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La Fir ha offerto di metterci il 70%, ovvero 4 milioni di  €.  Al resto dovranno provvedere le società e i dirigenti del Veneto. Parliamo de I Dogi, o se preferite,della nuova franchigia veneta che, nelle idee della federazione, dovrebbe prendere il posto del Treviso, in Heineken Cup e nel Pro12,  qualora la Benetton confermasse la fine “naturale” della propria avventura celtica, come annunciato nel comunicato dello scorso 9 febbraio.

Treviso vs Dogi, quindi?

Non proprio, perché l’auspicio del presidente Gavazzi è che Treviso continui, se non da sola, almeno in una formazione allargata, i Dogi appunto. A che condizioni però? “Quelle scritte nel capitolato iniziale, quattro anni fa”, spiega Andrea Rinaldo, padovano, consigliere federale e rappresentante italiano nella ERC, la società che gestisce le coppe europee.

Le condizioni erano che le squadre italiane iscritte al Pro12 facessero da “terreno di coltura” per la Nazionale e che il ct dell’Italia indicasse le linee guida tecniche e di gioco al fine di uniformarle a quelle della sua squadra.

Perché le cose non siano andate così è tema tuttora oggetto di discussione. Tuttavia, maggioranza delle quote o no, la Fir d’ora in poi pare intenzionata a gestire meglio la questione. Con la stessa Benetton, se a Treviso decideranno di andare avanti, o con i Dogi, dei quali Treviso potrebbe far parte o forse no.

Per il presidente del Civ, Marzio Innocenti, “è impensabile una selezione veneta senza i veneti ne detengano la maggioranza”. Mentre Roberto Facchini, presidente del Mogliano, uno dei potenziali “soci” dei nuovi Dogi, dice che  “le percentuali sono secondarie se si vuole far crescere il rugby. Maggioranze e percentuali sono importanti solo se qualcuno vuole comandare - spiega - mentre a mio avviso è basilare l’obiettivo di far crescere il rugby. Dovremo lavorare in buona fede e lasciar perdere dietrologie e interpretazioni del perché qualcuno ha detto e fatto questo e quello, svincolarci dal modo di fare tipicamente italiano di trovare “colpevoli”. Altrimenti tutto questo processo mi trova contrario dal momento che non porterebbe a nulla di positivo.

Sposo il discorso della FIR che vuole che le due franchigie lavorino con metodologie di lavoro condivise come chiesto da Brunel ma prima di tutto bisogna sedersi davanti a un tavolo e trovare una comunione di intenti, dobbiamo lavorare con quello che c’è, con buona volontà e con serietà”.

Un discorso in parte condiviso anche da Sandro Trevisan, presidente del San Donà, che dice di voler capire meglio come stanno le cose, le condizioni  reali di impegno di ciascuno, e auspica che Treviso voglia essere della partita.” Vanno riconosciuti a Treviso gli sforzi compiuti in questi anni, a vantaggio anche della Nazionale – ha spiegato Trevisan a Allrugby - Se poi dovessero dire di no, valuteremo, vedremo, capisco che potrebbe anche accadere. Io però ho sempre pensato che una franchigia ideata per rifornire la Nazionale debba essere inevitabilmente a guida federale. A maggior ragione se la Fir ci mette il 70% delle risorse”.

Più sfumata la posizione di Corrado Covi, dirigente del Petrarca e consigliere del comitato veneto. “Treviso è fondamentale - dice - e anche il Presidente Gavazzi lo ritiene un club essenziale per il know-how acquisito. Dovremo vedere come sono disposti a partecipare. Certo il  problema è poter contare e capire se la FIR è disposta a non avere la maggioranza assoluta”.

Un problema che non sembra toccare Rovigo dove sono certi che la franchigia veneta saprà riempire il Battagliini, a maggior ragione, se nei Dogi giocherà un gruppo di atleti polesani.

Da Silea attendiamo le prime risposte.

 

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Foto fotosportit.com

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