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Pasquetta in compagnia di Achille Bertoncini. L’appetito non è quello dei tempi migliori, di iscriversi alla gara di chi mangia più salamelle e uova sode, neanche a parlarne. Ma di rugby sì. “Tanto per non perdere l’abitudine”. Un bicchiere di rosso, il primo di una serie che non sarà da record. E la giusta dose di amarezza, appena stemperata dalla proverbiale saggezza tipica di questa Emilia dei tanti confini. “Alle gare – comincia prendendola filosoficamente molto alla larga -  uno partecipa perché decide di farlo, perché gli piace misurarsi con gli altri. E nel farlo ne accetta le regole. Alla fine: qualcuno vince e qualcuno no”.

ï         Alla fine di questa gara manca una giornata ma la retrocessione del suo Piacenza è scritta sulla pietra. Che campionato è stato?
-          Bello, combattuto e, per quanto ci riguarda, anche con una certa quota di soddisfazioni. E tutte sul campo! L’unico luogo dove la parola soddisfazione possa avere un senso e un significato.

ï         È stata un’edizione dell’Eccellenza un po’ in controtendenza…
-          Apertamente in controtendenza, direi. Senza squadre materasso o già condannate a retrocedere prima di cominciare. Con una quota salvezza teoricamente superiore a 20 punti. Una rarità alle nostre latitudini. Segno che è stata competizione vera, che anche questo tanto bistrattato campionato domestico qualcosa ha fatto vedere.

ï         Un buon rugby?
-          Anche. Un rugby commisurato al livello delle competenze di chi lo gioca e di chi lo allena. Non il Super Rugby dell’emisfero sud e neanche il Top14, ma una competizione più che dignitosa, insisto. Noi siamo arrivati ultimi per episodi, non per manifesta inferiorità. Di più non siamo stati capaci di fare. Ma il nostro contributo l’abbiamo dato, sempre.

ï         Parlava di episodi, quali?
-          Fra i tanti me ne vengono in mente tre, legati a tre partite che, numeri alla mano, hanno contribuito in maniera decisiva a emettere la sentenza che ci riguarda. L’ultima mischia, a tempo scaduto e su nostra introduzione, persa contro Mogliano a Piacenza, da cui è nata la meta del sorpasso. I piazzati sbagliati di Viadana e dell’ultima in casa con San Donà, oltretutto con un calciatore (Mortali, ndr) che ha sempre fatto, e per intero, il proprio dovere.  Se alla nostra attuale classifica aggiungo 4 – 8 punti le cose cambiano. Se.

ï         In effetti la Lazio si salva grazie ai bonus offensivi…
-          E, almeno fino a oggi, avendo perso una partita più di noi. Il dato sorprendente dei romani è che sono, a 80’ dalla fine della stagione, la squadra con la peggiore difesa ma con il quinto miglior attacco. Noi, quasi specularmente, abbiamo il peggior attacco ma quanto a punti subiti siamo al sesto posto.

ï         Ciò significa?
-          Che per quanto abbiamo lavorato con serietà e dedizione entrambe le fasi di gioco, siamo arrivati a fornire prestazioni sufficienti, se non addirittura buone, in difesa, dove siamo grosso modo a livello del Viadana che è quarto in classifica,  ma non altrettanto nella fase offensiva. Elementare. E in un campionato in cui per fare punti possono bastare quattro mete segnate…

ï         È in atto un… dibattito abbastanza acceso sulle modalità di ottenimento del bonus offensivo. Qual è la sua posizione in merito?
-          Preferisco non entrare nei dettagli. Lo farei, molto volentieri, se ci fossimo salvati. È una questione di stile e di opportunità. Magari nel corso dell’estate, a bocce completamente ferme…

ï         Non è un’opinione che siamo l’unico campionato a riconoscere il bonus offensivo indipendentemente dal risultato finale. In Francia…
-          La Francia è la Francia e l’emisfero Sud è l’emisfero Sud. Ognuno a casa propria fa come vuole, come crede sia meglio. E noi in federazione abbiamo persone che prendono decisioni che rispetto e a cui mi adeguo. Posso solo dire che premiare con un punto in classifica una squadra che perde 70 – 20 è… O che bonus acciuffati negli ultimi minuti quando si è sotto di 50 punti sono…

ï         Sono?
-          L’altra domanda?

ï         Nel corso della stagione la mediana del Piacenza non ha brillato per continuità, conferma?
-          Forse perché siamo stati costretti a cambiare 4 aperture e 3 mediani di mischia nel corso dell’anno, azzardo?

ï         C’è stata una partita che ha in qualche maniera deciso la vostra annata, episodi sfavorevoli a parte?
-          Se dico: la vittoria della Lazio a Reggio dopo che a Reggio erano stati assegnati i punti della partita persa con San Donà faccio dell’inutile polemica?

ï         Inutile di sicuro, la decisione del Coni non è appellabile. Un aspetto positivo della stagione dei Lyons?
-          L’età media di 24 anni. Non siamo stati i soli a dare spazio ai giovani, la tendenza mi pare generalizzata e ritengo si tratti di un segnale importante e positivo. Della serie: prima di dire che i giovani di qualità non ci sono, mettiamoli alla prova!

ï         Qualche nome?
-          Guardando in casa nostra dico: Marco Conti, un centro di 21 anni che è cresciuto in maniera evidente e che promette grandi cose nel ruolo, poi il flanker Marco Ferrari, una sicurezza, oltre che una forza della natura. Entrambi formati alla scuola Asr Milano. Nella lista metto anche il pilone Giosuè Zilocchi, nazionale under 20, forse il più noto al grande pubblico dei tre e la terza Abdoul Bance. Ma altri ce ne sarebbero che meriterebbero una menzione speciale. Anzi: ce ne sono!

ï         Confermandosi pilota esperto e affidabile (250 km a seduta e partita per l’intera stagione, senza un incidente o una contravvenzione!), nel tempo libero dall’impegno in Eccellenza, sta contribuendo alla grande annata dell’under 18 del Monferrato…
-          La partita decisiva è quella del 23 a Rovato. Se facciamo 4 punti siamo nelle 8 finaliste per il titolo di categoria. Niente male.

ï         Domanda d’obbligo: campionato 2017-2018, Lyons ancora con Achille Bertoncini in panchina?
-          Risposta scontata: manca ancora una giornata alla fine. Se ne riparla a stagione finita.

 

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Foto Alfio Guarise