Simone Ferrari: il nuovo pilone destro dell’Italia si racconta
Raggiunti i 130 kg ho iniziato la dieta, dovevo diventare un professionista anche fuori dal campo
Simone Ferrari, pilone destro dell’Italia, è stato senza dubbio una delle note positive di questo Tour 2017 appena concluso con la sconfitta contro l’Australia. A Brisbane però, nonostante il 40-27 maturato nei minuti finali, i Wallabies sono stati messi in grossa difficoltà. Quando? In mischia chiusa, dove Ferrari ha messo sotto prima Scott Sio e poi Toby Smith (i due sinistri dell’Australia ndr).
Simone è nato a Cernusco sul Naviglio 23 anni fa e pesa 122 kg, le mischie chiuse per lui sono sempre state una passione e lo racconta alla Gazzetta dello Sport: “E’ merito anche di Fuser, che in seconda linea è un bel trattore, e di tutti i compagni. In mischia non si è mai soli”.
Ha iniziato a giocare a rugby nel 2001, a 7 anni, ed è cresciuto a Segrate: “prima giocavo a calcio ma facevo troppi falli, mi ammonivano sempre, ero il più grosso. Mio fratello Lorenzo andava al liceo e iniziò a giocare, così andai anch'io al campo. Mi piacque subito, mi sfogavo di più rispetto al calcio, e poi mi piacevano le mischie”.
Nel 2012 lo spostamento a Parma per frequentare l’Accademia U18. Mamma Marcella, ex maestra elementare, e papà Pietro, responsabile di una ditta di stampe grafiche, dissero si dopo essersi sincerati che in Emilia avrebbe frequentato un liceo scientifico serio. Da li il passaggio ai Crociati dove poco più che 18enne giocò una stagione da titolare in Eccellenza, poi Mogliano dove è stato allenato da Properzi. Qui una piccola pausa nella carriera quando il passaggio al Tolone saltò improvvisamente, qualche mese dopo però ricomincia dalla Serie A con l’ASR Milano per poi, infine, approdare in Pro12 con il Benetton dove è diventato a tutti gli effetti un professionista: “Lo volevo fortemente — riprende Simone —, e mi trovai bene. La mischia, poi, per me è sempre stata una vocazione. Ho imparato da Luciano Docinto, da Fulgoni, da Romagnoli e da Manuel Ferrari, che mi ha seguito nel primo anno a Treviso. In questa stagione poi Fabio Ongaro mi ha dato un sacco di dritte”.
774 minuti in Pro12, 13 volte da titolare
A dicembre un infortunio al polpaccio nel derby contro le Zebre lo costrinse a stare fermo 2 mesi: “mangiavo tanto e non giocando ingrassavo. Crowley (il tecnico di Treviso, ndr) mi disse che se fossi tornato più pesante di prima non mi avrebbe convocato: Mi fece male, ma capii che dovevo essere professionista anche fuori dal campo. Così da quasi 130 kg sono passato a 122, tra allenamento e dieta. Ora però basta, altrimenti per la mischia non va bene”.