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Abbiamo fatto una bella chiacchierata con Carlo Festuccia, tallonatore aquilano in forza agli Wasps, attualmente terzi in Aviva Premiership. Carlo 54 presenze in nazionale ha esordito contro il Galles nel 6 Nazioni 2003.

Carlo hai esordito con il Galles nel 2003 cosa ti ricordi di quel match?

“Ricordo ben poco a dir il vero, abbiamo avuto l’occasione di battere il Galles e lo abbiamo fatto con John Kirwan all’esordio come allenatore sulla panchina dell’Italia. La squadra era piuttosto esperta, gli unici giovani in quella partita eravamo io, Marco Bortolami e Mauro Bergamasco se non ricordo male”.  (Mauro era stato schierato all’ala per l’occasione e il fratello Mirko era in panchina).

E’ stata una bella soddisfazione?

“E’ stata una bellissima soddisfazione (esordio con meta personale e vittoria), la partita è stata in bilico sino alla fine e a deciderla è stata la meta allo scadere della nostra terza centro Matt Phillips”.

Come giudichi il 6 Nazioni 2016 dell’Italia?

“E’ stato sicuramente un 6 Nazioni difficile, iniziato male perché è difficile affrontarlo con un allenatore che ha le valigie pronte. Se ci aggiungi i 17 infortuni con i quali siamo arrivati alla fine del Torneo ti accorgi che la strada è stata sicuramente tutta quanta in salita. Brunel ha provato a far esordire un po’ di giovani, rischiando, sbagliando, ognuno ha la sua opinione ma il 6 Nazioni non dovrebbe essere il momento nel quale provare i giovani e dar loro tempo di gioco, bisognerebbe arrivarci con una squadra bene o male già formata a scanso degli infortuni dell’ultimo momento.

Partire con l’idea di provare i giovani è sicuramente una scelta azzardata. Non ho a mente le differenze punti degli anni passati ma questa, a -145 punti, potrebbe essere la peggior differenza punti della nostra storia nel Torneo”. (Confermiamo che è la peggior differenza punti della nostra storia nel 6 Nazioni in un’escalation che va dal -36 del 2013, -111 nel 2014, -120 nel 2015 e purtroppo -145 nel 2016).

Andiamo nello specifico, come hanno giocato i ragazzi che sono stati schierati nel tuo ruolo?

“Come ha detto il Presidente Gavazzi abbiamo avuto difficoltà nel ruolo di tallonatore, abbiamo avuto tre infortuni gravi nelle 3 prime scelte del panorama italiano ed abbiamo utilizzato quello che avevamo. Purtroppo nel rugby moderno la touche e la mischia sono delle fonti di conquista importantissime quindi nei momenti in cui sei in sofferenza tutta la squadra va in sofferenza. Se non hai la palla è difficile fare la partita, non puoi pensare di difendere per 80 minuti. Poi il sistema difensivo a volte non funziona allora difendere diventa un problema,voglia e cuore da soli non bastano.

Devo dirti la verità che Ornel Gega mi ha colpito, è un ragazzo giovane che ha fatto il suo lavoro e nel futuro potrà crescere. Insomma finchè non si è fatto male il suo lavoro lo ha fatto anche bene!

Fabiani è un combattente, forse un po’ leggerino per il livello internazionale al momento. Non lo conosco personalmente, ma leggendo di lui, mi pare abbia le giuste motivazioni e l’obiettivo di crescere. Potrà forse diventare un contendente per la maglia numero 2”.

Qual è la differenza tra il movimento inglese e quello italiano? Qual è la differenza di approccio nel rapporto tra club e Federazione in Inghilterra e in Italia?

 “Il rapporto è sicuramente diverso, basta pensare ai numeri: 12 club contro 2 franchigie.

Treviso e Zebre dovrebbero lavorare con la stessa linea guida stabilita dall’allenatore/Director of Rugby della nazionale in modo da arrivare agli appuntamenti internazionali con un sistema di gioco bene o male comune. I 12 club inglesi cercano di giocare nello stesso modo, poi  la vera differenza la  fa  l’individualità tecnica o fisica ma soprattutto il numero di giocatori di alto livello a disposizione di ogni singolo club.

A conferma che la linea guida è unica possiamo vedere come la nazionale Under20 gioca alla stessa maniera della Senior”.

Come vedi il tuo futuro? Vorresti riguadagnare la Nazionale?

“Il mio futuro è sicuramente in Italia, avevo già comunicato la scorsa estate ai Wasps che questo sarebbe stato il mio ultimo anno in Inghilterra per ragioni familiari. La vita cambia e adesso la famiglia ha la priorità.

Sto ancora bene fisicamente e vorrei giocare ancora almeno un anno mettendo a disposizione di una franchigia o di un club la mia esperienza. Dopo 4 anni a Parigi e 3 a Londra mi piacerebbe restituire al rugby italiano quando il rugby internazionale mi ha dato.

Poi se il futuro allenatore dell’Italia avrà bisogno io sarò sempre disponibile, cosa che avevo detto anche a Brunel. La carta d’identità parla chiaro ma alla fine è sempre il campo che parla. Riconquistare la nazionale a 36 anni non sarebbe il mio primo obiettivo ma sarebbe comunque una bella soddisfazione”.

Carlo non ci ha voluto confermare ancora dove approderà ma i contatti sono ben avviati.

 

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