C'erano una volta Campese e Kirwan, il lento risveglio degli "internazionali d'Italia"
1985. John Kirwan vestiva per la prima volta la maglia di Benetton. Simbolo di quei “Tutti Neri” che due anni dopo avrebbero sollevato la Webb Ellis Cup. Sua la prima meta marcata in un Mondiale di rugby proprio contro l’Italia. Kirwan portabandiera, emblema di quell’italianità... se possiamo dire... che vestiva All Blacks. David Campese lo precedette di un anno, indossando la maglia del Petrarca (1984-88) e poi Amatori Milano (1988-93). E nel mezzo la vittoria della RWC 1991 con i Wallabies.
Erano anni di competitività, il rugby italiano pesava sullo scenario internazionale. Forse non come quello francese e inglese, ma ci rispettavano. C’erano grandi investimenti, con il gruppo Fininvest che si gettò dritto per dritto nel mondo della palla ovale. Al Dall’Ara di Bologna, nell’annata 1988-89, la finale tra Benetton e Rovigo vide 18,000 spettatori sugli spalti. Più del doppio di quanto possiamo realmente sperare oggi per una finale di Top10.
Anni di oblio, di gestioni sbandate, di pressapochismo che sono costati caro al rugby italiano. Una ripresa l’abbiamo vista sull’onda dell’ingresso dell’Italia nel 6 Nazioni, a livello giovanile i ragazzi delle Accademie stanno dando soddisfazione... ma è poco. Il campionato italiano è poco mediatico, il rugby "provinciale" ha dei limiti. Calvisano, Rovigo e Petrarca si spartiscono la palma dell’eccellenza; Valorugby ha iniziato a bussare alla porta delle grandi, Colorno ha fatto passi avanti; le Fiamme Oro reggono il passo... poi c’è ben poco.
A fare da metro... anche le convocazioni internazionali.
Dal Top14, Premiership e Pro14 viene fuori il meglio del rugby mondiale, non dall'Italia. Come detto, l'era di Kirwan e Campese è passata. Nel lontano 2007 Nicky Little del Petrarca prese parte al Mondiale con le Fiji, Viliami Vaki del Gran Parma con Tonga e Manuel Contepomi del Rovigo con l’Argentina, Pumas che fecero uno splendido mondiale chiuso al terzo posto. In quegli anni non dimentichiamo i colossi del Suadafrica Johan Ackerman al Calvisano e AJ Venter a Rovigo. Lo straniero di maggior caratura sempre nel 2006/07 fu il capitano del Pumas Lisandro Arbizu (86 caps) per due stagioni al Gran Parma.
Poi il nulla per oltre 10 stagioni, solo negli ultimi due anni c’è stato il lento risveglio. Nasi Manu, in forza a Benetton, ha visto la convocazione Mondiale con Tonga così come James Faiva del Petrarca, già nel giro dei tongani da due anni. Di qualche settimana fa la notizia dei piloni Eduardo Bello (Zebre) e Thomas Gallo (Benetton) convocati con l’Argentina per il Rugby Championship.
Un lento risveglio, a mano a mano ne vedremo altri, si spera! Il massimo campionato italiano oggi fornisce qualche giocatore alle Nazionali di Tier 2: Matteo Dell’Acqua e Lorenzo Massari , con le loro origini sudamericane, giocano regolarmente con il Brasile da tre anni. Anche il buon Nick Civetta, quello che due settimane ha sorriso, si spera più per felicità che per gesto di sfida, davanti all'Haka degli All Blacks. L'italo-americano, internazionale per gli States, ha vestito le maglie di Lazio, Viadana e Medicei.
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