James Small: bad boy
“Il nostro viaggio a Robben Island è stata un'esperienza inaspettatamente potente e ci ha preso tutti alla sprovvista. Ad un certo punto ho visto l'ala James Small che piangeva.” (Francois Pienaar)
“Pensare alla cella di Mandela e a come vi abbia trascorso ventisette anni uscendone pieno di amore e di amicizia, tutto ciò mi ha investito e le lacrime mi sono rotolate giù per le guancea senza che me ne accorgessi.” (James Small)
È stato definito il cattivo ragazzo del rugby sudafricano, a causa di un temperamento esplosivo che lo ha visto protagonista di invettive contro avversari e arbitri e che lo ha fatto diventare il primo sudafricano a subire un’espulsione a livello internazionale. Ma, nonostante ciò, James Small è stato anche uno dei giocatori fondamentali per gli Springboks nel momento in cui la squadra è stata riammessa nello sport internazionale. Trequarti ala veloce e potente, Small non si tirava mai indietro nello scontro fisico ed era molto difficile da fermare quando era lanciato in corsa, tanto che al momento del ritiro era diventato il detentore del record di mete per il proprio paese. Small ha giocato un totale di 47 test per il Sudafrica ed è stato anche un membro della squadra vincitrice della Coppa del Mondo del 1995.
James Terence Small è nato a Città del Capo il 10 febbraio 1969 e ha studiato presso la Risidale Primary School e poi alla Greenside High School in Johannesburg. Mentre si trovava nel Gauteng, James ha giocato a rugby per il Traansaval, quindi, è stato assoldato dai Natal Sharks.
Small ha esordito con la maglia della nazionale sudafricana il 15 agosto 1992, il giorno in cui gli Springboks hanno disputato la loro prima partita internazionale dopo anni di segregazione sportiva a causa del regime di apartheid. All’Ellis Park di Johannesburg, di fronte a 72000 persone, i ’Boks allenati da John Williams hanno affrontato gli All Blacks. Capitano del XV era il “rovigotto” Naas Botha, il quale ha condotto una squadra che presentava ben dieci debuttanti a sfiorare l’impresa contro i più quotati avversari. Alla fine la sconfitta è stata di soli tre punti: 24 a 27. I padroni di casa hanno realizzato tre mete: una doppietta dell’”aquilano” Danie Gerber e una del centro Pieter Muller. Di questa squadra James sarebbe stato l’unico giocatore ad essere in campo nella finale della Coppa del Mondo che si sarebbe svolta da lì a tre anni.
Una settimana più tardi il Sudafrica è stata asfaltata a Città del Capo dai Wallabies, campioni del mondo in carica, con il punteggio di 3 a 26.
A ottobre gli Springboks sono approdati in Europa dove hanno disputato due match con la Francia e uno contro l’Inghilterra. Il 17 ottobre, a Lione, Small ha realizzato la sua prima meta internazionale aiutando così i verdi a vincere per 20 a 15. Il 24 ottobre, invece, gli Springboks hanno perso a Parigi con il punteggio di 16 a 29 e la stessa sorte è toccata loro tre settimane più tardi a Twickenham, quando il XV della Rosa ha sconfitto gli africani 33 a 16.
Nell’estate del 1993 la nazionale francese ha ricambiato la visita e ha giocato due test match con gli uomini ora allenati da Ian McIntosh. A Durban, nel giorno in cui Francois Pienaar ha ottenuto il suo primo cap direttamente nel ruolo di capitano, la sfida è terminata 20 a 20. A Johannesburg, invece, gli ospiti sono riusciti ad espugnare l’Eden park vincendo 18 a 17, con Small che ha marcato l’unica meta della partita.
James ha realizzato una doppietta il 31 luglio seguente a Sydney, quando gli Springboks, che hanno messo in campo per la prima volta il numero 10 Joel Stransky, si sono imposti sui Wallabies per 19 a 12. Il 14 agosto, durante il secondo test match a Brisbane., Small è diventato il primo Springbok della storia a subire un'espulsione per avere insulto l'arbitro Morrison. Rimasti in quattordici uomini, i verdi hanno perso con il punteggio di 20 a 28. Una commissione disciplinare composta da tre persone, guidata dal membro del consiglio dell'International Rugby Football Board, Norbert Byrne, ha sospeso il giocatore sudafricano per una partita. Il ragazzo ha scontato la pena rimanendo in tribuna durante la sfida infrasettimanale contro il Sydney, una partita che probabilmente non avrebbe giocato in nessun caso, e poi è sceso regolarmente in campo nel terzo test match con i Wallabies, durante il quale ha realizzato una meta stupenda a seguito di una corsa in velocità con partenza dai propri 22 metri. Purtroppo, questa non è stata sufficiente a consegnare la vittoria alla sua squadra, battuta dai padroni di casa per 19 a 12.
A ottobre, sempre del 1993, volato con la squadra per un tour in Argentina, Small ha siglato una doppietta in ciascuno dei due vittoriosi incontri con i Pumas.
Nella primavera dell’anno successivo a far visita al Sudafrica è stata la nazionale inglese, contro la quale i ‘Boks hanno perso 15 a 32 il primo test match a Pretoria per poi uscire vittoriosi dal Newlands Stadium di Cape Town.
Un mese più avanti Ian McIntosh ha guidato i sudafricani in un tour della Nuova Zelanda. Small ha realizzato una meta durante il primo incontro non ufficiale contro King Counties e poi una doppietta a Waikato. Dei tre test match, però, gli Springboks ne hanno persi due e sono riusciti solamente a pareggiare il terzo per 18 a 18, una gara in cui James è entrato dalla panchina per sostituire Gavin Johnson. Questi risultati negativi hanno fatto sì che l’allenatore fosse esonerato. Al suo posto sulla panchina degli Springboks si è seduto ad ottobre Kitch Christie.
A causa di un infortunio Small non è partito per il tour autunnale in Europa. Il suo rientro in squadra è datato 13 aprile 1995, nel match contro Samoa a Johannesburg, ed è coinciso con la sua meta numero dieci. Poco più di un mese dopo è iniziata la terza edizione della Coppa del Mondo di rugby, ospitata proprio dal Sudafrica.
Quel mondiale il Sudafrica l’ha voluto ed ottenuto con grande determinazione. Un intero Paese, per la prima volta nella sua storia, si è trovato unito a sperare sotto un’unica bandiera. Nelson Mandela, da circa un anno presidente della Repubblica Sudafricana, intendeva farla uscire dalla secolare condizione di apartheid e discriminazione e ha pensato che un evento sportivo potesse essergli d’aiuto. Il Rugby era lo sport più adatto allo scopo, grazie alle sue regole di lealtà, fratellanza e rispetto che lo hanno sempre caratterizzato: gli stessi principi che un paese intero desiderava da ormai troppo tempo.
Il 25 maggio 1995 è andata in scena la gara d'esordio e per gli Springboks non poteva essere più difficile. Di fronte, infatti, c'erano i campioni del mondo in carica dell'Australia. La preoccupazione era alle stelle, ma ci ha pensato Joel Stransky a sistemare le cose. L’apertura che ha giocato a San Donà di Piave ha marcato una meta, l'ha trasformata e ha calciato tra i pali quattro penalty ed un drop (un’altra meta l’ha realizzata l’ala Pieter Hendriks). La partita si è chiusa 27 a 18 a favore dei padroni di casa.
Cinque giorni più tardi è stata asfaltata la Romania con il punteggio di 21 a 8 e successivamente il Canada per 20 a 0, partita quest’ultima nella quale Small è rimasto a riposo. Il trequarti del Natal non ha giocato neppure il quarto di finale con le Samoa Occidentali, ma era regolarmente in campo il 17 giugno a Durban, dove si è tenuta la semifinale contro la Francia. La partita è andata in scena sotto una pioggia torrenziale e si è riusciti a disputarla solo grazie all'intervento di numerosi volontari che hanno spinto l'acqua fuori dal campo con gli spazzoloni. I padroni di casa hanno realizzato l’unica meta dell’incontro con il terza linea Ruben Kruger, trasformata da Joel Stransky, il quale ha calciato anche quattro piazzati. Questo ha regalato agli Springboks la gioia di una vittoria di misura per 19 a 15 e la possibilità di giocarsi la finale contro gli All Blacks.
Il 24 giugno 1995, all'Ellis Park stadio di Johannesburg, è andata in scena una partita che si è giocata su un equilibrio precario: due piazzati e un drop di Joel Stransky contro due piazzati e un drop di Andrew Mehrtens, neozelandese ma nato a Durban, in Sudafrica. Con le squadre inchiodate sul 9 a 9 la gara si è trascinata ai supplementari. Quindi, ancora un piazzato per parte, prima il neozelandese e poi il sudafricano: 12 a 12. A quel punto, al minuto 93, dopo un avanzamento della mischia in maglia verde, l'ex apertura del San Donà ha ricevuto l’ovale dalle mani di Joost Van der Westhuizen e lo ha sparato fra i pali. La differenza è stata tutta lì, in quel calcio di rimbalzo. Hanno vinto gli Springboks 15 a 12. In caso di parità il trofeo sarebbe stato assegnato agli All Blacks perché, a differenza dei padroni di casa, non avevano subito espulsioni durante il torneo.
Dopo il fischio finale dell’arbitro inglese Morrison, lo stesso che aveva espulso Small a causa dei suoi insulti due anni prima, ecco arrivare i momenti di massima commozione: l’intera squadra inginocchiata in mezzo al campo a pregare Dio e Mandela in lacrime che ha consegnato la coppa al capitano Pienaar, il giocatore al quale, poco prima dell'inizio, il presidente aveva chiesto la maglia numero 6. Una maglia, quella degli Springboks, che fino a poco tempo prima era esclusivo dominio afrikaner, ma che quel 24 giugno 1995 era indossata anche da un atleta di colore, l'ala Chester Williams.
La vittoria sudafricana era nata innanzitutto dalle terze linee, con Francois Pienaar, Mark Andrews e Ruben Kruger che hanno imbrigliato le incursioni avversarie, ma anche da una partita perfetta giocata dalla difesa. L’episodio simbolo al 14' della ripresa, quando il centro Japie Mulder ha steso un Jonah Lomu lanciato verso la meta dopo che questi si era liberato dell'estremo André Joubert. Di errori, invece, gli All Blacks ne hanno commessi troppi. Tanti i palloni persi dal mediano di mischia Graeme Bachop, mentre Andrew Mehrtens deve recriminare sui tre drop sbagliati nel secondo tempo che hanno permesso agli Springboks di resistere, sperare e infine abbandonarsi alla gioia sulle note del nuovo inno Nkosi Sikelel 'iAfrika. A proposito di questo, quando dopo la caduta dell'apartheid agli Springboks era stato insegnato il testo, Small era particolarmente entusiasta di apprenderlo. Il trequarti ha affermato in seguito che ciò era dovuto al fatto che nei suoi primi anni di rugby anche lui aveva subito discriminazioni da parte dei giocatori afrikaner, in quanto era di origine britannica piuttosto che olandese come loro.
Il 2 settembre successivo i mondiali, il giorno in cui ha esordito il futuro capitano Gary Teichmann, gli Springboks hanno sconfitto il Galles per 40 a 11, con Small che è tornato a schiacciare l’ovale sull’erba.
In autunno gli uomini di Kitch Christie sono approdati in Europa. Il 12 novembre, allo Stadio Olimpico di Roma, in un clima a dire il vero piuttosto vacanziero, sono scesi in campo contro l’Italia. Capitan Pienaar ha aperto le danze marcando una meta, poi bissata da una meta tecnica concessa dall’arbitro. Gli azzurri hanno risposto con due piazzati di Diego Dominguez e sono andati al riposo sotto 6 a 17. Nella ripresa, Orazio Arancio prima e, subito dopo, Carlo Orlandi hanno marcato due mete in sequenza. Grazie anche ad un altro penalty di Dominguez i ragazzi di George Coste si sono trovati in vantaggio per 21 a 17. Il risultato è rimasto tale sino a metà della ripresa, quando gli avversari si sono ricordati di avere appena vinto un mondiale e hanno superato la linea bianca dell’Italia due volte: con Hennie le Roux e Japie Mulder. I calci precisi di Joel Stransky hanno chiuso l’incontro sul 40 a 21.
Nel 1995 Small ha conquistato anche la Currie Cup, con il Natal che ha battuto in finale Western Province per 25 a 17 al Kings Park Stadium di Durban.
Il mondiale sudafricano è stato lo spartiacque tra il rugby dilettantistico e l’era del professionismo. Australia, Nuova Zelanda e Sud Africa hanno fondato la Sanzar e sono nate le franchigie ed il campionato Super 12. Small e i suoi colleghi del Natal sono confluiti negli Sharks, la franchigia delle province del KwaZulu-Natal allenata dall’ex coach della nazionale Ian McIntosh.
Nel primo Super 12 della storia, quello del 1996, la squadra sudafricana si è classificata al quarto posto della regular season, entrando nei play-off grazie ad un solo punto di vantaggio sui Brumbies. In semifinale gli Sharks si sono sbarazzati degli australiani Reds vincendo a Brisbane con il punteggio di 43 a 25 ed il 25 maggio si sono ritrovati a giocarsi il titolo in finale contro i Blues a Auckland. James ha marcato una delle due mete degli Squali, ma i padroni di casa di mete ne hanno realizzate ben sei, una delle quali con Jonah Lomu, e hanno asfaltato i rivali 45 a 21.
Durante la stagione Small ha avuto la soddisfazione di realizzare un totale di 13 mete (e un drop) e terminare così il torneo in veste di leader per quanto riguarda le marcature.
Natal quell’anno ha vinto per il secondo anno di fila la Currie Cup. Stavolta in finale sono stati sconfitti i Golden Lions con il punteggio di 33 a 15.
Anche a livello di nazionali il professionismo ha portato una novità: si tratta del Tri Nations. La prima edizione è andata in scena nel 1996, ma gli Springboks, affidati alla guida di Andre Markgraaff dopo le dimissioni di Christie, sono riusciti a vincere solamente la partita casalinga contro l’Australia, dove Small è stato schierato estremo per lasciare la maglia numero 14 a Justin Swart.
In autunno il team di Andre Markgraaff ha intrapreso un tour che lo ha portato prima in Argentina e poi è approdato in Europa, con Gary Teichmann diventato capitano a seguito del ritiro dal gioco di Francois Pienaar. I due test match contro i Pumas sono stati entrambi vinti dai ‘Boks con punteggi piuttosto ampi. Small, dal canto suo, ha oltrepassato la linea proibita nel primo e poi ha marcato una meta anche alla Francia, nell’incontro vinto 22 a 12 sotto la pioggia di Bordeaux. I sudafricani hanno trionfato anche nel secondo test match con i Bleus, stavolta per un solo punto (13 a 12). Poi, hanno sconfitto 37 a 20 il Galles.
Nel 1997 la panchina degli Springboks è stata assegnata a Carel du Plessis. Il 10 giugno di quell’anno il trequarti di Cape Town ha marcato una doppietta nella partita vinta 74 a 10 con Tonga nello stadio della sua città natale.
Undici giorni più tardi Small era in campo ancora al Newland Stadium dove ha disputato il primo test match contro i British Lions di Ian McGeechan e Jim Telfer. La sfida è terminata 25 a 18 per i rossi. Purtroppo, a causa di un infortunio, James non ha potuto prendere parte agli altri due incontri, che hanno visto una vittoria per parte. Al suo posto Carel du Plessis ha schierato l’ala dei Bulls Andre Snyman.
Small ha disputato comunque tutti gli incontri del Tri Nations del 1997. Nel primo, contro gli All Blacks a Johannesburg, è entrato dalla panchina per sostituire Russell Bennett nel ruolo di estremo. Come accaduto l’anno precedente, anche questa volta il Sudafrica, ora con Nick Mallett al timone, è riuscito a vincere solamente la partita casalinga coni Wallabies.
In autunno Small ha intrapreso con gli Springboks il suo ultimo tour europeo, giocando in tutti e cinque i test in programma e uscendone sempre da vincitore. La prima a cadere sotto i colpi dei verdi è stata l’Italia di Georges Coste, che al Dall’Ara di Bologna è stata battuta 31 a 62, con James che ha realizzato due delle nove mete messe a segno dalla sua squadra; una per tempo.
Il trequarti è andato oltre la linea bianca anche nella successiva sfida con la Francia a Lione, terminata 36 a 32 per i ‘Boks, i quali hanno sconfitto i Coqs pure una settimana più tardi a Parigi, stavolta con un eclatante 52 a 10.
Il 29 novembre il team di Nick Malett ha espugnato Twickenham vincendo con il punteggio di 29 a 11. Small non ha marcato nel tempio del rugby londinese, ma lo ha fatto due volte a Murrayfield il 6 dicembre, arrivando così a quota 20 e superando il record di 19 che apparteneva a Danie Gerber. Quella partita, però, ha sancito il suo addio alla maglia della nazionale sudafricana e al rugby internazionale a soli 27 anni.
In totale James ha guadagnato 47 caps con gli Springboks e ha messo a segno 20 mete, che all’epoca era il record per quanto riguarda il Paese Arcobaleno.
Nel 1997 James ha lasciato gli Sharks e ha giocato tra le fila dei Western Province, con i quali ha vinto subito la Currie Cup, e quindi per la franchigia che rappresenta l'area metropolitana di Città del Capo: gli Stormers.
La stagione successiva il ragazzo si è spostato a Johannesburg per giocare con i Golden Lions, poi diventati Cats. Lì vi è rimasto sino al 1999, l’anno in cui, dopo avere vinto la sua quarta Currie Cup e anche la Vodacom Cup, ha deciso di ritirarsi in via definitiva, citando la perdita del suo ardente desiderio di praticare questo sport come motivo per appendere le scarpette al chiodo.
Il 23 maggio 1999 James ha disputato una partita per i Barbarians contro i Leicester Tiger. Per la cronaca, il club ad inviti, nel quale erano schierati anche i nostri Massimo Giovanelli e Cristian Stoica, ha vinto la sfida 55 a 33.
Durante il suo tempo da giocatore, Small ha lavorato come modello. In seguito, dopo essere andato in pensione, si è dato alla ristorazione e ha aperto il Café Caprice a Camps Bay.
Nel frattempo l’ex trequarti degli Springboks si è dato da fare anche in veste di allenatore. Small è stato coinvolto con l'Investec Rugby Academy, prima di essere nominato assistant coach di Robert du Preez ai NWU-Pukke per la Varsity Cup del 2014. Si è poi unito ai Leopards nella prima divisione della Currie Cup come consulente tecnico e nel 2016 è diventato il vice di Brad Wilken nel Pirates Rugby Club di Johannesburg.
Nel 2001 Small è stato accusato dal padre della sua fidanzata, la modella Christina Storm. James ha ammesso di avere picchiato la fidanzata e si è scusato dicendo: “Christina non ha mai subito danni fisici. Mi scuso per questo. Il mio cattivo umore non avrà di nuovo la meglio su di me."
L’anno successivo l’ala di colore Chester Williams ha rilasciato una propria biografia nella quale racconta che James Small una volta, durante una partita, gli ha urlato: "Sei un fottuto kaffir, perché vuoi giocare il nostro gioco? Sai che non puoi giocarci”. Al momento Small aveva risposto attraverso il suo avvocato di non possedere "nessun ricordo degli eventi specifici a cui Chester fa riferimento". Molto tempo dopo James ha avuto uno scambio epistolare su Twitter con lo scrittore Mark Keohane, il quale aveva redatto la biografia di Williams. In un Twit il campione del mondo del 1995 ha scritto:” la prossima volta voglio vedere il tuo nome nei necrologi ... Vaff.o, piccolo verme !!!”. Small resta sempre il cattivo ragazzo di un tempo.