Italia - Argentina: le pagelle di Sbrocco
La ben nota (ahionoi) Italietta in formato “vorrei ma non posso” ha pagato dazio al cospetto di un’Argentina piena di problemi e di difetti ma, oggettivamente, superiore in quelle che sono le basi del gioco. Capace, cioè, di essere e non solo di apparire, concreta ed efficace, pur appesantita da problemi non indifferenti in mischia ordinata. In grado però, come (solo) le buone e oneste squadre sanno fare, di scavare il solco e di affondare il colpo quando si presenta l’occasione di farlo. E di nascondere per dieci lunghissimi minuti il pallone a un’Italia in riserva di benzina prima ancora che di idee. E con l’esclusiva di esso saldamente fra le mani, marcare le due mete che hanno dilatato il punteggio oltre gli apparenti demeriti della truppa di capitan Parisse, scrivendo sul tabellone quel + 16 che è di 4 punti superiore al divario che, in sede di presentazione, avevamo azzardato. Alla ricerca di qualcosa di buono da salvare, di una prestazione che ha lasciato molto amaro in bocca, ci apprestiamo a dare voti a un gruppo di ragazzi che sul verde dell’Artemio Franchi ha dato tutto e ci ha provato finché la luce è rimasta accesa. Purtroppo confermando una cifra tecnica complessiva e un rango internazionale che poco hanno a che vedere con le prime della classe. E anche con le seconde, purtroppo.
Hayward – Comincia malissimo, ciccando la presa su un pedatone a salire praticamente senza pressione, chiude pugnalato al cuore da una scarpata assassina di Matera che lo costringe a usare il piede mancino per una liberazione che liberazione non è, ma prolungamento di pena. Mettiamoci la palla persa al contatto al 75’, e si capisce perché arrivare alla sufficienza risulti impresa fra le meno scontate. Ci si avvicina perché, nonostante tutto, si conferma giocatore affidabile quanto a posizione e partecipazione alla fase difensiva, capace (29’) con la palla in mano, persino di alimentare qualcosa vagamente rassomigliante a un contrattacco al largo. Estremi migliori non ne abbiamo, però… Voto: 6 menomenomeno
Sarto – Viene tolto dal campo dopo che un suo clamoroso errore di presa regala ai Pumas una cinquantina di metri “a gratis”. Bravo al 3’ a recuperare in difesa dopo aver subito il più classico dei debordaggi (o deboradamenti?) al largo, al 19’ commette in avanti nei 22 offensivi su passaggio non certo pulitissimo di Violi e al 28’ mette (anche) la sua firma sulla meta di Cancellieri, che prima abbranca scompostamente e poi si lascia sfuggire dalle mani con destinazione area di meta. Voto: 5
Boni – Comincia facendosi bucare all’esterno da una trasformazione al largo in prima fase, nell’ultimo quarto di segnala per una buona progressione (61’) e per un placcaggio fatto come Dio comanda. Per il resto, partita senza sussulti e con un’attenta partecipazione alla fase difensiva. Fa (tutto) ciò che è in grado di fare e lo fa con il massimo dell’impegno. Il che è sufficiente per superare a pieni volti l’esame di abnegazione e per strappare la sufficienza in quello di contributo alla causa comune. Per la prova di “efficacia specifica nel ruolo”, meglio aspettare la prossima sessione. Voto: 5 ½
Castello - Si presenta esibendo il meglio del suo repertorio. Il cambio di angolo che lo porta al frontale con Sanchez è di una pulizia esecutiva e di una (sana) ferocia agonistica da meritare gli applausi di tutto lo stadio. Il povero Pumas se la cava con il protocollo anti concussion che dà esito negativo. Ma la botta rimane. È bravo (in società con Budd) a turlupinare Leguizamon a terra su ricezione da calcio di invio e a lucrare il calcio del primo dei contro sorpasso dalla piazzola. Buona la sua progressione lungo l’out al 58’. Macchia una prestazione di sostanza, meritevole di adeguato riconoscimento, con tre tenuti che ci costano altrettanti possessi regalati. Voto: 6 meno
Bellini – Poche note a suo nome sulla colonna degli errori, ma c’è il nulla quasi cosmico alla voce “cose fatte bene e pericoli portati”. Non è solo colpa sua. Fare l’ala e provare ad attaccare facendo parte di in una linea arretrata poco dotata di mani, di rapidità di esecuzione, di varietà di angoli di corsa e di soluzioni, è come provare a vendere termocoperte nella California del sud. Duro da morire. Ma trattasi di un lavoro sporco, che qualcuno deve pur (cercare di) fare. Andrà meglio un’altra volta. Si spera. Voto: 6 meno
Canna – Il primo calcio di liberazione (14’) è davvero poca cosa (eufemismo), al 35’ usa il piede senza tener conto di un sostegno al largo che prometteva esiti sontuosi. Lancia Parisse (23’) in un intervallo d’oro in una delle rare esplorazioni della linea del vantaggio. Dalla piazzola è semplicemente impeccabile ed è grazie al suo piede se l’Italia resta in corsia di sorpasso fin quasi alla fine. Il ruolo lo copre con sufficiente padronanza. McKinley gli è forse superiore, ma se non gioca mai… Voto: 6 ½
Violi – Il Mago gli spara addosso un missile terra aria dei suoi (15'), che lui arpiona e molto sommariamente controlla dopo la bellezza di tre rimbalzi tre, prima di commettere il più scontato dei "tenuti" (che gli costa il mezzo punto in meno del voto) una volta che la pressione argentina si materializza dalle sue parti. In occasione del drop che mette a referto (57') i punti del 15-14, evita di proseguire un'azione d'attacco in regime di vantaggio che avrebbe potuto portare a casa altro e più sontuoso bottino. Meglio una gallina oggi, come dargli torto, però... Comunque il piede lo sa usare e quando cerca un box lo trova. Disputa una partita di sicura sufficienza nell'ora e spiccioli di titolarità che gli viene concessa, alternando distribuzioni lineari e spesso scontate ad accenni di decisioni generate da adattamenti alla situazione che sono nel suo repertorio. Il Mondiale col n. 9 sulle spalle è suo, par di capire. Voto: 6 ½
Parisse – Prestazione con più ciccia rispetto a quella di Catania. Al 9’ un suo ritardato sostegno causa un tenuto di Budd, al 18’ porta la sua firma il mezzo gioco di prestigio a una mano che rigenera una palla di recupero apparentemente priva di vita propria, numero di alta scuola al 34’ dalla chiusa su rimessa rubata. Accetta e vince anche una paio di sportellate. In rimessa laterale è impeccabile in zona 3. Le mani e la visione di gioco sono quelle di sempre, ottime. Stavolta sostenute da un po’ più di Garra. Charrùa, ovviamente. Voto: 7
Steyn – Da antologia un placcatone su Alemanno rispedito indietro di una dozzina di metri davanti ai pali, sono sue le mani su un paio di lanci rubati. Suo anche il tenuto (53’) sui cui sviluppi i Pumas trovano il calcio del 14-12. Meno brillante del solito palla in mano ma da applausi per il lavoro sporco e oscuro nelle zone di collisione. Voto: 6
Minto – Buona volontà: tanta. Al 38’ liscia su Matera, tocca pochi palloni ma quando c’è da portare pressione e comporre linee di difesa a copertura del fronte, non si fa mai trovare fuori posto. In una squadra che, prima di tutto, deve cercare di subire poco, serve come il pane. Un po’ più di brillantezza non guasterebbe. Voto: 5 ½
Fuser/Budd – Diligenti nelle fasi di conquista, sopra la media in rimessa laterale. Nell’uno contro uno non sono mai dominanti con gli omologhi in maglia bianco celeste. Sono comunque il massimo che al momento ci possiamo permettere in seconda linea. Lunga vita a entrambi! Voto: 6
Lovotti/Bigi/Ferrari – Se le partite cominciassero e finissero in mischia ordinata adesso saremmo qui a stappare bollicine e affettare panettoni. O salama da sugo. La regola che obbliga a tallonare staccando un appoggio da terra l’hanno pensata e introdotta solo per far del male all’Argentina. E ci sono riusciti. A destra a tratti abbiamo dominato, a sinistra Lovotti ha fatto un figurone. E fra di loro Bigi ha chiuso con una ampia sufficienza. Voto 7 (collettivo)
Subentrati:
Ghiraldini – Entra con una gran voglia di far bene e si vede fin da subito. Un paio di cariche a gomiti alti delle sue (applausi meritati al 66’ in sostegno) sono un ottimo segnale. Poi al 74’ impatta un po’ morbido in fase di placcaggio e ci rimette un buon numero di fibre muscolari del braccio destro. Peccato. Voto: 6 più per l’ incompiuta.
Minozzi – Innesca le caviglie in un paio di occasioni e conferma tutto il bene che si dice di lui e dei suoi mezzi atletici. Vince un 1 contro 1 di agilità, prima di incappare in un brutto impatto che gli costa il possesso. Titolare a Padova? Voto: 6 ½ in fiducia.
Licata – Placcatone alla terza centro che parte dalla base della mischia e trova un muro in cemento armato ad aspettarlo nei pressi della linea del vantaggio. Al 68’ si fa 5 metri con la palla in mano. Mica bruscolini. Il ragazzo c’è! Voto: 6 ½ (vedi Minozzi)
Arbitro Peyper – Occhio di falco. Fischia di tutto, in una partita che trasparente non è mai stata. Contro l’Argentina comincia al 4’ con un ostruzionismo su pick and drive (replicherà al 15’), in chiusa non ne risparmia una ai nostri avversari, arriva a riesumare “l’introduzione storta” che non si fischiava dai tempi di Pietro Monfeli. Sul tenuto a terra è spietato ma assolutamente vigile e puntuale. Direzione complicata dalla scarsa disciplina dei 30 in campo ma partita tenuta saldamente un mano e ben gestita. Bravo. Voto: 8
Post partita:
Conor O’Shea – “La partita ha detto che la distanza fra noi e l’Argentina non è molta”. Questione di punti di vista. Noi ne abbiamo un altro. E aver chiamato in Nazionale McKinley per tenerlo in panchina…Boh! Voto: 5
Parisse – “Siamo una grande squadra, se vincevamo oggi credo che nessuno avrebbe avuto nulla da dire. Dobbiamo fare i complimenti però alla squadra che ha vinto, perché abbiamo affrontato un grande gruppo”. Siamo una grande squadra. Siamo una grande squadra. Sicuro?
Pubblico di Firenze – Poco sotto le 22 mila unità stando ai dati ufficiali. Gli stessi di Italia – Sud Africa un anno fa. Dicesi zoccolo duro. Zoccoletto, purtroppo.
Tabellino e statistiche di Italia-Argentina
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Foto Alfio Guarise