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Si è chiuso il novembre di test match internazionali dell’Italia ed è giunto il momento di tirare le somme. L’Italia ha giocato tre partite che hanno una storia molto diversa l’una dall’altra. Prima la quasi umiliante sconfitta di Roma contro le seconde scelte degli All Blacks, un 10-68 molto pesante, 10 mete subite all’esordio dell’assistant coach Brendan Venter, il sud africano chiamato a occuparsi della difesa dell’Italia, qualcuno poi, dopo il Sud Africa, lo ha anche elogiato, giudizi frettolosi dopo solo 3 partite.

19/11/2016. Ricordiamoci questa data perché a Firenze quel giorno l’Italia ha scritto la storia battendo il Sud Africa 20-18. Sicuramente gli Springboks hanno e stanno passando il peggior momento della storia del rugby sudafricano, ma la vittoria azzurra è passata attraverso il bel gioco, una buona conquista nelle fasi ordinate e una ottima difesa. Abbiamo battuto i 4° nel Ranking mondiale, onore agli azzurri!

Infine la sconfitta con le Tonga, la possiamo definire storica pure questa perché è la prima volta che l’Italia viene battuta in casa dagli isolani (ci avevano battuto alla RWC ’99). A Padova abbiamo assistito a un match dal ritmo basso, poco avvincente. L’Italia non ha saputo sfruttare le occasioni del primo tempo, e nel secondo non ha saputo contrastare la risaputa fisicità delle Tonga fino al sorpasso e risorpasso con due piazzati nei 5 minuti finali. Ce lo ricorderemo a lungo il 17-19 dell’Euganeo. Insomma nel secondo tempo abbiamo subito il gioco di una squadra composta da giocatori che militano in 5 diversi campionati, atleti messi assieme ed allenati per mettere in atto un piano di gioco nel minimo tempo possibile. Complimenti coach Tutai Kefu!

Se vogliamo guardare il match di Padova nel particolare c’è il rimorso per i due calci non piazzati, a nostro avviso è stata, in quel momento, la scelta giusta per una Nazionale che gioca il 6 Nazioni… 

Il CT Conor O’Shea si prende tutte le responsabilità della scelta e aggiunge dal comunicato FIR:
“Di certo questo è stato uno di quei giorni che impari a non voler rivivere. Lo ricorderemo anche di più della giornata trionfale con il Sud Africa”.
“Non abbiamo perso la partita sul piano fisico. Ci sono state tante buone prestazioni individuali e piccoli errori che ci sono costati la vittoria. Ma il nostro piano di gioco è buono e sarà valido anche per il futuro. Non vedo l’ora di vederci all’opera con il Galles nel prossimo 6 Nazioni”.

In chiusura O’ Shea: “Questo è un gruppo di persone speciali. Siamo all’inizio di un viaggio che sarà lungo e difficile, ma siamo determinati a percorrerlo e a raggiungere gli obbiettivi che ci siamo prefissati”. 

La fiducia in Conor O’Shea c’è, una evoluzione nel gioco dell’Italia si è vista, mentre Brendan Venter forse non ha avuto molto tempo per costruire la “sua” difesa. 

Hanno bene impressionato in questo trittico internazionale Simone Favaro, placcatore fenomenale capace di trasmettere la sua grinta anche ai compagni oltre che al pubblico. Giamba Venditti ha risposto “io ci sono” quando è stato chiamato per sostituire Angelo Esposito, l’ala delle Zebre ci ha fatto vedere finalmente tutta la sua fisicità sia in attacco (la meta al Sud Africa) che in difesa. Bene l’esordiente Giorgio Bronzini, non ha ancora la velocità di passaggio di Violi e la leadership di Gori ma ha ben altre qualità fisiche, l’esperienza futura lo aiuterà a crescere ulteriormente.
Infine due parole per i giovani piloni esordienti: Nicola Quaglio e Simone Ferrari, con il Sud Africa hanno fatto un secondo tempo da applausi, con le Tonga a parte la prima mischia (quando hanno subito in 7 contro 8) poi hanno ripreso in mano la situazione, due nuove facce su cui puntare. 

Ma quale è la vera Italia? Quella che ha preso 70 punti dalla seconda squadra degli All Blacks e ha perso in casa con Tonga, o quella che ha battuto il Sud Africa?

Risposta difficile, difficilissima, un miglioramento nel gioco azzurro c’è stato, ora la fisicità dei nostri è vicina a quella degli avversari, aspetteremo il 6 Nazioni per vedere i risultati effettivi, ma ci faremo il Natale con diversi dubbi. 

 

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Foto Alfio Guarise