Italia - Irlanda: Le pagelle di Sbrocco
Non appartengo alla categoria di quelli che godono nel poter dire, una volta nella vita: “Io l’avevo detto”, ma siccome dopo aver scritto che lo scarto (ahimè) più probabile di Italia – Irlanda di oggi sarebbe stato “più vicino ai 50 che ai 30” (leggi qui), sono stato costretto ad accettare una lunga sequenza di sfide lanciatemi da (veri/supposti) amici e conoscenti. “Se sei un uomo e se credi veramente che andrà così…”. Dalla cassa di birra (24 lattine) alla cena di pesce, alla salama da sugo fino al “cabarè di frittole doppio zabaione” da 18, le poste suggerite. Tutte accettate. Da domani passo all’incasso, stasera preferisco stare leggero. Anche perché, non so voi, ma dopo gli 80’ dell’Olimpico… voglia di festeggiare qualcosa proprio non ce n’è.
Pagelle, quindi! Dovendo valutare i comportamenti di giocatori che, sul campo e pur lottando secondo indole e potenzialità ne hanno presi 60 e passa, credo sia sensato provare a evidenziare quel poco di buono che comunque c’è stato e si è visto. Perché mettere per iscritto che Parisse non è Healsip, Mbandà non assomiglia a CJ Stander e Favaro palla in mano non è O’Brien… Così come tentare di fare paragoni fra Jackson e Canna, o fra Earls e Esposito, fra Padovani e Kearney. Ciò detto, cominciamo, ma in ordine sparso, nel segno di una condivisione che in campo non si è vista ma che ci piace pensare esista, nonostante le gerarchie.
Parisse: poca roba, capitano! Davvero poca roba. È vero, non era questa la partita da provare a vincere, troppo forti loro e sideralmente superiori in ogni frangente. Ma quei palloni passati “ad altri” senza alcun costrutto davanti alla difesa, quella palla strappata dalle mani a opera del piccolo Paddy Jackson sotto i pali, quel caracollare per il campo senza costrutto e contenuto, dicono di una partita sbiadita e dai toni irrimediabilmente grigi. Grigiastri. Voto: 4
Favaro: da lui si vogliono placcaggi e recuperi. E lui ci prova a darne a una squadra che, fin da subito, pare sul punto di crollare sotto i colpi dei verdi. Un paio di salite sparate fuori bersaglio di millimetri, una mezza dozzina di ruvidi e impavidi frontali e anche due buoni recuperi. Sarebbero tre, ma su uno l’arbitro vede “mani a terra” e applica alla lettera la norma che lo vieta. Esce stremato e si risparmia l’ultimo quarto. Ma alla voce “dare”, sul suo personale report risulta “tutto”. Voto: 7
Cittadini – Lovotti: problemi e tanti per tutto il primo tempo in chiusa. La prima linea isolana detta legge fin da subito su angoli di spinta e assetti. Anche grazie al supporto di due grinder mica male messi dietro a puntellare (Ryan – Toner). Negli spazi svolgono diligentemente il loro lavoro raddoppiando placcaggi e consolidando i pochi possessi avuti. Senza mai incidere sugli equilibri del duello fra opposti reparti. Voto: 5
Ghiraldini: in campo da titolare prova a dare sostanza alle situazioni di collisione e all’uno contro uno nello stretto. Ci riesce per i primi minuti, poi paga una condizione fisica (forse) non ancora al top. Un paio di lanci sbagliati, forse per difetto di comunicazione. Voto: 5
McLean: si sorbisce altri 80’ al fronte. Placca come può e come sa tutto quello che passa dalle sue parti, mette anche un paio di pedate niente male nel segno di un tentativo, a volte disperato, di togliere pressione. Merita la sufficienza che ebbe con il Galles, viste le condizioni di Benvenuti e l’evanescenza dell’attuale Campagnaro… averne come il vecchio Luke! Voto: 6
Esposito: se un buon giocatore di calcio non si giudica dai rigori che segna o che si fa parare… un’ala non si puà giudicare in una partita in cui tocca solo pochi e roventi palloni di quasi recupero. Certo che nelle occasioni in cui sarebbero servite determinazione nel placcaggio e punta di velocità commisurata al prestigio del palcoscenico… Non ci siamo. Almeno: non ancora e (forse) non da ala. Voto: 5
Padovani: Gilroy lo “scherza” in velocità sul pedatone di CJ Stander in occasione dell’ultima meta. Per il resto del pomeriggio fa quel che può. Che non è moltissimo, soprattutto quando l’intensità si alza oltre il livello della guardia azzurra. Che in confronto a quello degli irlandesi è… bassino. Voto: 5
CJ Stander: esistono buoni giocatori, poi ci sono quelli buonissimi, i grandi e gli immensi. Lui è un gradino sopra a tutti, insieme a pochi altri che abitano l’attico dell’Olimpo ovale del pianeta. Perfetto persino quando usa il piede, le sue gambe sprigionano una potenza da pompa oleodinamica, segna una meta con in groppa tre quintali abbondanti di azzurro, e quando (secondo tempo) annusa un intervallo interno, penetra e supera la linea con la grazia di una gazzella travestita da carro armato. Voto: 10
Ps – Ai suoi due compagni di reparto: 9. Giusto per marcare un minimo di differenza
Paddy Jackson: il vice di Sexton è un signor giocatore! E in effetti, se a 19 anni ha fatto il titolare in Celtic e ha giocato la finale di Heineken, una ragione ci deve essere stata. Lucido, lineare, arrembante quando è servito, punto di riferimento prezioso e affidabile per l’intera line arretrata. Mani e piedi da giocatore di alto livello. Uno di quelli che mancano a noi. Purtroppo. Voto: 9
Arbitro Jackson: capisce subito che in campo c’è una squadra nettamente più attrezzata dell’altra. E si adegua come solo gli arbitri intelligenti sanno fare. Quando può ci dà una mano. Punisce Zebo per una salita anticipata su box di Murray in difesa e ci concede 7 punti di meta tecnica su crollo provocato di raggruppamento avanzante. Non sbaglia su Favaro in versione “mani a terra”, ma si distrae sullo stesso gesto di Healsip. Giusto per gli annali. Amministra bene anche la chiusa, fischia 14 calci di punizione in tutto. È vero che c’è stata poca contesa, ma ha condotto in porto la gara con fermezza e lodevole equilibrio. Voto: 8
Pubblico dell’Olimpico: pochi squarci di azzurro sulle tribune. Il popolo del rugby ha risposto (molto) meglio di sette giorni fa con il Galles. La giornata primaverile avrà certamente aiutato, e forse l’appeal dell’Irlanda supera quello dei Dragoni. Ah! Saperlo. Non erano 70 mila ma forse la curva ha smesso di scendere. Voto: 7
O’Shea: qualcuno ha già cominciato a chiedersi se sia veramente lui la risorsa umana di cui il rugby italiano aveva bisogno per alzare il livello complessivo del suo rendimento. È questo, e non da oggi, il nostro vero sport nazionale. Siamo tutti ct mancati. Insisto e mi ripeto: con il “materiale umano” che ha a disposizione l’attuale ct dell’Italia, non può pensare di ottenere risultati (molto) diversi da quelli visti finora. Cinquanta punti fra questa Italia e questa Irlanda, ci sono tutti. Anche se in panchina (pardon: su in tribuna) sedessero la fata Morgana, mago Merlino e Asterix. Con Batman e Black Macigno nelle vesti di consulenti. Voto: 6
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Foto Alfio Guarise