Sei Nazioni 2017: Il punto sulla prima giornata
Tra risultati attesi (quelli di Galles e Inghilterra) e risultati sorprendenti (la vittoria della Scozia) vediamo un po’ quali sono stati i punti deboli e i punti di forza delle nazionali del Sei Nazioni al termine della prima giornata del torneo.
SCOZIA-IRLANDA
La squadra di Cotter ha dimostrato di avere una mobilità offensiva sorprendente, riuscendo a domare la difesa oppressiva dell’Irlanda. Ottimo il lavoro sui punti d’incontro, visibile nell’azione che ha portato alla prima meta di Stuart Hogg. Dall’altro canto si è vista la poca efficacia della difesa oppressiva dell’Irlanda, lo ha dimostrato la disattenzione sulla meta di Dunbar sulla furba di Ford. Gli irlandesi si sono ripresi nel secondo tempo quando la Scozia ha dovuto obbligatoriamente chiudersi in difesa per arginare la marea verde.
Difficile pensare che la semplice assenza di un regista come Sexton abbia rappresentato un handicap, non per una squadra che ha dimostrato di giocare ad alto livello con un ampio turnover. Piuttosto c’è da sottolineare uno straordinario miglioramento degli scozzesi sui punti d’incontro, sulla capacità di fare metri una volta andati a contatto, unito con le skills individuali dei loro giocatori cardine. L’Irlanda ha giocato un gran rugby, la loro rimonta (21-22 per gli irlandesi al 62’) lo dimostra. Alla fine a punire la squadra di Schmidt è stata più l’indisciplina nei minuti finali (le due punizioni concesse per “not rolling away”).
INGHILTERRA-FRANCIA
Molti si sarebbero aspettati un passivo superiore per la squadra di Novés, invece le due nazionali si sono date battaglia fino alla fine e il risultato è stato molto equilibrato. La Francia, ristrutturata dopo la gestione di Saint-André, sembra aver ripreso quota e l’ottima prestazione di Twickenham lo dimostra, sia per il gioco impostato, per il gran possesso palla (74% al 18’) e per l’inesauribile Luis Picamoles. L’Inghilterra si riprende nel secondo tempo dopo qualche errore di troppo, come la touche imbarazzante di Hartley. La meta annullata a Elliot Daly e la meta di Ben Te’o dimostrano la ripresa eccellente della squadra di Eddie Jones.
Entrambe le squadre si sono rese protagoniste di un bel gioco, con la Francia sempre più vicina allo stile quasi perfetto del 2010, quando vinse l’ultimo Sei Nazioni.
ITALIA-GALLES
“Dobbiamo cambiare la percezione che gli altri hanno di noi, tifosi e arbitri.” Ecco cosa bisognerebbe fare secondo O’Shea, e probabilmente è ciò che deve cominciare a fare non soltanto l’Italia come squadra, ma il movimento italiano. Perché quando fai troppi falli la partita la perdi. Perché 15 falli la partita te la fanno perdere. Probabilmente il Galles ne ha commessi più di 5, però sono stati bravi a “non far vedere” gli altri. Un po’ come le ostruzioni irlandesi quasi oscure ai direttori di gara. Purtroppo fin quando gli Azzurri mostreranno in maniera palese i propri difetti gli arbitri li guarderanno sempre con sguardo arcigno e saranno fiscali. Comunque i primi 40 minuti della sfida dell’Olimpico hanno visto un’Italia protagonista in mischia (4 a 1 a nostro favore), con un Parisse immenso, così come Padovani e Canna (che ci salva da una possibile meta di Liam Williams). I problemi però che si notano già da subito sono i calci. La meta di Gori costruita su di una maul chiamata da Fuser sono il risultato di un’ottima giocata. Il problema resta l’incapacità di gestire l’orologio ai fini dell’economia della partita. Al 40’ l’Italia, in possesso palla a pochi metri dalla linea di meta, continua una giocata assidua con i pick and go. Gori gioca sempre con passaggi corti sul lato chiuso, quando a lato il Galles è parzialmente scoperto e l’Italia è in superiorità numerica. Perché non aprire per giocare un’azione rapida che potrebbe concludersi in meta?! Paura di non segnare, o di un intercetto! Allora perché non dare palla a Canna che con un drop potrebbe darci almeno 3 punti?! Invece ecco l’ennesimo passaggio, Moriarty placca, rilascia e poi mette le mani sul pallone. Il Galles recupera e calcia fuori.
Chiudere 10-3 o 14-3 sarebbe servito al morale della squadra. Magari l’Italia avrebbe perso lo stesso, però avrebbe lasciato intendere la capacità di gestire queste situazioni a tempo scaduto.
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