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Rappresentare il proprio paese è il massimo della vita, ma quando s’indossa la maglia della Scozia bisogna sapere che la si ha solo in prestito. Quella maglia rappresenta tutti quelli che hanno giocato per la Scozia e tutti quelli che vi giocheranno.” (Jim Telfer)

Telfer è un uomo di innata autorità.” (Allan Massie, giornalista scozzese)

La carriera di Jim Telfer può essere divisa in due parti, ognuna delle quali è stata di notevole successo. Il Jim Telfer giocatore, ruolo terza linea e terza centro, è stato capitano della nazionale scozzese alla fine degli anni sessanta e ha preso parte a due tour con i British & Irish Lions. Il Jim Telfer allenatore, invece, ha ideato molti dei più grandi successi del Cardo con la palla ovale, gli ultimi sino ad ora conseguiti, introducendo nell’ambiente tante innovazioni che ancora oggi fanno di lui il miglior tecnico a nord del Vallo di Adriano.

James William Telfer è nato il 17 marzo 1940 a Melrose, cittadina nel Nord della Scozia che ha dato i natali anche ad altri nazionali scozzesi quali Craig Chalmers e Keith Robertson. Jim ha studiato presso la Gala Academy e in seguito alla Heriot-Watt University, prima di intraprendere la professione di insegnante di chimica e, in seguito, quella di preside alla Hawick High School.

La famiglia di Jim non era per niente dedita alla palla ovale, ma la zona nella quale viveva possedeva una forte tradizione rugbistica e così, a 11 anni, ha iniziato a praticare quello sport, per poi proseguire durante il periodo della scuola. Nel 1954 il ragazzo è entrato a far parte delle giovanili del Melrose RFC, squadra tra le più antiche della Scozia nella quale avrebbe militato per tutto l’arco della sua carriera, esordendo nella terza linea del primo XV nel 1958.

Jim ha vinto il campionato scozzese con il Melrose nella stagione 1962-63 e nell’aprile del ’63 ha giocato due partite con la maglia dei Barbarians durante il loro classico tour pasquale in Galles, sfidando Penarth e Swansea (entrambe vinte) concedendosi pure il piacere di marcare una meta ai primi.

Il 4 gennaio 1964 Telfer ha esordito con la nazionale del Cardo giocando flanker la sfida contro la Francia a Murrayfield. Gli uomini capitanata da Brian Neill hanno vinto la sfida con un netto 10 a 0.

Due settimane più tardi gli scozzesi hanno affrontato gli All Blacks di Wilson Whineray, costringendoli a pareggiare 0 a 0; un risultato che ha impedito agli ospiti di conquistare il Grande Slam.

Il 1 febbraio è ripreso il Cinque Nazioni, con la Scozia che ha perso 3 a 11 a Cardiff, mentre il 22 febbraio la squadra ha espugnato Dublino con il risultato di 6 a 3, grazie a due piazzati dell’estremo Stewart Wilson contro il solo di Tom Kiernan. Il 21 marzo gli uomini delle Highlands hanno conquistato la Calcutta Cup con la vittoria per 15 a 6 a Edimburgo. Era dal 1950 che la nazionale scozzese non riusciva a vincere contro gli odiati cugini. Quel giorno Jim, spostato nel ruolo di terza centro, ha realizzato la sua prima meta internazionale. Alla fine la Scozia ha vinto il Cinque Nazioni dopo 26 anni dall’ultima volta (si era nel 1938) anche se a pari merito con il Galles.

A marzo, terminato il torneo, il terza linea è sceso in campo ancora per i Barbarians in Galles. Questa volta le squadre affrontate sono state quelle di Cardiff e Newport, con i Baa-baas che hanno perso contro i primi per poi battere i secondi, grazie anche ad una meta di Jim.

A ottobre il ragazzo, sempre con il club ad inviti, ha sfidato nuovamente il Cardiff vincendo 12 a 8.

Telfer ha giocato il Cinque Nazioni del 1965 con la maglia numero 8, un torneo nel quale la Scozia ha conseguito un poco onorevole Cucchiaio di Legno, e anche nel 1966, quando è stata conquistata di nuovo la Calcutta Cup grazie al 6 a 3 con cui è stata sconfitta l’Inghilterra a Murrayfield.

Nella primavera del 1966 Jim ha preso parte al tour dei British Lions in Australia e Nuova Zelanda,
I Lions, guidati dalla panchina dal gallese John Robins e sul campo dallo scozzese Mike Campbell-Lamerton, hanno disputato 35 incontri in quattro mesi, ottenendo 22 vittorie, 3 pareggi e 10 sconfitte. I rossi hanno vinto entrambi i test match con i Wallabies, il secondo dei quali con un eclatante 31 a 0, ma in Nuova Zelanda non è andata altrettanto bene. Gli All Blacks si sono rivelati troppo forti e hanno conquistato la serie con un netto 4 a 0.
Per quanto riguarda Telfer, di quelle 35 partite il ragazzo ne ha disputate 23, tra le quali entrambi i test match con gli Aussies e tre incontri con i neri neozelandesi, giocando sia flanker che terza centro. Il suo bottino è stato di due mete, segnate all’inizio del tour contro le compagini di South Australia e New South Wales Country. Jim ha anche guidato da capitano la selezione itinerante britannica nella “sanguinosa” sfida con il Canterbury, terminata 8 a 6 in loro favore. Nel dopo partita lo scozzese ha trasgredito gli ordini del management dei Lions e ha apertamente attaccato in conferenza stampa il gioco duro cui i suoi ragazzi erano stati sottoposti, innescando un’accesa polemica che ha coinvolto anche il governatore generale del paese.
Il viaggio è terminato il 17 settembre con il successo per 19 a 8 sulla nazionale canadese a Toronto.

Assente durante il primo incontro del Cinque Nazioni 1967 contro la Francia, l’atleta del Melrose ha esordito nel torneo varcando la linea proibita del Galles a Murrayfield, una gara che la Scozia ha vinto con il punteggio di 11 a 5. Alla fine il XV con il Cardo ha chiuso con due vittorie e altrettante sconfitte.

Il 30 gennaio, prima della seconda giornata del Cinque Nazioni, Telfer aveva affrontato la nazionale australiana indossando la casacca dei Barbarians, perdendo con il risultato di 11 a 17. A torneo concluso, invece, ha disputate altre due partite contro Cardiff e Newport, portando così a quota otto le sue partecipazioni con il club ad inviti.

L’anno seguente Telfer ha ricevuto l’onore di essere il capitano della nazionale scozzese, ma, a causa di un infortunio, è riuscito a disputare solamente la sfida con l’Inghilterra. Questo non ha impedito a Ronnie Dawson di inserire il terza linea nella squadra dei British Lions che ha intrapreso il tour in Sudafrica. Anche se ostacolato dai postumi dell’infortunio, Telfer ha giocato tre dei quattro test match, con i Leoni che hanno conseguito tre sconfitte ed un pareggio per 6 a 6. Oltre a questi, il ragazzo ha giocato anche otto sfide infrasettimanali, realizzando tre mete tra cui una doppietta a Western Transvaal in apertura del tour.

Il 2 novembre, sempre del 1968, la Scozia ha ospitato l’Australia durante il suo mini-tour, vincendo la sfida con il risultato di 9 a 3. In quel periodo giocava in nazionale anche un altro Telfer, Colin di nome e apertura di ruolo, ma non era parente di Jim.

Nel 1969 Telfer ha capitanato il XV del Cardo in tutte le partite del Cinque Nazioni. La squadra ha vinto l’incontro iniziale con la Francia per 6 a 3, grazie alla terza meta internazionale di Telfer, ma in seguito ha assaggiato solamente l’amaro sapore della sconfitta e ha terminato il torneo al penultimo posto davanti proprio ai Bleus.

A settembre la squadra si è recata per la prima volta nella sua storia in Argentina, dove ha disputato sei incontri, tra cui un paio contro la nazionale albi-celeste, ai quali, però, non è stata concessa l’ufficialità. Gli uomini capitanati da Telfer hanno perso malamente il primo incontro con il punteggio di 3 a 20. C’è da dire che l’arbitraggio non era proprio imparziale e la folla, relegata dietro le recinzioni come animali in gabbia, gettava monete addosso all’estremo Colin Blaikie quando doveva calciare vicino alla fascia, colpendolo sulla testa. Oltre alla sfida, gli scozzesi hanno perso anche il loro trequarti centro Ian Murchie, il quale ha subito un placcaggio a braccio teso da parte di Alessandro Travaglini. Murchie, che aveva segnato tre mete nei primi due incontri del tour, probabilmente è stato visto come l’uomo più pericoloso. L’infortunio ha provocato al centro una lussazione della spalla che ha scritto la parola fine sulla sua carriera internazionale.

Una settimana più tardi gli europei si sono parzialmente vendicati dei Pumas nel secondo match chiudendo sul 6 a 3. Anche questo incontro è stato una vera e propria battaglia e si è visto un anticipo della “Code 99” con la quale il capitano chiamava a raccolta 14 uomini a difesa del quindicesimo in pericolo, resa poi famosa da Willie John McBride durante il tour dei Lions del 1974 in Sudafrica.

Secondo Telfer il rugby scozzese è cresciuto molto durante questo tour e ha regalato la giusta maturità a giocatori quali Ian "Mighty Mouse" McLauchlan e Sandy Carmichael, che sarebbero diventati i British Lions del 1971.

A dicembre la nazionale in maglia blu ha affrontato a Murrayfield gli Springboks di Dawie de Villiers, vincendo con il punteggio di 6 a 3 grazie alla meta dell’estremo Ian Smith da lui stesso trasformata.

Il 1970 ha visto Telfer disputare il suo ultimo Cinque Nazioni. La Scozia ha perso le prime tre partite per poi vincere contro l’Inghilterra e riportare la Calcutta Cup a nord del Vallo di Adriano. Il capitano, però, non è sceso in campo in questa gara a causa di un infortunio che o ha costretto a dire addio al rugby sul campo.

Dieci anni dopo avere giocato la sua ultima partita con la Scozia a Dublino, Telfer si è seduto sulla panchina della stessa nazionale. Dopo una brillante carriera da giocatore, per lui ne è iniziata una altrettanto brillante nel ruolo di allenatore.

Fin dall’inizio l’ex terza linea ha messo in mostra quelle che sarebbero diventate le linee guida della sua innovativa gestione. Jim Telfer, infatti, è l’uomo che ha inculcato un cambio di mentalità ad un movimento divenuto statico, elevando la qualità del rugby a nord dell’isola britannica attraverso l'allargamento della base e la coltivazione di nuovi talenti. Nel suo primo Cinque Nazioni da allenatore Jim si è regalato solo la vittoria sulla Francia per 22 a 14, ma il quotidiano sportivo francese L’Equipe ha descritto il nuovo gioco degli scozzesi come “Le Triomphe de Baroque”.

Nel torneo del 1981 la nazionale di Telfer ha vinto le due sfide casalinghe, contro Galles e Irlanda, e perso quelle in trasferta. In primavera la squadra si è recata in tournée in Nuova Zelanda, dove ha vinto cinque gare e perso le altre tre, tra cui entrambi i test match con gli All Blacks. Quindi, il successivo 19 dicembre a Murrayfield, gli Highlanders hanno trionfato con il risultato di 24 a 15.contro l’Australia di Mark Ella.

Nel 1982 la Scozia, dopo anni di pessimi risultati, ha iniziato finalmente a mostrare la sua crescita grazie alle nozioni impartite da Jim. Gli uomini in maglia blu notte hanno pareggiato 9 a 9 con l’Inghilterra e vinto le sfide con Francia e Galles, quest’ultima sull’erba dell’Arms Park con il risultato di 34 a 18. Erano esattamente vent’anni che la Scozia non vinceva in Galles.

In estate Telfer ha condotto la sua squadra in un trionfante tour in Australia, dove è stata conquistata una storica vittoria per 12 a 7 nel primo match contro i Wallabies. È stato questo il primo successo esterno degli Highlanders contro una potenza dell'Emisfero Sud e bisognerà aspettare il giugno del 2012 per ritrovare gli scozzesi vincenti nella terra dei canguri.

Il Cinque Nazioni del 1983 ha visto la Scozia perdere le prime tre partite. Poi, il 5 marzo, è andata in scena la sfida di Twickenham valida per la Calcutta Cup.
Quel giorno la Scozia doveva perdere, lo dicevano tutti. Arrivava da due sconfitte interne con Irlanda e Galles e dalla batosta di Parigi. Gli inglesi, a dire il vero, non erano messi meglio. Avevano pareggiato con il Galles e poi perso le altre due sfide, ma giocavano in casa e questo significava molto. Una lotta per la Calcutta Cup, quindi, ma anche per evitare l'ultimo posto, con i bianchi avvantaggiati dal mito del loro stadio ed il suo pubblico rumoroso. Telfer, che aveva tolto il ruolo di capitano a Roy Laidlaw e lo aveva ceduto al pilone Jim Aitken, possedeva una buona mischia, con la prima linea formata dallo stesso Aitken, da Colin Deans e da Iain Milne, e trequarti che giocavano il loro rugby con impegno. L'orchestra era diretta da John Rutheford, fino a quel momento assente per infortunio, e da Roy Laidlaw con la maglia numero 9.
L'Inghilterra ha fatto del suo meglio nei primi 20 minuti, poi è uscita la Scozia, che da lì in poi ha creduto veramente alla possibilità di vincere. Due mete; di Laidlaw, che dopo avere smesso la fascia da capitano, sembrava alleggerito da un peso, e del seconda linea Tom Smith, ex giocatore di basket al suo debutto internazionale. Quindi, una sfida di piazzati tra i due estremi, l'inglese Dusty Hare e lo scozzese Peter Dods, che ne hanno realizzati tre a testa. Per finire, un gioiello ciascuno sotto forma di drop di Ketih Robertson e John Horton. Il risultato è stato di 22 a 12 per la Scozia ed era la prima vittoria sugli Auld Enemy dal 1976, nonché la prima a Londra dal 1971. Sopra il Vallo di Adriano è esplosa la festa, ma da allora la nazionale scozzese non ha più trionfato a Twickenham.

Nella primavera del 1983 Jim ha ricevuto l’incarico di guidare i British & Irish Lions nel loro tour in Nuova Zelanda, con gli uomini in maglia rossa che hanno subito un pesante passivo di 4 a 0 nella serie per mano degli gli All Blacks.

 

Il 12 novembre successivo Telfer e gli otto giocatori scozzesi presenti al tour si sono vendicati dei neri costringendoli al pareggio per 12 a 12 tra le mura amiche di Murrayfield.

Nel 1984 la squadra guidata dai due Jim, Telfer dalla panchina e Aitken dal campo come capitano, ha saputo sbaragliare tutti gli avversari grazie ad un gioco brioso con i trequarti e arcigno con gli uomini di mischia.
La prima partita è andata in scena il 21 gennaio all’Arms Park di Cardiff. La Scozia ha vinto 15 a 9 con mete di Iain Paxton e di Jim Aitken, oltre ad un piazzato di Peter Dods.
Il 4 febbraio gli uomini di Telfer hanno giocato a Murrayfield la sfida numero 100 contro i “cugini” inglesi, infliggendo loro un pesante 18 a 6 e conquistando così la Calcutta Cup per il secondo anno consecutivo. Ancora due mete, stavolta ad opera di David Johnstone e di Euan Kennedy, con Dods che le ha trasformate entrambe e vi ha aggiunto sul conto pure due penalties.
Un mese più tardi il XV del Cardo ha conquistato a Dublino una Triple Crown che mancava dal 1938. A Lansdowne Road gli scozzesi sono andati oltre la linea proibita sei volte, due con Roy Laidlaw e poi con Keith Robertson, Peter Dods e una meta tecnica. L’estremo ha realizzato anche due piazzati e tre trasformazioni e la sfida è terminata sul punteggio di 32 a 9.
A quel punto mancava solo l’incontro con la Francia, squadra anch’essa a punteggio pieno in lizza per conquistare il titolo e lo Slam, ed è stato giocato il 17 marzo a Edimburgo. È stata questa la giornata di Peter Dods, il quale ha centrato l’acca con cinque piazzati e con la trasformazione della meta allo scadere di Jim Calder, che ha concesso ai suoi la vittoria per 21 a 12. Per trovare l'ultimo Cinque Nazioni vinto dalla Scozia bisognava tornare indietro al lontano 1938. Per il Grande Slam, invece, c'era da viaggiare con la macchina del tempo sino al 1925.

 

Nel 1985 Jim ha lasciato la panchina della nazionale e si è assunto il compito di guidare il Melrose RFC. L’ex terza linea ha mantenuto l’incarico sino al 1994, dopo avere portato i giallo-neri alla conquista di quattro titoli nazionali.

Nel frattempo, nel 1990 Telfer era rientrato nel giro della nazionale diventando l’allenatore in seconda dell’amico Ian McGeechan, aiutando proprio quell’anno la compagine a conquistare quello che ad oggi è il suo ultimo Grande Slam.

Nel 1994, con McGeechan passato al Northampton, Jim è tornato ad essere il primo allenatore della Scozia e l’ha guidata alla Coppa del Mondo del 1995 e anche a quella del 1999. Entrambe le volte gli uomini del Cardo sono stati eliminati ai quarti di finale dagli All Blacks.

Proprio nel 1999 Telfer ha condotto la nazionale scozzese alla vittoria dell’ultimo Cinque Nazioni prima dell’entrata dell’Italia. È stato questo sino a d’ora l’ultimo trionfo dei blu nel torneo.

Due anni prima Telfer era stato assistente di Ian McGeechan nel tour dei Lions in Sudafrica. Quel Tour è stato memorabile non solo per la conquista della serie con gli Springboks dopo 33 anni, ma anche per il leggendario discorso di Telfer prima del primo test match a Newlands, che ha portato alle lacrime numerosi giocatori, compreso il capitano Martin Johnson: “Questo è il vostro fottuto Everest, ragazzi….".

Il tecnico di Melrose è stato decisivo per la vittoria finale della serie grazie alle tattiche da lui applicate per far sì che il pack dei Leoni riuscisse a mettere sotto i mostruosi primi otto uomini degli Springboks.

Attualmente Jim gestisce e allena i Melrose Wasps, la squadra under-18 del Melrose RFC.

Schietto come sempre, soprattutto quando di mezzo ci sono gli inglesi, durante il Sei Nazioni 2017 Telfer ha definito il coach della Rosa Eddie Jones: “Un po’ come Donald Trump.”

 

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