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Si è spento nella serata di ieri all’età di 95 anni Nelson Mandela,  il leader sudafricano simbolo della lotta all’apartheid razzista che oppresse il suo paese dal 1948 al 1994.

Uomo di pace (premio Nobel nel 1993) e grande combattente per i diritti civili e l’uguaglianza tra bianchi e neri, portò avanti la più lunga e più dura battaglia contro il razzismo che divideva ed opprimeva il Sudafrica.  Trascorse 27 lunghissimi anni nelle prigioni segregazioniste: tornò libero il 2 febbraio del 1990. Quattro anni più tardi divenne presidente del Sudafrica: fu il primo capo di stato di colore ed assunse la guida del Paese con il difficile compito di traghettare verso la democrazia e la convivenza civile una nazione fino ad allora vissuta secondo le leggi dell’apartheid e vicinissima al conflitto interno. Tanti gli strumenti che adottò, tra questi anche il rugby: in Sudafrica sport bianco per eccellenza, divenne nelle sue mani un mezzo di unione nazionale. Durante la Coppa del Mondo del 1995 gli Springboks, per decenni emblema della popolazione bianca, divennero un simbolo dell’intera Nazione.  

“Esemplare la sua lotta contro il razzismo in favore di una convivenza pacifica nazionale e l’impegno con il quale riuscì a trasformare il rugby da sport dei bianchi a strumento di unione e coesione nazionale, facendone un ulteriore mezzo per condurre la battaglia in favore dei diritti e delle libertà civili di tutti i popoli” – ha dichiarato il presidente Augusto Iovenitti.

“Un uomo grandissimo che mancherà a tutto il mondo. Grande combattente e Premio Nobel per la pace, riuscì a dare al rugby sudafricano una nuova veste, facendone uno strumento di unione ed un veicolo di pace. Nel nostro piccolo, proponiamo di ricordarlo osservando un minuto di silenzio in suo onore prima della partita di domenica tra L’Aquila e l’Accademia Fir” – ha commentato Luigi Fabiani, direttore generale del club aquilano.