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Lo spettacolo, come ogni volta in cui il rugby che conta fa tappa allo stadio Battaglini, è assicurato. Non sul verde del campo (anche se tutti ce lo auguriamo), sul grigio cemento delle tribune. Rovigo è così. Una città in mischia (Luciano Ravagnani) capace, nella preistoria degli scudetti assegnati in partita secca, di salire su un treno e invadere pacificamente il romano Flaminio sotto la pioggia, e di ripetersi, quanto a volumi di afflusso e tensione emotiva, nell’epoca dei social e dei giocatori che “quello fanno, non altro per campare”.

La finale fra rossoblu e Calvisano non è scontro inedito né imprevisto, né al di fuori di quelle regole della logica che governano (anche) gli sport di squadra. Nel calcio trionfa la Juve? Nel rugby domestico: Rovigo e Calvisano un gradino (gradone?) sopra la concorrenza. Secondo voi chi doveva vincerlo lo scudetto del pallone tondo, e chi ci doveva arrivare in finale per il titolo ovale n.86?

Si sente dire in giro che questa finale 2016 “non ha pronostici”, risultando aperta a qualsiasi risultato. Anche al pari dopo i primi 80’. Ma chi si sbilancia dice Rovigo. Per una circostanziata serie di considerazioni. Vediamole in estrema sintesi:

1.       Rovigo ha perso “tutto quello che poteva perdere” in tema di finali tricolori. A cominciare da quella del 2011 con il Petarrca di Presutti, per finire con quella disputata per un’ora in 15 contro 14. E l’espulso col rosso si chiamava Costanza Salvatore. Per la legge dei grandi numeri (a quasi trent’anni dall’ultimo scudetto) stavolta il cielo sopra il Polesine si tingerà di rossoblu.

2.       Delle due finaliste Rovigo è quella che ha avuto la semifinale più difficile (Mogliano). E il modo con ci è venuta a capo del XV di Treviso dice che la consistenza degli uomini di McDonnell è buona. Molto buona, soprattutto davanti, e dietro fino a Van Niekerk + Basson.

3.       Rovigo, nel confronto con Calvisano presenta almeno un paio di situazioni tattiche in cui è oggettivamente superiore all’avversario. Sono: la copertura del triangolo profondo, la difesa dei primi tre uomini in piedi al largo e il potenziale offensivo e difensivo (copertura dello spazio profondo) dell’estremo.

4.       Rovigo pare (è parso) leggermente meglio attrezzato di Calvisano nell’adattamento su gioco al piede (leggasi: costruzione della salita di linea, pressione sul punto e copertura dietro).

5.       Con l’innesto di Momberg tallonatore Rovigo è diventato competitivo anche in prima linea e il blocco dei primi 5, stavolta, sembra essere in grado di pareggiare la sfida con i bresciani.

6.       In rimessa laterale la varietà di soluzioni di conquista di Rovigo appare più ampia di quella di Calvisano.

7.       Con la staffetta Frati – McDonnell la squadra ha acquisito consistenza e guadagnato in efficacia. Qualcuno sostiene che il gruppo si sia come per incanto (merito del nuovo coach) ritrovato e che tutti, adesso, abbiano preso veramente a remare insieme.

8.       Rovigo non può perdere questa finale perché se perdesse ancora il rischio di salutare (dimissioni, disimpegno, passaggio del testimone...) il presidente Zambelli sarebbe ipotesi più che probabile. E siccome senza la... passione (qualcuno pensava scrivessi: disponibilità economica?) del commendatore “di strada se ne fa poca per davvero” (Piazza dei Signori, martedì sera – Anonimo)...

9.       A sentire alcuni colleghi della stampa bresciana il Calvisano di Brunello è solo lontano parente di quello a disposizione di Guidi.

10.    Costanzo e Morelli (per guai di tipo fisico) più di 35’ – 40’ (a testa) non tengono.

Personalmente condivido i punti: 1 – 3 – 4 – 5 – 10. La metà. Insufficienti per schierarmi. Arbitrerà Liperini, uno dei pochi che di assetti in chiusa ne capisce qualcosa (molto più di qualcosa, in verità). Il match sarà trasmesso in diretta TV dalle 19.00 su RaiSport2.

Buona finale!

 

Giorgio Sbrocco per Rugbymeet

 

Foto Elena Barbini

 

Finale scudetto: Le Formazioni di Rovigo e Calvisano