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Sabato si riunirà a Parma l’assemblea dei soci delle Zebre. Sconosciuto (alla stampa) l’ordine del giorno. Praticamente impossibile porre domande sull’argomento al presidente Pagiarini. Sostiene, e c’è da credergli, di non avere notizie certe sui possibili scenari della riunione e sugli eventuali sviluppi della situazione societaria.

Abbiamo quindi interpellato il presidente onorario della Fir Giancarlo Dondi che, cortesemente, ha accettato di fornirci qualche delucidazione sul presente e sul passato della franchigia. Rendendosi disponibile anche a un pronostico.

ï         Presidente Dondi. Cosa accadrà il 4 marzo?
-          Non lo so. Sono solo in grado di indicare due ipotesi. La prima: dando per confermata, io non ho conoscenza diretta delle carte, la cifra di un milione di euro come ammontare dell’attuale passività, stipendi a giocatori e staff esclusi, potrebbe materializzarsi l’intervento di un soggetto terzo che si dichiari disposto a coprire tale cifra. Soldi sul tavolo e Zebre salve, almeno fino a fine stagione. Meglio, ovviamente, se si dichiarasse disponibile ad aumentare l’ammontare della cifra messa a disposizione nell’ottica di una ripartenza in grande stile nella prossima stagione agonistica.

ï         Un salvatore.
-          Un salvatore

ï         Ci crede?
-          Tutto è possibile

ï         Seconda ipotesi?
-          Libri in tribunale. Dichiarazione di fallimento. Ipotesi per cui non faccio il tifo ma che, devo ammettere, avevo previsto da tempo.

ï         Addirittura!
-          Per come è iniziata e per come si è in tempi brevissimi guastata la gestione di questa realtà, ci voleva poco a capire che… è la storia, sono i fatti che ci dicono…

ï         Cosa, presidente?
-          Occorre partire dalle origini. Io ho avuto parte attiva nella gestione delle Zebre nel primo anno di vita della franchigia. Come presidente e anche dopo, una volta decaduto dalla carica. Con Reverberi presidente, per capirci…

ï         Un anno, e poi?
-          Poi ho aspettato tre mesi e me ne sono uscito, non c’erano le condizioni perché io continuassi a interessarmi a una realtà che, semplicemente, non mi entusiasmava. C’era una scarsa chiarezza di fondo. La gestione a proprietà mista Fir – privati… e una domanda su tutte: chi comanda?

ï         Una nuova società partita male, dice?
-          Malissimo. Poca trasparenza nei comportamenti. Fin dall’atto costitutivo quando, arrivati davanti al notaio qualcuno ha deciso di cambiare le carte in tavola.

ï         Chi?
-          Cantoni, che se uscì informando tutti che, quanto a struttura di comando e di controllo,  “era stato deciso diversamente”.

ï         Da chi?
-          Dai Colornesi, da quel che ho capito. Ed è stato come dire che i titolari del 45% delle quote sarebbero stati esclusi da qualsiasi processo decisionale. Una società controllata da chi detiene un pacchetto di poco superiore alla metà del capitale.

ï         Quale fu la sua reazione?
-          Me ne uscii. Mantenni a mio nome la piccola quota che avevo sottoscritto ma, da quel momento, evitai persino di prendere parte alle riunioni del consiglio.

ï         Da allora si alternarono anche presidenti diversi a capo della franchigia…
-          Nessuno, questo è il mio dubbio, dotato della necessaria autonomia. Non dico del tutto etero diretti, comandati da altri… diciamo: quasi

ï         Non una gran partenza, in effetti
-          Un giocattolo che si rompe in partenza. Per colpa di una parte che decide di prevaricare l’altra

ï         E ora, libri in tribunale a parte, cosa potrebbe accadere?
-          La Fir garantirà la fine della stagione. C’è una licenza internazionale, di cui è titolare, che va onorata.

ï         Ordinaria amministrazione. Ma siccome il salvatore di cui sopra non può essere la Federazione, come andrà a finire?
-          Questo nessuno lo sa, in verità. Ma una cosa è certa: per dirigere realtà professionistiche servono professionisti anche dietro le scrivanie, non solo in campo. Le Zebre sono nate per essere supporto tecnico alla Nazionale, disputano un campionato professionistico e con i professionistici si devono confrontare ogni settimana. Hanno svolto il loro compito?

ï         Lo hanno fatto?
-          Quando ero presidente la nostra Nazionale era composta da italiani che giocavano all’estero e da altri che erano dilettanti. Ora da professionisti. Il decollo tanto atteso non c’è stato. Lo scarto nella qualità del rendimento nemmeno. Purtroppo.

ï         Per colpa di una dirigenza poco esperta e scarsamente competente?
-          A causa di una diffusa impreparazione della componente dirigenziale. Meglio. Qui non ci sono colpevoli, nessun errore è stato commesso con dolo. Responsabili: sì.

ï         Chiudiamo sull’ipotetico salvatore. Arriva, mette i soldi, e poi?
-          E poi dovrebbe chiarire, attraverso la formalizzazione di precisi accordi, quale sarà il rapporto di convivenza con la Fir. Mica una cosa semplice!

ï         Ma a salvare le Zebre non potrebbero essere le istituzioni? Quelle locali, magari
-          Ho letto che c’è stato un incontro con il sindaco di Parma. Oggi o ieri, se non ho capito male. Routine, temo. Incontri istituzionali, dovuti. Niente che possa…

ï         E Dondi Giancarlo, che intenzioni ha?
-          Se posso e se me lo chiederanno, io sono qua. Il mio ufficio alla Cittadella è in cima alle scale a sinistra, quello delle Zebre: in cima alle scale a destra. La voglia di essere utile c’è, non è mai venuta meno. Anche se qualcuno mi ha suggerito di finire i miei giorni andando allo stadio armato di plaid. Sai, per le gambe, d’inverno, col freddo, la nebbia…