L'annata ovale, il meglio e il peggio del rugby mondiale nel 2023
Quello che ci è piaciuto e quello che ci è piaciuto... di meno
Foto Springboks
L'anno volge al termine e come di consueto tiriamo le somme per vedere cosa ci è piaciuto e cosa, al contrario, andrebbe rivisto nel prossimo anno.
La Rugby World Cup ci ha fornito tanti spunti su cui riflettere e tante cose positive che abbiamo ammirato e apprezzato. Dalla vittoria Springboks all'ottima performance del Portogallo, c'è tanto da vedere.
Ecco a voi il meglio dell'ultima annata ovale:
- Sudafrica ancora campione: continua ad impressionare questa bomb squad, che dopo quattro anni sembra non aver perso il cipiglio. Il quarto titolo Mondiale arrivato, non senza polemiche, è la prova che gli Springboks continuano ad essere la squadra più efficiente del momento.
- All Blacks… quasi campioni: è meno male erano in crisi! Questa Nuova Zelanda è risorta dalle proprie ceneri e ha dato la giusta lezione a tutti: in primis agli Azzurri, poi all'attesa Irlanda. I Pumas che hanno potuto poco, e se non fosse stato per quei due piazzati falliti di Mo'unga e Jordie Barrett in finale, avrebbe sollevato la Webb Ellis Cup… in barba al rosso di Sam Cane.
- Irlanda… non è campione, però: la miglior nazionale europea, la squadra che tutti attendevamo al Mondiale, peccato che in semifinale qualcosa è andato storto. Da Joe Schmidt ad Andy Farrell i Verdi continuano a macinare risultati positivi.
- I 38 anni di Johnny Sexton e i 39 anni di Sergio Parisse: icone dell'ultima annata ovale, leader indiscussi, il primo con l'Irlanda il secondo con Tolone in Top14. Alla soglia dei quarant'anni questi due campioni hanno dato prova di maturità, esperienza, classe e tanta resistenza, che non è facile vedere nel rugby. Il capitano irlandese piangerà per un Mondiale che non potrà più vincere da giocatore, Parisse per una convocazione che non è arrivata ma che avrebbe meritato.
- Il centenario di Roy Roper: è stato l'All Black centenario, primato raggiunto lo scorso 11 agosto. Tanta tenerezza per questo “nonnino” che si è visto consegnare il cap dei cent'anni. Roper è venuto a mancare lo scorso settembre a New Plymouth.
- Portogallo rivelazione: i lusitani hanno divertito tanto a questo Mondiale, sfoggiato le tante doti provenienti dal seven e la buona qualità della squadra. Un pareggio con la Georgia e una storica vittoria con Fiji hanno portato il sorriso sul volto dei giocatori, autori di un Mondiale che resterà nella storia.
- Fiji il grande salto: non si parla male degli arbitri, ma forse sul quarto tra Inghilterra e Fiji si potrebbero dire tante cose. I “figiani volanti” arrivano per la terza volta nella storia ai quarti di finale di un Mondiale, stavolta tante le situazioni critiche e le decisioni poco chiare che hanno minato il risultato. Aldilà di questo rimane l'egregio lavoro del tecnico rivelazione Simon Raiwalui a questa World Cup.
- Andrea Piardi: tanti i traguardi del fischietto azzurro. La finale di United Rugby Championship soltanto l'inizio, le designazioni internazionali e, infine, la chiamata alla direzione di Irlanda-Galles al prossimo Sei Nazioni 2024. Primo fischietto italiano a ricevere questo incarico! Ad maiora!
- Wayne Barnes icona: critiche a parte, l'avvocato inglese resta l'immagine degli ultimi quindici anni di rugby, ereditando lo scettro di Nigel Owens; cinque Mondiali diretti, una finale, nulla da dire.
- Warren Gatland, il decano: cinque Mondiali, cinque Mondiali da allenatore. Nessuno come lui. Il coach neozelandese può dirsi soddisfatto di questo, un po' meno per i risultati. Il suo Galles trova sempre un muro davanti, e ancora una volta viene a mancare il grande balzo verso la finale. Lui, che un Mondiale lo meriterebbe “ad honorem”.
Per la par condicio, vediamo tutte quelle cose che proprio non ci son piaciute:
- Australia ed Eddie Jones: il diavolo della Tasmania stavolta ha toppato, con lui anche i Wallabies. La peggiore Australia degli ultimi anni, già sotto tono con la direzione di Dave Rennie. Jones non migliora le cose, stavolta il guru può davvero poco e non riesce a riogranizzare una squadra che ha bisogno di essere ristrutturata in vista del prossimo Mondiale in casa loro.
- L'Italia… ehm: tante cose belle, Capuozzo, Crowley, le vittorie con Australia e Galles. Lamaro leader in campo. Stiamo andando bene ci sembra. Però quel 96-17 con gli All Blacks e il 60-7 con la Francia non sono accettabili. Troppo pesanti per essere ignorate.
- Zebre: Uno score di 17 sconfitte in URC la scorsa stagione, troppe. Questo campionato è partito sicuramente bene per la franchigia federale, sperando possa portare a buoni risultati.
- L'arbitraggio: L'ultimo Mondiale ci ha fatto storcere il naso sulle scelte arbitrali, il più delle volte di difficile comprensione nonostante le revisioni “treshold” a cui ci hanno abituato. È assurdo come azioni riviste da team di tante persone portino a scelte macchinose…