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Greg Sinclair scozzese di Glasgow, dal 2010 a Viadana (scudetto under 20 nel 2013) al primo anno come capo allenatore a Colorno. Accesso ai playoff mancato di pochissimo nell’ultima giornata sul terreno della capolista Valsugana che si impone 18-17 mandando fra i pali un piazzato da meta campo a tempo quasi scaduto. Della serie: quando le cose cominciano ad andare male è garantito che possono solo peggiorare.

ï         Un giudizio sulla stagione appena finita, epilogo amaro a parte.
-          Un campionato è, prima di tutto, programmazione. Insieme ai contenuti vanno indicati gli strumenti e fissati gli obiettivi. Il nostro era di raggiungere i play off. Non ci siamo riusciti.

ï         Stagione fallimentare?
-          Da questo punto di vista certamente sì. Il traguardo che ci eravamo prefissato l’abbiamo mancato. Ma le componenti di un anno di lavoro sono molteplici. Altre cose su cui avevo puntato la mia attenzione e su cui ho cercato di indirizzare il lavoro della squadra non possono essere classificate come traguardi mancati.

ï         Per esempio?
-          Siamo partiti con una rosa con 11 nuovi giocatori e da un punto di vista del piano di gioco e della conduzione generale della squadra, quella che ho ereditato al mio arrivo a Colorno, non era esattamente una situazione soddisfacente.

ï         Nello specifico?
-          Ho deciso di provare a cambiare il volto della squadra. Di proporre una nuova visione del gioco basata si principi in cui credo fermamente e che sono certo ci porteranno a crescere e a migliorare ancora. Per il primo anno ho puntato su tre fondamentali: la tecnica individuale, la visione del gioco nel suo insieme, la capacità di leggere le situazioni e di adattarsi ad esse alla ricerca della massima efficacia.

ï         Risultati?
-          Non voglio dare voti, ma quanto a skills individuali soprattutto con palla in mano, direi che i miglioramenti sono stati sostanziali, notevoli. Anche la visione e la comprensione del gioco sono migliorati. E lo stesso posso dire della capacità di capire le difese e di batterle identificando il loro lato debole. Colorno ha lavorato bene ma si tratta di…

ï         Lavori in corso?
-          Di un processo in atto. Basato su contenuti certi e metodologie condivise, ma non semplice e non scontato. Siamo partiti da livelli oggettivamente bassi, ci stiamo alzando. Non è facile né scontato che ci riusciremo, ma è sicuro che ci stiamo provando. Da questo punto di vista per noi quello appena terminato è stata una sorta di anno zero.

ï         In quale ambito ha trovato maggiori difficoltà?
-          Sicuramente in quello mentale. Una squadra, un gruppo, è forte sul campo se è forte mentalmente. E su Colorno pesano come macigni le due semifinali perse nei due anni precedenti. Ed è un peso difficile da portare, che assorbe energie e che, a volte, distrae dall’obiettivo. Colorno è una squadra costantemente sotto pressione. E la pressione è una cosa buona solo se è funzionale a comportamenti propositivi. Altrimenti è solo un macigno che ci portiamo sulle spalle e che ci rallenta, ci limita. A volte addirittura rischia di schiacciarci. Nessuno può farsi governare dalla pressione! Abbiamo davanti a noi una strada lunga e con un certo numero di insidie. Ma la conosciamo e, soprattutto, sappiamo dove vogliamo arrivare. In questo senso sono ottimista.

ï         Parlando della stagione regolare: che rugby si gioca in serie A?
-          È una categoria che conoscevo poco e su cui avevo qualche informazione che si è rivelata non particolarmente accurata. In serie A ho visto un discreto rugby e interessanti tentativi di alzarne la qualità complessiva. Certo, si difende molto meglio di quanto non si attacchi e, molto spesso, l’organizzazione prevale sulla pulizia del gesto tecnico. Forse perché le fasi organizzate sono più facili da insegnare e da acquisire. Certo che in serie A ho trovato tanta pressione e ritmi elevati che non mi aspettavo. E, aggiungo, alcuni pacchetti di avanti davvero ben strutturati e capaci di incidere sulle partite.

ï         Bene fasi statiche, discreta circolazione degli uomini sul campo e difesa rigorosa. È il rugby…
-          Che gioca la nostra Nazionale. Ed è naturale e scontato che sia così. Anche l’Italia del Sei Nazioni ha davanti a sé una lunga strada da percorrere.

ï         Chiudiamo con due pronostici. Chi sale in Eccellenza?
-          Io vedo una finale Firenze – Valsugana, con Firenze leggermente favorita perché sa giocare in velocità e sa tenere alta l’intensità. Valsugana è forse la formazione che rispetto all’anno scorso è cresciuta di più in qualità e risultati. Ma nello scontro diretto credo che i toscani siano da considerarsi i favoriti.

ï         E lo scudetto?
-          Vince Calvisano, anche se il cuore vorrebbe vedere Viadana in finale. Nel derby veneto di semifinale vedo favorito il Petrarca perché, a differenza di Rovigo e nonostante le due rose si equivalgano per qualità individuale e complessiva, possiede quella continuità di rendimento che manca alla squadra rossoblu.

 

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