Grande spavento domenica a cesena nello spareggio salvezza romagna-genova
GRANDE SPAVENTO DOMENICA A CESENA NELLO SPAREGGIO SALVEZZA PER LA MANCANZA DI UN’AMBULANZA A BORDO CAMPO
LA TESTIMONIANZA DEL PADRE
Domenica scorsa il Cus Genova ha raggiunto la salvezza sul campo di Cesena (Romagna R.F.C.- CUS Genova Rugby). Andrea Gerli, giovane ed eclettico giocatore del XV biancorosso, la salvezza l’ha raggiunta all’ospedale della città romagnola, diciassette minuti dopo essere stato colpito da una ginocchiata al volto. Queste sono le parole che il padre, Alberto Gerli, ha diffuso sul suo profilo Face Book. Meritano di essere lette con attenzione:
“Sono abituato a vedere mio figlio nelle mischie, sono abituato a vederlo prendere colpi, l'ho visto svenire sotto il sole a Firenze dopo uno scontro, l'ho visto spesso a terra infortunato ma mai mi è capitato di vederlo a terra immobile per 17 minuti senza sapere cosa gli stesse capitando, mai mi è capitato di leggere una tale ansia e sofferenza nel viso di sua mamma, mia moglie, mentre aspettava che qualcuno facesse venire l'ambulanza”,
Il punto è proprio questo. A bordo campo di una partita di Serie A, uno spareggio-salvezza, per la precisione, non c’era un’ambulanza né alcuno strumento per la rianimazione. Andrea Gerli è rimasto a terra 17 minuti, in attesa che arrivassero i soccorritori del 118. Volete sapere che cosa provano due genitori in tribuna di un ragazzo che non dà segni di vita?
“Provate voi a guardare da fuori campo vostro figlio a terra immobile per 17 minuti, provate a immaginarvi il peggio, provate a sentire la disperazione e la rabbia per i soccorsi che non arrivano, provate tutto questo e poi mi saprete dire cosa provate adesso, forse vorreste anche voi che qualcuno nell'olimpo della federazione ci ragionasse meglio e capisse che la salute e la vita di un ragazzo valgono più di 50 Euro, che sono il costo di un'ambulanza presente al campo di gioco”.
50 euro, per ridurre al minimo i rischi di uno sport di contatto. 50 euro, che una federazione ricca come la FIR dovrebbe riuscire a sostenere. Perché se un genitore “non è mai preparato a vedere il proprio figlio che non si rialza, pur sapendo che cos’è il rugby”, la durezza dei contatti fisici, chi governa questo sport dovrebbe essere preparato a prevedere, a prevenire, a intervenire quando succede qualcosa di grave e di serio.
Un’ambulanza e un defibrillatore a bordo campo. Su ogni campo. Obbligatoriamente. Regole mirate al principio della sicurezza prima di tutto. Prima di una tragedia e di una tardiva e ipocrita corsa ai ripari. Il post di Alberto Gerli ha ricevuto molti consensi, che si trasformeranno in un’iniziativa di sensibilizzazione verso la FIR,.
Auguri ad Andrea Gerli per una guarigione e massimo sostegno all’iniziativa di Alberto per un rugby più sicuro. Per tutti.
Foto Matteo Ceschina