"Patto per il rugby abruzzese", maggiore liberalizzazione e crescita dei giovani
Il presidente del Comitato regionale FIR dell’Abruzzo Giorgio Morelli, eletto lo scorso febbraio, ha elaborato una proposta sulla liberalizzazione dei cartellini dei giovani atleti militanti nei club abruzzesi.
L’idea di Morelli si basa sulla filosofia del rugby, sul principio di rispetto delle regole, rispetto dell’avversario, sul senso di amicizia e lealtà, il quale non deve mancare nei rapporti tra i club e i giocatori, al fine di creare il giusto legame tra i giovani con le loro radici, il luogo in cui sono cresciuti rugbysticamente.
Senza i vincoli i giocatori possono decidere di proseguire la propria carriera nell’alto livello e potranno far ritorno a fine carriera nel loro club d’origine, contribuendo alla crescita della società e del movimento rugbystico regionale.
“Dobbiamo essere consapevoli che l’alto livello già da oggi, ma ancor di più nel prossimo futuro, vedrà i migliori talenti, pochi, dirigersi in ambiti di professionismo quali PRO12, club esteri e Nazionali, mentre gli altri, pur meritevoli, vedranno svolgere la loro vita sportiva nel Campionato d’Eccellenza, in Serie A o nelle serie minori – ha dichiarato il presidente Morelli - Qui dobbiamo essere tutti consapevoli che se da un lato i percorsi di ogni atleta sono a doppio binario verso l’alto e verso il basso in relazione alle prestazioni ed al processo evolutivo dell’individuo, dall’altro i livelli, qualunque essi siano, devono restituire ai giocatori il massimo della soddisfazione e gratificazione”.
La proposta, che prende il nome di “Patto per il rugby abruzzese” astrarrebbe dai fini economici delle singole squadre, consentendo un maggior movimento degli U18 tra i club, permettendo così una crescita sostenibile del comparto tecnico delle realtà regionali nel momenti in cui sarà un ritorno futuro degli atleti, a fine carriera, in qualità di allenatori nei loro club originari.
Tutto ciò consentirebbe una maggiore integrazione fra le squadre regionali, finalizzata ad una crescita comune dei talenti, limitando l’idea di monetizzazione del rugby e puntando sullo sviluppo e la crescita degli atleti nel lungo periodo, al pari di un “investimento in borsa”. Questo consentirebbe anche di ridurre la guerra tra le società, miranti ai propri interessi, evitando la fuga di grandi talenti che, a fine carriera, prediligono di entrare nel quadro tecnico di società straniere meglio organizzate.
Attraverso questa collettivizzazione, la proposta di Morelli mira alla risoluzione dei problemi infrastrutturali. Infatti più società che agiscono per un comune interesse riescono ad attirare maggiore attenzione delle amministrazioni comunali. Come dice appunto il presidente “deve valere il principio che le difficoltà di una crea problemi anche alle altre società e viceversa il beneficio di una si tramette anche alle altre”.
Interpellato sull’argomento il presidente del Comitato regionale Veneto Marzio Innocenti ha dichiarato: “Si tratta di un’iniziativa si cui eravamo a conoscenza e che appoggiamo in linea di principio, riservandoci di verificare una sua eventuale attuabilità anche sul nostro territorio”.