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Filippo Frati e il campionato di Serie B. Il tecnico nocetano, in passato mediando di mischia di Parma e della Nazionale (4 caps), questa estate dopo una lunga militanza nel massimo campionato italiano è passato due categorie più in basso, al Cus Milano Rugby appena retrocesso dalla A e con l’ambizioso progetto di tornare in alto. Tutto andava a gonfie vele per Frati e per i verde blu milanesi fino a quando il coronavirus ha fermato lo sport e la Federazione ha sospeso definitivamente la stagione 2019/20. Con il 47enne abbiamo parlato della sua nuova esperienza, del livello tecnico riscontrato in Serie B e in conclusione abbiamo affrontato l’argomento dedicato dello stop, una decisione frettolosa che secondo Frati avrebbe dovuto coinvolgere anche i club.

 

Che campionato è stato quello di B, una serie nuova per te.

“Questa stagione non ho fatto altro che mettere in pratica quello che predico da quando ho iniziato ad allenare: per me non esistono le serie serie C o le serie B, esiste il rugby. Esiste il modo in cui tu decidi di fare rugby e come decidi di trasmetterlo ai ragazzi. Mi sono presentato a Milano con questa filosofia. Non c’è un rugby di Serie A o B.”

“Con i ragazzi del Cus Milano ho fatto le stesse cose che facevo a Noceto, Prato, Rovigo e Viadana, sono rimasto coerente con la mia filosofia. Ovvio che un club come Rovigo ha un altro tipo di organizzazione e altri tipi di strutture. Ad esempio gli scudi da allenamento erano 4 invece di 12, i palloni erano di qualità più bassa. Ma la proposta che i ragazzi di Milano hanno ricevuto è stata la stessa di Rovigo. L’obbiettivo era vincere tutte le partite e ottenere la promozione.”

 

Come hai affrontato il rugby mercato in Serie B? Raccontaci la costruzione della squadra.

“Non conoscevo bene la categoria e nei mesi che hanno preceduto l’inizio del campionato ho dovuto visionare diverse partite per farmi un’idea approfondita. Costruire una squadra in TOP12 è stato molto più semplice per via delle conoscenze, è più facile avere un’idea dei giocatori. Ma della Serie B sapevo poco o nulla. In base alle possibilità abbiamo ingaggiato giocatori offrendo alloggi e spese universitarie. Abbiamo dovuto far fronte a diverse partenze come quelle di Iannelli. Ricordo bene che quando sono arrivato a giugno non c’erano piloni, abbiamo ricostruito un intero reparto da zero.”

 

Spostiamoci sull’aspetto tecnico.

“Ho voluto strutture offensive molto precise e un rugby di movimento. In pre stagione abbiamo giocato amichevoli con squadre di Serie A come Noceto e Parabiago perché volevo capire la differenza di serie pur consapevole si trattasse di amichevoli. Grazie ai gruppi whatsapp degli allenatori ho reperito i video per studiare le squadre del campionato.”

 

Soddisfatto della stagione?

“Direi che posso ritenermi soddisfatto, prima dell’interruzione viaggiavamo al ritmo di 12 vittorie su 12, abbiamo segnato 598 punti subendone solo 97. Una media di 50 punti segnati a partita.”

“La grande differenza che c’è stata tra il Cus Milano e le altre è stata l’intensità di gioco, il ritmo delle partite. Noi riuscivamo sempre a stare sopra i 30 minuti effettivi mentre la media generale era intorno ai 22.”

 

Che divario c’è tra la Serie B e la A?

“Il divario c’è ed è netto. Faccio l’esempio del Casale che l’anno scorso aveva vinto tutto in B ma poi in A quest’anno ha fatto molta fatica vincendo appena tre partite su dodici, stesso discorso per i Centurioni che erano ultimi nel loro girone. Ma a mio avviso penso che se fossimo stati promossi avremmo potuto giocare un buon campionato in A.”

 

Come hai reagito alla notizia dell’annullamento della stagione?

“Logico che umanamente e sportivamente è stata una mazzata. Per tutto il lavoro con i ragazzi, per gli sforzi del club. E’ stata comunque una decisione condivisibile, sono d’accordo con la sospensione.

L’unica osservazione che mi sento di fare è che probabilmente la Fir è stata la prima federazione ad annullare la stagione solo perché la scelta non ha portato nessuna conseguenza pesante. Scelta fatta inoltre senza confrontarsi con nessuno, a differenza di sport come calcio e basket dove hanno una lega, nel rugby la Fir ha deciso tutto. Non ci ho trovato niente di coraggioso.”

“L’ho trovata una decisione frettolosa…. Si poteva prendere tempo, includere i club nelle trattative, cercare di trovare delle soluzioni in comune.”

 

Nello specifico?

“Per quanto riguarda le promozioni avrei chiesto un parere alle squadre che erano in lizza, avrei chiesto chi delle interessate era realmente strutturata e pronta per il salto di categoria. Mentre le retrocessioni, a differenza di Francia e Inghilterra dove sono state fatte, le avrei bloccate per una stagione.”

“Il discorso scudetto invece è un altro paio di maniche, sarebbe stato impensabile assegnarlo, la trovo una decisione sensata.”

 

In conclusione…

“E’ stato un errore trattare tutti i campionati allo stesso modo quando i campionati non sono strutturati allo stesso modo, ci sono campionati con playoff ed altri in cui bastava arrivare primi per essere promossi. Bisognava trovare soluzioni ad hoc per ogni campionato, il tempo c’era”.

 

Prossima stagione sempre con il Cus Milano?

“Si, la volontà del club è di confermare tutti i giocatori di quest’anno per riprovarci l’anno prossimo. Il progetto va avanti.”

 

 

Foto Stefano Delfrate