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È dal 2000 che l’Italia disputa il Torneo e “fa parte” del gruppo che costituisce il Sei Nazioni. Un socio tutt’altro che di secondo piano, anche sul piano formale, al quale vengono riconosciute royalties paritetiche e che, parimenti agli altri, produce incassi e indotti degni di ogni interesse. Eppure, alla vigilia del Six Nations n. 18, di avere un arbitro italiano chiamato a dirigere una delle 15 partite in calendario, semplicemente: non se ne parla. E a scorrere la lista delle terne designate si deve anche, purtroppo, incassare l’umiliazione (perché di questo si tratta) di leggere il nome di Marius Mitrea (foto) indicato nel ruolo di secondo assistente nella partita forse più attesa, quell’Irlanda – Inghilterra in programma a Dublino il 18 marzo, che è stata assegnata a Jerome Garces. E che in caso di infortunio o impedimento del titolare in corso d’opera, sarà diretta da Mathieu Raynald, primo assistente del fischietto designato. Il che tradotto, magari un po’ barbaramente, suona più o meno così: del miglior arbitro di una nazione la cui Nazionale disputa per la 18esima volta il Sei Nazioni, i signori che detengono e amministrano il potere dei fischietti internazionali, semplicemente non si fidano. E la cosa, vediamo di non girarci troppo intorno, è un’evidente e palese umiliazione per il nostro rugby, per il nostro settore arbitrale e per quanti, a vario titolo, allo sviluppo del nostro movimento si dedicano. Gira voce che Mitrea dirigerà la finale Pro 12 del 2017. Un contentino di nessun valore. Uno zuccherino al veleno.

Magra, magrissima consolazione: anche alla Scozia è stato riservato lo stesso trattamento. Per anglosassoni e francesi noi eravamo e siamo rimasti terzo mondo. E l’idea di far dirigere a un arbitro italiano un match del Sei Nazioni, agli occhi di lor signori, equivale a una bestemmia. Suona blasfemo.

Facciamocene una ragione, così ci considerano e (tanto) poco ci calcolano. Perché così va il mondo, anche quello di forma ovale. Perché l’Italia intesa come squadra, di partite del Torneo ne vince poche, ha un campionato domestico che non fa testo e nemmeno curriculum. Riesce a piazzare i suoi migliori elementi in un torneo, il Pro 12, che al massimo ha il valore di anticamera, di camera di chiamata. Ma che nulla ha a che spartire con le competizioni “vere”. Che sono: Premiership, Top14, Champions Cup e Super Rugby. E se non è bastato (non è bastato) il credito internazionale accumulato da Marius Mitrea nelle ultime stagioni, per fargli meritare la qualifica di primo assistente… ma di cosa stiamo parlando?

Per la cronaca: zero italians anche nei ranghi dei Tmo (e dire che nel 2011 fu l’italiano De Santis a televedere la finalissima Nuova Zelanda - Francia del mondiale agli antipodi), mentre qualche Paisà è stato inserito nell’elenco dei Citing (Recaldini, Reale, Vancini fra gli altri). Figure dignitosissime e meritevoli di ogni rispetto nel variegato mondo dell’amministrazione della “giustizia sportiva”, ma la cui funzione si sostanzia e si esaurisce nella mera segnalazione.

Quanto ad arbitri e arbitraggi, la parte del leone (6 partite su 15!) la fa la Francia, che ha piazzato i suoi 4 professionisti  - Poite, Garces, Raynal e Gauzere - ai vertici della piramide. Tre partite saranno a direzione neozelandese, due inglese. Seguono: Galles, Irlanda, Argentina e Sud Africa con una partita a testa.

Ancora un dato, quello relativo di primi assistenti, i vice dell’arbitro, tanto per capirsi: 5 alla Francia, 3 all’Inghilterra, 2 a Nuova Zelanda e una ciascuno a Argentina, Irlanda, Sud Africa e Galles (il mitico Nigel Owens ancora fra noi!).

 

A questo link la programmazione TV del weekend di 6 Nazioni

La prima giornata del 6 Nazioni - Clicca sul match per le formazioni e arbitri