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Domenica prossima 15 settembre il rugby italiano è chiamato al voto, i club italiani eleggeranno il prossimo Presidente per il quadriennio 2024-2028. Rugbymeet nella settimana pre elezioni ha voluto intervistare i tre candidati porgendo loro quattro domande significative su quattro argomenti “caldi” della campagna elettorale
Il candidato uscente Marzio Innocenti, Andrea Duodo e Massimo Giovanelli, uno di questi tre nomi guiderà la Federazione Italiana Rugby al prossimo mandato, nell'intervista parleremo del bilancio in rosso e di come sanarlo, degli obiettivi futuri per le due franchigie Zebre e Benetton, delle accademie Under 23 e di come aumentare il numero di praticanti e dei club. 

Partiamo dal candidato uscente Marzio Innocenti.

Marzio Innocenti

1) Fra spese ed entrate c’è una differenza di 8 milioni, 43 a 35. Come pensa di aumentare le entrate o diminuire i costi?

"Devo precisare che le somme da voi indicate sono non del tutto precise… I 35 milioni sono quelli che questa governance ha trovato al momento del suo insediamento, con uno sbilanciamento di 8 milioni che di fatto era strutturale. Da quella condizione siamo partiti decidendo per investimenti mirati in grado di invertire la tendenza, aumentando le entrate fino a 42 milioni grazie ad una maggiore competitività delle nostre squadre e ad un ritrovato appeal del nostro sport cui tutto il movimento ha contribuito, consentendo un diverso rapporto con investitori privati e mondo istituzionale.

Stiamo ora lavorando per raggiungere il pareggio di bilancio, aumentando le entrate e garantendo così la sostenibilità strutturale del livello di investimenti richiesto alla nostra Federazione dai contesti internazionali dove si confronta.

Quando ne ha avuto la possibilità la governance precedente ha fatto la scelta, pur legittima, di utilizzare i proventi della cessione a CVC di una quota dell’allora lega celtica (oggi URC) per ripianare lo sbilancio tra entrate e uscite ordinarie: noi ci siamo invece presi la responsabilità di smobilitare una quota delle riserve patrimoniali - sovradimensionate rispetto ai parametri previsti dal sistema sportivo del nostro Paese - per operare investimenti capaci di generare esiti strutturali a breve, medio e lungo periodo.

L’obiettivo è esclusivamente uno: migliorare, nei vari settori, le nostre capacità sportive, tecniche, dirigenziali, economiche ed impiantistiche, per generare un volano positivo in termini di crescita e sostenibilità. Tutte le Union di Tier 1 si trovano ad affrontare analoghi problemi: la FIR, tra queste, risulta essere la più virtuosa avendo già intrapreso un percorso di riequilibrio della spesa eliminando tutto ciò che non è finalizzato al miglioramento di cui sopra".


2) Quali obiettivi futuri per le due franchigie Zebre e Benetton in URC?

"Per entrambe, aumentare progressivamente il livello competitivo. Un’ovvietà, per chiunque si occupi di sport di alto livello, ma un’ovvietà che va contestualizzata rispetto alla riorganizzazione in corso sull’Alto Livello sia maschile che femminile, che si compone di massimo campionato domestico, franchigie URC, Nazionali U20, U23, Emergenti, Nazionale A, Nazionale Maggiore. Un unico ecosistema che può e deve lavorare per lo stesso obiettivo, garantire la massima competitività internazionale delle nostre Nazionali.
Come? Attraverso la condivisione, l’allineamento ed il continuo interscambio circolare tra tutte le componenti coinvolte. Nel rispetto consapevole delle ovvie differenze di contesto, di struttura e di budget tra le due, per la Federazione Zebre e Benetton giocano entrambe il proprio ruolo complementare nel progetto di sviluppo di cui sopra: le Zebre come franchigia di formazione e transizione dei migliori talenti italiani, destinate ad alzare progressivamente la propria competitività su base marcatamente italiana, Benetton sempre più come miglior contesto italiano possibile per puntare ai risultati più prestigiosi, in un rapporto di collaborazione con la FIR solido come non mai".


3) Novità e struttura del sistema di formazione, dai centri Fir per i più giovani alle accademie U23 nelle franchigie.

"Il sistema di formazione, che secondo una certa narrazione avremmo completamente stravolto proprio mentre cominciava a dare risultati, è stato semplicemente implementato sulla base di due semplici considerazioni: la prima è che si è voluto mettere a patrimonio comune, includendo anche i Club, il sapere e le metodologie che prima erano confinate solo all’interno delle strutture formative federali.

Le strutture formative federali hanno di fatto proseguito nel loro lavoro senza alcuno stravolgimento, arricchendosi anzi del confronto continuo con la base grazie all’istituzione dei Poli di Sviluppo che hanno interessato diversi club raggruppati secondo un criterio territoriale. A questi Poli di Sviluppo si sono affiancati, per ora in via sperimentale, i Poli Vittoria, sostenuti da un ulteriore investimento nel rugby italiano da parte del main-sponsor delle Nazionali Seniores Vittoria Assicurazioni. Ne consegue che il sistema di formazione oggi gode sui territori di una base larga, in continuo contatto e scambio circolare virtuoso con i centri federali.

La seconda considerazione è stata quella che il sistema precedente non riusciva, tranne qualche eccezione, a dare continuità competitiva agli atleti nella transizione da giovanili a Seniores. Per lavorare in questo segmento così delicato abbiamo deciso di investire nella creazione di due Accademie U23 presso Zebre e Benetton. Questo sistema richiede la piena condivisione d’intenti con i Club per i quali questi giocatori scendono in campo, garantendo loro il migliore contesto competitivo in parallelo all’attività internazionale su cui la Federazione investe per testarli al massimo livello attraverso la Nazionale U23, Nazionale Emergenti e Nazionale A".

 

4) Cosa intende fare per sviluppare il rugby di base e aumentare praticanti e società iscritte a FIR?

"Rugby di base e rugby di alto livello sono le due facce della stessa medaglia, totalmente interdipendenti uno con l’altro. I risultati delle Nazionali creano quel clima positivo che aiuta ragazzi e ragazze ad avvicinarsi al nostro sport, consentono ai Club di essere attrattivi nel trovare le risorse per la propria attività e garantiscono alla Federazione gli strumenti per sostenere il movimento.

In questi tre anni e mezzo di mandato sono stati messi in campo per i Club più di 8 milioni di euro, non più con quei criteri assistenziali di distribuzione a pioggia che certamente non stimolavano il movimento ad innalzare il livello complessivo, ma legandoli a precise progettualità.

Non esiste una sola ricetta per sviluppare il Rugby di base e il numero dei tesserati: ogni territorio ha identità ed esigenze specifiche, e la Federazione ha il dovere di creare le condizioni migliori affinché i Club possano sviluppare il proprio modello vincente, come ad esempio il grande lavoro svolto attraverso le strutture di Promozione & Partecipazione e di Responsabilità Sociale con Sport e Salute e con il Ministero dell’Istruzione e del Merito su svariati fronti".