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Costruire la miglior Nazionale di rugby di sempre, questo è l’obbiettivo dichiarato da Conor O’Shea  all’inizio della sua avventura in Italia. Il CT dell’ItalRugby oggi ci parla di questi primi mesi alla guida della nazionale, del 6 Nazioni e del TMO. 

Il primo raduno del 2017 è fissato per il 22 gennaio “Ho voglia di ritrovare il mio gruppo, di parlare con i giocatori, i veterani e i giovani. Abbiamo molto da fare” riportiamo le dichiarazioni di O’Shea dall’intervista del Corriere della Sera.

Il rugby italiano ha fame di vittorie. Vincere piace, fa bene e porta nuove forze perché i ragazzi più giovani hanno bisogno di eroi per appassionarsi a uno sport. Ho visto cosa è successo con il Sudafrica, ma so anche che siamo all'inizio di un percorso. Può sembrare un paradosso, ma adesso, per noi, vincere non è la prima cosa”.

“In Italia ci sono passione, volontà, strutture e tanti ragazzi che vogliono giocare. Però ogni quattro anni si ricomincia da capo con un nuovo allenatore della Nazionale. Sarebbe più semplice, per me, pensare solo alla mia squadra, preoccuparmi di vincere qualche partita e non incidere in profondità. Ma io sono venuto per cambiare il sistema, per liberare le potenzialità del rugby italiano”. 

Il bilancio dell’Italia dopo i test match di giugno nelle americhe e dopo i Cariparma test match di novembre sono di tre vittorie (USA, Canada e Sudafrica) e tre sconfitte (Argentina, All Blacks e Tonga).
“La vittoria sul Sudafrica è stata importante per questo: ha fatto capire, a noi sopra tutti, che dobbiamo solo lavorare e avere fiducia.”
C’è stata anche la sconfitta con Tonga.
“Ci sono rimasto male, ma non pensavo di avere risolto tutto col Sudafrica e quindi non mi sono intristito più di tanto per Tonga. Quella partita avremmo dovuto chiuderla nel primo tempo, ma è inutile coltivare rimpianti”.
“Abbiamo fatto cose buone, ma dobbiamo fare di più e meglio. Le franchigie devono cominciare a vincere, dobbiamo lavorare di più e sapere per cosa stiamo lavorando”

Inizia un anno nuovo, come giocherà la tua Nazionale?
“Una casa solida deve avere fondamenta solide. Una squadra solida deve avere una grande difesa. Dobbiamo fare al meglio le cose che possiamo controllare, pensare al nostro gioco, non agli avversari o all'arbitro. Voglio una squadra dura, cattiva, che non regala nulla e contro la quale nessuno gioca volentieri. Questo è l’obiettivo”. Pronostici? “No, alla squadra chiederò la prestazione. Poi, è chiaro, se si vince è molto meglio”.

Tra un mese comincia un nuovo 6 Nazioni, cosa dobbiamo aspettarci da questa Italia?
“Sarà molto duro, tutte le squadre sono cresciute. L'Inghilterra non ha mai perso, l'Irlanda ha battuto gli All Blacks…”

Il rugby moderno è questione di muscoli?
“Lo spazio per i giocatori tecnici ci sarà sempre. Penso a Barrett, Ford, ma anche ai nostri Canna e Violi. E giusto proteggerli.”

Un commento sull’utilizzo del TMO: “La tecnologia non può controllare tutto. La moviola deve essere usata solo per i casi che possono cambiare la storia della partita. C'è poi un altro problema”. Prego. “Nel football americano è l'allenatore che pensa di aver subito un torto a chiedere la moviola, non l'arbitro. Credo sia il sistema migliore: due chiamate a tempo fatte dall'allenatore o, nel rugby, dal capitano. Troppe interruzioni finirebbero per rovinare il gioco”.

“Ho la fortuna di essere pagato per fare quello che più mi piace” conclude Conor O’Shea dall’intervista di Domenico Calcagno. 

 

Foto Alfio Guarise