Claudio Gaudiello: fare delle Fiamme Oro un modello organizzativo per il rugby italiano
Ci eravamo sentiti ad inizio stagione per fare il punto della situazione, ora abbiamo sentito nuovamente Claudio Gaudiello, ds delle Fiamme Oro Rugby, per fare con lui il punto della situazione e la valutazione della stagione appena conclusa. Nell’intervista abbiamo spaziato dalla scelta di Umberto Casellato come coach, allo stato del rugby italiano sino alla funzione che hanno e vorrebbero avere le Fiamme Oro nel movimento.
- A inizio stagione le FF.OO erano tra le favorite per i playoff, cos'è successo? Sei tuttavia soddisfatto del vostro percorso?
“Sicuramente un pizzico di rammarico c’è perché avremmo potuto fare molto molto di più, i playoff erano alla nostra portata e ci dispiace tanto non aver potuto ripetere la stagione scorsa. C’è anche da dire che quest’anno le Fiamme Oro hanno cambiato nove giocatori tra cui la mediana Canna e Benetti, due giocatori fondamentali. Uno è arrivato poi in Nazionale maggiore e alle Zebre mentre l’altro ha fatto le fortune del Casale in serie A con il gioco al piede. Per noi è stata una grandissima perdita e si è fatta sentire. Questo non vuole essere un alibi ma ha inciso sul rendimento della squadra, sicuramente avremmo potuto fare di più nella prima parte della stagione. Abbiamo toppato tante partite nel girone di andata, poi c’è stata una reazione nel girone di ritorno quando però, purtroppo, era troppo tardi per agguantare i playoff”.
- Alla fine Eugenio Eugenio ha scelto di tornare in Veneto, quindi com'è maturata la scelta di Umberto Casellato allenatore e cosa vi aspettate da lui?
“Sicuramente Umberto è tra i 3/4 tecnici più bravi in Italia, ha esperienze a tutti i livelli, ha allenato ad altissimo livello, alle Zebre, al Benetton, ha vinto uno scudetto con il Mogliano. Non saremmo potuti andare su di un tecnico migliore, sicuramente da lui ci aspettiamo quello che ha dimostrato di saper fare con le squadre che ha allenato. E’ un allenatore che ha un grosso carattere, grande determinazione e soprattutto predilige il bel gioco”.
- Quindi avete investito su un progetto di gioco e di crescita...
“Assolutamente, con l’esperienza internazionale che lui può trasmetterci! Posso anticiparti già da ora che vorremo arrivare nelle prime quattro, insomma arrivare ai playoff!”.
- Sappiamo per ovvie ragioni che le Fiamme Oro sono l’unica società realmente professionistica in Eccellenza in Italia, a parte forse Rovigo e Calvisano. La domanda dei giocatori che ambiscono a una certa sicurezza economica deve essere superiore a quella di tutti gli altri club italiani. Come gestite quindi il mercato giocatori in entrata?
“Da noi si accede attraverso un concorso pubblico, pubblico per le Fiamme Oro Rugby ma anche per tutte le discipline dei Gruppi Sportivi Fiamme Oro che hanno 40 discipline sportive tra le quali il rugby è l’unico sport di squadra. Viene fatto un bando al quale possono partecipare atleti di interesse nazionale, c’è una graduatoria che viene fatta in base ai titoli sportivi dei candidati e chi ha più titoli vince il concorso. E’ chiaro che in un momento un po’ particolare del nostro Paese e del movimento del rugby italiano c’è una forte offerta verso le Fiamme Oro. Molti giocatori vogliono venire alle Fiamme per due aspetti, il primo è quello economico, per ottenere una sistemazione di vita a tutti gli effetti, il secondo è quello che le Fiamme sono in Eccellenza e hanno un progetto di rugby ad alto livello. La sicurezza per il futuro e il progetto tecnico che è valido si sposano benissimo,un atleta che arriva da noi può ambire tranquillamente ad andare in Celtic League e in Nazionale maggiore”.
- A questo punto mi sorge una domanda, qual è l’eredità che vogliono lasciare le Fiamme Oro al movimento e al rugby?
“Uno, è quello di produrre quanti più giocatori possibili per la Nazionale maggiore. Due, è quello di diventare un modello organizzativo per il rugby italiano”.
- Qual è il messaggio che le Fiamme e anche tu in particolare vorreste lasciare?
“Mi piacerebbe far passare un messaggio, tutti quanti dobbiamo essere utili al movimento e dobbiamo lavorare tutti per la crescita del rugby italiano. Penso che debba essere un obiettivo condiviso da tutte le società. Per le Fiamme Oro aver visto Carlo Canna apertura della Nazionale maggiore è stato un motivo di orgoglio e credo lo debba essere per tutte le società di Eccellenza che riescono a fornire giocatori alle franchigie e alla Nazionale. Tutte devono lavorare per le franchigie e con le franchigie”.