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Nella “famosa” conferenza stampa post Italia - Sud Africa di Padova (quella in cui Parisse annunciò che di spiegare alla gente cosa stava facendo la Nazionale poco gliene calava), il ct Conor O’Shea, cercando di rimettere in linea di galleggiamento la barca delle dichiarazioni scriteriate del suo capitano e in risposta a una precisa domanda, identificò nella (finalmente) conquistata profondità della rosa uno degli aspetti positivi della Nazionale a lui affidata. Per i tre test di novembre aveva lasciato a casa Venditti e Sgarbi fin dalle Fiji e Padovani un paio di giorni dopo “perché avessero la possibilità, presso i rispettivi club di appartenenza, di lavorare duramente per ripresentarsi adeguatamente preparati alla prossima chiamata azzurra”. E lanciato il giovane favarese Licata, mettendolo nel XV di partenza anti Boks. In effetti, al di là di ogni personale convinzione circa la lista delle priorità in fatto di qualità complessiva della prestazione, poter disporre di una rosa ampia da cui estrarre i nomi dei 23 da mandare in campo è quel che si dice un bell’andare.

Bello sarebbe, insomma e per qualsiasi allenatore, poter decidere chi far giocare il sabato e la domenica, dopo aver passato al setaccio un ampio ventaglio di opzioni per ogni ruolo della squadra. Pare che da questo punto di vista l’Italia sia messa, se non bene, sicuramente meglio di qualche stagione fa. Quanto allo specifico, sorvolando sopra la platea di giocatori con qualche spiccata qualità (effettiva o potenziale), da inserire nel giro dell’Italia già dal prossimo Sei Nazioni o dal Mondiale giapponese, emergono alcuni nomi su cui pare, se non altro, sensato, insistere e puntare.

Eccone alcuni in ordine sparso, nella speranza di averne dimenticati tanti. Ma tanti davvero!

  • Giovanni  Licata (classe 1997)ha già fatto vedere che sa fare qualcosa di buono anche contro quelli veri. Fisicamente deve ancora crescere e potenziarsi, ma le doti strettamente atletiche non gli mancano. Sa farsi rispettare in rimessa laterale e con la palla in mano ha il fiuto giusto per individuare e superare la linea del vantaggio, in questo sorretto da caviglie agili, reattive e potenti. Le mani sono da educare, ma ha l’età giusta per crescere anche in questo delicato e cruciale aspetto.
  • Renato  Giammarioli (classe 1995) rispetto a un paio di anni fa è molto cresciuto in consapevolezza dei propri mezzi e in capacità di adattarsi alle situazioni. La struttura fisica non sarà mai quella di un n.8 dominante, ma come flanker (magari lato chiuso) potrebbe trovare soddisfazione e fornire contributi importanti al gioco del pack e non solo.
  • Matteo  Minozzi (classe 1996) è considerato da molti il migliore degli attaccanti di cui al momento il rugby italiano dispone. Il che, di per sé, vuol dire poco o niente. Però ha dalla sua una pregevole attitudine a individuare gli spazi utili e ad attaccarli con l’equilibrio e la maturità di un atleta in via di formazione ma già di discreto livello. Il piede non è male e quando serve, non si sottrae ai compiti difensivi. Ha margini di miglioramento non infiniti, ma il poter giocare minutaggi importanti in Pro14 gli servirà assai.
  • Marco  Riccioni (classe 1997) al momento è fermo ai box, ma l’insieme delle doti fisiche e attitudinali che ha più volte manifestato sul campo ne fanno un elemento destinato ad avere molto azzurro nel proprio futuro. E in chiusa, alla sua età, è in assoluto fra i migliori in circolazione.
  • Danilo  Fischetti (classe 1998), pilone a Calvisano, si sta conquistando minuti importanti nella testa di una mischia che ogni tanto denuncia qualche inadeguatezza negli assetti. Lontano dalle fasi statiche è molto propositivo e dispone di una consistenza fisica all’impatto invero ragguardevole.
  • Jacopo  Bianchi (classe 1998), terza delle Fiamme Oro, segnalazione sulla fiducia per alcuni sprazzi di gioco efficace e consistente di cui è capace anche sotto pressione.
  • Michele  Lamaro ((classe 1998- foto sx), terza del Petrarca e capitano dell’Italia U20, gran fisico e buona attitudine al gioco negli spazi ristretti.
  • Massimo  Cioffi (classe 1997), estremo ma anche ala e all’occorrenza secondo centro. Il beneventano si sta guadagnando alti minutaggi a Rovigo. La statura non lo aiuta ma è veloce e c’è da riconoscergli un certo fiuto per la meta.
  • Michelangelo  Biondelli (classe 1998) e Antonio  Rizzi (classe 1998 - foto dx), aperture di Viadana e Petrarca. Il primo sa usare bene il piede, il secondo è costruttivo (gambe e mani) quando gioca sul filo della linea del vantaggio. Sommate, le loro caratteristiche disegnano le abilità di un’apertura potenzialmente adatta all’alto livello. I prossimi due anni diranno chi di loro avrà acquisito le necessarie competenze per un ruolo che, a momento, è stabilmente di Canna, con Allan a fare sa secondo all’occorrenza.

E visto che spararle (anche grosse) non costa nulla, fidandomi, oltre che del mio, anche dell’occhio lungo e de fiuto conclamato del collega Andrea Passerini, cito Luca Crosato (1998) mediano di mischia in forza al San Donà, scuola Villorba e Giacomo Da Re (1999), utility del Mogliano come, elementi che, pur se ancora molto giovani, hanno (sembrano avere, almeno ai miei occhi) quel qualcosa in più che assomiglia tanto al talento puro. Chi vivrà vedrà.