Si ritira Agustin Costa Repetto, il prima linea metaman del campionato italiano
Nato a Buenos Aires il 21 dicembre 1982 Agustin Costa Repetto è stato l’unico prima linea a vincere il titolo di metaman nel campionato italiano (parliamo di rugby moderno). Specifichiamo “prima linea” e non tallonatore o pilone perché Repetto era in grado di giocare in tutti e tre i ruoli della prima linea: pilone sinistro, tallonatore e pilone destro.
L’argentino nel 2005 guadagna 3 caps con i Pumas, nel 2009 arriva in Italia per vestire la maglia del Petrarca Rugby, le 11 mete segnate nel 2011 sempre con Petrarca valgono il titolo di metaman della stagione, due delle quali nella storica finale del Battaglini vinta contro Rovigo. Il secondo scudetto della sua carriera Repetto lo vince nel 2013 con il Mogliano di Casellato nella finale dei veleni giocata a Prato contro i Cavalieri padroni di casa.
Il pilone metaman ha condito le sue 90 presenze nel massimo campionato italiano con ben 35 mete, una media di sette a stagione. Dal 2014 si trasferisce in Francia prima con Tarbes e poi con il Colomiers di Ugo gori. Proprio con il Colomiers chiude al primo posto il campionato nella stagione di PROD2 appena interrotta. Sono stati 410 i punti marcati da Agustin Costa Repetto a livello professionistico, frutto di ben 82 mete in 10 stagioni e mezzo!
“Era un giocatore molto intelligente, a 5 metri dalla linea era quasi sempre meta. Inoltre aveva delle mani davvero buone, come un trequarti, un vero talento” racconta di lui il suo ex allenatore Umberto Casellato.
“Poteva giocare in più ruoli, io prediligevo farlo giocare pilone sinistro o tallonatore. Dove c’era bisogno ero coperto, in prima linea questo è un valore aggiunto da non sottovalutare mai.”
“Nell’anno dello scudetto di Mogliano “Costa” è stato un giocatore di esperienza fondamentale per la squadra, si è messo a disposizione fin da subito e tutti gli volevano bene, sapeva vivere il club nella maniera giusta.”
Appende gli scarpini al chiodo un giocatore molto tecnico, un prima linea moderno che sapeva cosa fare con la palla in mano.
Foto Elena Barbini