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Aaron Smith
Aaron Smith

Sì non è passato inosservato, e a dirla tutta nessuno si sarebbe mai aspettato tanto simbolismo nella prima haka della Rugby World Cup. Gli All Blacks hanno sorpreso con il loro condottiero Aaron Smith, che ieri sera ha guidato la Kapa o Pango armato di taiaha, una lancia tradizionale che riporta su di essa alcuni ornamenti tribali della cultura maori.

Se da un lato c'è la semplice decisione di rendere la haka, per motivi commerciali, più spettacolare l'obiettivo è stato raggiunto. Dall'altro c'è l'ipotesi che dietro quell'arma, che mai prima d'ora aveva visto un Mondiale di rugby (almeno a memoria d'uomo), si celasse il forte nervosismo e la tensione della squadra di Foster. Gli All Blacks vengono da tre anni difficili, in cui il sistema Nuova Zelanda ha scricchiolato parecchio, con un ricambio generazionale che fatica ad arrivare e la scarsità di talenti emergenti capaci di avere continuità in squadra.

Ieri un'altra sconfitta, con la Francia padrone di casa, che ancor di più alimenta l'indebolimento di questa storica “macchina da guerra”. Eppure basta fare un salto a quella Ka Mate del Millennium Stadium nel 2007, quando gli All Blacks seppur consci della sfida difficile affrontarono la Francia con impavidità e decisione, e dai loro occhi emergeva unicamente la voglia di vincere.

Allo Stade de France non è stato così. Quell'ultimo attimo di esitazione di Aaron Smith, che stringe gli occhi forse ad invocare gli dèi maori, resta il segno di un movimento che per la prima volta… ha paura.

Detto ciò… non montiamoci la testa. Restano gli All Blacks e a Lione, i nostri Azzurri, dovranno combattere e soffrire.