
· Che tifa giallonero…?
- No, che darei non so che cosa per giocarne almeno una di quelle due semifinali. A Padova o a Rovigo, non fa differenza!
Risultati e classifiche di Serie B
Foto Stefano Delfrate