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L’accordo raggiunto nei giorni scorsi sul futuro delle coppe dice che l’Italia ha avuto il massimo, rispetto a quanto i risultati squadre italiane in Europa lasciassero sperare. E dice anche che in futuro la sponda “naturale” della Fir non sarà più la federazione francese, come è  sempre avvenuto in passato, con l’asse di ferro Dondi-Lapasset, ma un rapporto più stretto con le federazioni celtiche, con le quali condividiamo probabilmente più interessi rispetto alla ricca Francia.

Francia e Inghilterra, i pesi massimi dell’Europa rugbistica, soprattutto per potenza economica, sono in mano ormai delle rispettive leghe, le potentissime LNR, PRL, capaci di ricavare entrate enormi, sia dagli sponsor che dalle tv, e di egemonizzare così qualunque manifestazione e di condizionarne le regole. Per fermare questo strapotere anglo-francese, italiani, gallesi, scozzesi e irlandesi hanno capito che non c’era altra strada che coalizzarsi tutti insieme. Una scelta che ha permesso alla Fir, grazie alla paziente opera dei suoi “ambasciatori”, di ottenere molto più di quanto i risultati dei nostri club meritassero. E così, l’Italia si è vista non solo garantire un posto nella European Champions Cup  a prescindere dal merito,  ma ha portato a casa anche una quota di ripartizione delle risorse identica a quella dei partner celtici, ovvero il 25% dei 20 milioni destinati alla Celtic League (leggi 5 milioni a federazione). In più a sancire la riconosciuta parità politica, per la prima volta è avvenuta le designazione di un italiano (Andrea Rinaldo) come rappresentate unitario delle quattro federazioni (Italia, più le altre tre) nel comitato di designazione del nuovo organismo europeo. Insomma, dalle coppe sono arrivati per l’Italia  importanti riconoscimenti politici che, per il momento, contrastano con quelli del campo.

European Champions Cup

Nella European Champions Cup del futuro l’Italia avrà quindi un posto sicuro. E questo è già un traguardo perché, a tre giornate dalla fine del Pro12, Benetton e Zebre viaggiano rispettivamente ultima e penultima in graduatoria: in pratica, se ci si fosse limitati ad ammettere alla più importante delle coppe europee solo le prime sette della classifica, senza distinzioni di nazionalità, a quella dell’anno prossimo prenderebbero parte tre irlandesi (Leinster, Munster e Ulster, due scozzesi (Glasgow e Edimburgo) e due gallesi (Ospreys e Scarlets). L’unica federazione esclusa sarebbe la nostra.

Invece, da regolamento, ogni nazione avrà un posto garantito (oggi: Leinster, Glasgow, Ospreys e Treviso più Munster, Ulster e Scarlets). In pratica, in questo momento,  il criterio di ripartizione su base geografica premia un club italiano, a scapito del secondo scozzese.

Challenge Cup

La seconda squadra italiana del Pro12 prenderà parte alla Amlin Challenge Cup e due (o quattro, dipenderà dai regolamenti) provenienti dal campionato di Eccellenza si batteranno a settembre (con le rumene, le georgiane, le portoghesi, forse le russe e le spagnole) nel torneo di qualificazione Fira che darà diritto ad altri due posti nella seconda delle due coppe continentali.

Qualifications Cup

Questo torneo verrà organizzato dalla Fira (l’ente che presiede oggi alla European Cup division A e B, ovvero il Sei Nazioni B) che dovrà stabilire il numero di partecipanti totali alla manifestazione: se saranno otto e difficile che l’Italia abbia più di due posti. Se saranno dodici, al torneo potrebbero essere invece ammesse le quattro semifinaliste dell’Eccellenza. Il problema è che le qualificazioni dovranno esaurirsi entro la fine di settembre, in modo da lasciar spazio ai campionati nazionali, e quindi non potranno occupare più di tre week end, al massimo quattro.

Il problema di questo torneo è che rumeni e georgiani (ma anche portoghesi e spagnoli) vi prenderanno parte verosimilmente con delle selezioni nazionali (tipo i Bucharest Wolves), il che renderebbe estremamente problematica la qualificazione dei club italiani. Alla Fir si sta pensando  pertanto a un regime di “permit players” in modo da consentire ai club impegnati nel torneo di avvalersi di rinforzi proveniente dalle squadre non qualificate: come dire che il Rovigo o il Calvisano potrebbero chiedere alle abituali avversarie giocatori come Nathan e Civetta (Lazio), oppure Iovu (San Donà) o Bacchetti (FFOO). In cambio i club che non partecipano al torneo europeo avrebbero un sostanzioso “rimborso” economico. Certo la cosa si complica se dall’Eccellenza qualcuno dovesse andare a rinforzare temporaneamente le franchigie: ne deriverebbe un traffico di giocatori da far girare la testa. Oggi presidente della Fira è il rumeno Octavian Morariu, ex numero 8 della Romania nei primi anni Ottanta.

 

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Foto Rita Grosso

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