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Immaginate un incontro di boxe tra un peso welter e un supermassimo. Per chi ama il wrestling, una sfida tra Santino Marella e Big Show o, se volete andare sul nazional-popolare, la partita di calcio in cui una squadra attacca, e l’altra segna. Potremmo utilizzare un’infinità di metafore per spiegare il pesante passivo subito dai gialloazzurri nel match casalingo con Parabiago: quarantatré punti contro dieci, un verdetto che a una fredda lettura sa di resa senza condizioni. Tuttavia, anche se difficile da sostenere (specialmente rivolta a chi non vi ha assistito dal vivo), è una tesi che non regge poi cosi tanto alla luce di quanto si è visto in campo.
Il settimesi infatti, per sessanta e forse più, degli ottanta minuti a disposizione, hanno giocato costantemente in proiezione offensiva tentando in tutti modi di rimanere attaccati alla partita. Il misero bottino di dieci punti - me-ta di Frenda, trasformata da Chiappini e una punizione - sono il frutto di una pressione che seppur orgogliosamen-te ricercata, ha patito di alcune imprecisioni nel gioco alla mano, di un “tonnellaggio” sia in termini di peso che di esperienza chiaramente a favore degli ospiti, e di un crescente nervosismo man mano che l’impegno non produceva risultati concreti.
Ciò non deve rappresentare tuttavia un alibi; la vittoria del Parabiago è chiaramente legittima e meritata. Legitti-ma nella forma ma, a nostro parere, penalizzante oltre misura nel punteggio. Parabiago ha dimostrato di avere le credenziali giuste per recitare un ruolo di vertice nel campionato in corso. Molto hanno cambiato i rossoblù rispetto al recente passato; meno efficaci nel pacchetto di mischia (il VII° è stato superiore) ma ordinati e compatti nella linea difensiva. La velocità dei trequarti ala, che in alcune ripartenze ha ricordato il classico contropiede calcistico, si è poi rivelata l’arma letale, il grimaldello con cui i lombardi hanno dato sostanza al punteggio finale.
Ai ragazzi di Franchi, rimane la consapevolezza di aver dato tutto in termini di impegno, e l’inevitabile scotto che una formazione valida ancorché giovane come quella settimese deve pagare alla maggior esperienza di alcuni avversari.

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