Il futuro Pro12: proiezione e possibili novità della prossima stagione
Quale sarà il futuro del Pro 12? Ah, saperlo! Partiamo dalle (pochissime) certezze: non avrà più nulla di celtico, almeno nella titolazione; non sarà più a 12 squadre ma a 13 o a 14, una nuova formula e una durata (numero partite) inferiore al format attuale, avrà ai nastri di partenza due franchigie sudafricane escluse per inadeguatezza tecnica dal Super Rugby (in compagnia di un’australiana) che potrebbero giocare a Londra. Proseguiamo con altre notizie non ancora confermate: Treviso potrebbe essere la sola presenza italiana nel torneo, le Zebre potrebbero implodere e scomparire dall’orizzonte della manifestazione, sostituite da una franchigia made in Usa con sede a Washington.
Le voci al capezzale della franchigia di Parma si rincorrono e si incrociano, spesso si sormontano e le oro eco si accavallano. Ma pur nella confusione imperante confermano un dato: la presa in carico del 100% della proprietà da parte della Fir si sta rivelando operazione molto meno lineare e scontata rispetto a quanto previsto. Soprattutto meno spedita. Lo stesso ha fatto la Federazione gallese con Newport e la cosa è parsa di una semplicità addirittura imbarazzante. Sarà che noi non siamo gallesi e che, generalmente, siamo portati a diffidare delle procedure semplici. Certo è che sul fronte del passaggio delle consegne stanno emergendo prese di posizione che in pochi, alla vigilia del cambio di targa, avevano previsto. L’ultima, in ordine di tempo, è una lettera-interrogazione firmata da azionisti di minoranza (fra cui il presidente emerito Fir Giancarlo Dondi) inserita nel verbale dell’ultima assemblea dei soci. I quesiti che pone, tutti di natura amministrativo-gestionale-contabile, sono molti e discretamente pesanti. Comunque in attesa di risposte.
Che le Zebre non siamo formalmente fallite lo dicono le carte e i verbali di assemblea. Ma il procuratore di Padovani, per citare un soggetto a caso, ha autorizzato il suo rappresentato a rispondere alla chiamata di Tolone per l’inizio dell’attività di preparazione, convinto che il contratto sottoscritto a suo tempo dall’estremo azzurro, con l’allora franchigia privata denominata Zebre, valga meno della carta su cui è scritto. Essendo a tutti gli effetti un impegno assunto con una realtà spirata.
Altri indizi sono (e i soci di minoranza pongono il quesito in maniera circostanziata) la mancata sottoscrizione dei contratti dello staff tecnico, peraltro già al lavoro a Parma da giugno.
Nell’attesa di saperne di più circa il numero delle nostre rappresentanti, resta il nodo dell’ingresso sudafricano. Che porterà in dote soldi veri derivanti dai diritti televisivi e che promette di allargare il bacino di un torneo che, numeri alla mano e audience potenziale sul piatto della bilancia, era e si è confermato davvero poca cosa. Non ci voleva un genio per prevederlo: le popolazioni di Scozia, Irlanda (compresa quella del Nord) e Galles sommate arrivano a qualcosina più di 14 milioni di unità, in pratica gli abitanti di Lombardia e Piemonte. Ad alzare l’appeal del torneo sarebbe dovuta essere proprio l’Italia, con i suoi 60 e passa milioni di possibili fruitori. Peccato che proprio l’Italia sia l’unico socio a non portare una palanca alla voce diritti televisivi, per tacere del resto in termini di visibilità, incassi e sponsor. Per tacere dei risultati sul campo.
Oggi il presidente Gavazzi incontra Martin Anayl, super manager del Pro 12. Da cosa e da quanto saprà mettere sul tavolo il numero 1 della Fir (non solo in termini di vile denaro ma anche alla voce credibilità e affidabilità) dipende gran parte del futuro della presenza italiana nella competizione. Presenza, è bene ribadirlo, voluta, cercata e ottenuta con l’obiettivo dichiarato di alzare il livello di competitività della nostra Nazionale. Obiettivo che non era pensabile perseguire usando come strumento la nostra Eccellenza domestica. Campionato dove, anche se manca la conferma alla voce circolata in settimana, dovrebbe giocare dalla prossima stagione, Simone Favaro (Fiamme Oro?), l’unico flanker di livello veramente internazionale di cui attualmente dispone la formazione di Conor O’Shea.
Foto Elena Barbini