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Lisandro Villgra, 41 anni, mediano di mischia argentino di Cordoba (stesso club di Diego Dominguez). Un passato da giocatore a Viadana, Parma, Prato e oggi sulla panchina della Pro Recco ovale, Squali che disputano la pool promozione della serie A e che domenica saranno a Roma sul campo della Pimavera per una partita che vede il XV ligure partire con (tutti) i favori del pronostico.

  • Un’altra finale in vista?
    Piano! Chiariamo subito che l’anno scorso in finale ci siamo arrivati senza quasi accorgercene. Nel senso che non avevamo programmato una stagione così di alto livello e, una volta approdati alla semifinale, sinceramente pensavo, e non solo io, che la nostra stagione dovesse terminare lì. Poi abbiamo eliminato Colorno, che tutti consideravano già in finale dopo il risultato di gara1. Lo sport è così. È bello per questo, perché alla fine…
  • … ha sempre ragione il campo. Giusto?
    Proprio così. E il campo, qualche volta, non sempre, smentisce previsioni e pronostici frutto anche di valutazioni attente e sensate. Detto questo, con tre punti di distacco da Firenze che guida la classifica e uno solo da L’Aquila, confermo che, rispetto alla mia squadra, entrambe possiedono risorse e potenzialità superiori. E che quindi…
  • In semifinale ci andranno loro?
    Sì, se il rugby è uno sport dove a vincere è sempre e solo il più forte. Oltretutto la mia squadra è alle prese con una serie quasi infinita di infortuni. La linea arretrata ha perso pedine importanti che non è operazione scontata rimpiazzare. Firenze dispone di una rosa molto ampia e può schierare giocatori di esperienza e talento. Mentre L’Aquila, nonostante la giovane età media dei titolari, possiede la forza morale che le deriva dalla tradizione e dalla solidità di un ambiente abituato a vivere situazioni di tensioni e sfide di vertice. A vincere, in una parola.
  • Oddio… parlare di solidità a L’Aquila dopo aver letto le ultime dichiarazioni di Zaffiri
    Quella è una solidità di tipo finanziario, io mi riferivo alla forza interiore di un gruppo che sa di rappresentare una città che ha scritto la storia di questo sport. I soldi sono importanti, non c’è dubbio. Ma qualche volta se ne può anche fare a meno. Non troppo spesso, lo so. A volte. E questa potrebbe essere una di quelle che, non a caso, si chiamano eccezioni.
  • Ma come si vive il rugby nella città che è il tempio mondiale della pallanuoto?
    Con la consapevolezza che dal confronto, almeno in termini di immagine e di appeal, il rugby ne uscirebbe sconfitto su tutti i fronti. Ragion per cui abbiamo deciso di provare a costruirci una nostra strada che cerchiamo di percorrere con la dovuta umiltà ma con il necessario entusiasmo. Non saremo certo noi della palla ovale a sottrarre pubblico alla pallanuoto. Ma ritengo sia nostro dovere competere sempre per raggiungere il massimo traguardo possibile. Siamo la miglior espressione rugbistica della regione Liguria. Un ruolo che abbiamo conquistato lavorando duramente e, qualche volta, giocando davanti a poche decine di spettatori.
  • Appena arrivato a Recco lei ha allenato l’under 16, continua a interessarsi di settore giovanile?
    Non ne  ho il tempo e la società dispone di ottimi elementi che se ne occupano. Schieriamo tutte le squadre di categoria, con numeri tutto sommato buoni, almeno dall’under 14 in su. Più sotto, nel settore Minirugby, qualche problema di reclutamento c’è. Stiamo lavorando molto nelle scuole. Confido che le cose miglioreranno.
  • Dal settore giovanile qualcuno arriva in prima squadra?
    Sì, e con una certa regolarità. Attualmente i giocatori in rosa formati nel nostro vivaio sono 7. Non male, viste le dimensioni del nostro movimento.
  • Uno sguardo alla serie superiore: chi vincerà lo scudetto?
    Calvisano. L’ho visto giocare, dispone di ottime individualità e di un’eccellente organizzazione. È un gradino, se non proprio un gradone, sopra la concorrenza.
  • Domenica a Firenze va in scena la finale del Trofeo Eccellenza fra Viadana e Fiamme Oro. Un pronostico?
    Dico: Viadana. E non solo per motivi  sentimentali, dal momento che è  stato il primo club italiano di cui ho vestito la maglia. Ma anche perché, oggettivamente ritengo sia in grado di esprimere un rugby molto produttivo e anche bello da vedere. Mediana e  linea arretrata sono molto buone. Hanno un bravo allenatore (Pippo Frati, ndr), sono in corsa per i play off e stanno crescendo.
  • E la sua Argentina?
    La scommessa del Super Rugby sta dando i primi importanti riscontri. E sono tutti positivi. La strada che porta ai Pumas e che deve passare obbligatoriamente per i Jaguares ha pagato.  Così come l’aver deciso di schierare in Nazionale solo giocatori argentini di nascita e di avere solo tecnici argentini nello staff. Giovani di talento e fisicamente performanti ne abbiamo e sono tanti. Quanto sta accadendo a casa mia è la dimostrazione che quando un progetto è buono e viene portato avanti secondo criteri di logica e di equilibrio, i risultati arrivano. Io dico che: ancora un paio d’anni e il rugby argentino competerà con tutti ai massimi livelli.  

 

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Foto Martina Sofo