Fir e fondo di solidarietà: il punto della situazione
A un tesserato Fir è fatto specifico divieto “di fornire a terzi notizie o informazioni relative a fatti oggetto di procedimenti disciplinari in corso”. Come dire: l’addetto al centralino ha trasformato la sua postazione di lavoro in un call center a pagamento e il suo diretto superiore lo ha denunciato a chi di dovere, il quale ha aperto un regolare procedimento disciplinare con possibili risvolti penali? All’esterno non si deve sapere. E se un collega del (presunto) colpevole raccontasse la cosa a qualcuno altro… da un mese a tre anni di interdizione. Posto che l’incarico di telefonista fosse di natura elettiva. Attenzione: non spaventi l’amplissimo spettro della pena comminabile, il vero discrimine essendo la soglia dei 12 mesi. Superati i quali, scatta (sempre sulla base di altri articoli del regolamento di giustizia Fir) la decadenza e, peggio ancora, la futura ineleggibilità del soggetto condannato.
Chiariti i contorni dell’ipotizzata infedeltà del telefonista, proviamo a commentare la sentenza che, in appello (trattasi sempre di tribunali di nomina federale) ha drasticamente ridotto le pene a carico di Roberto Zanovello (consigliere federale in carica), Gianni Amore e Fulvio Lorigiola (tesserati Fir). I quali, in primo grado, erano stati condannati rispettivamente a 18 e 6 mesi di interdizione. Qualora i 18 mesi di Roberto Zanovello (che sono più dei 12 prima richiamati) fossero stati confermati, l’ipotesi della sua decadenza dalla carica di membro del CF sarebbe stata molto prossima al verificarsi. Così non è stato, e se c’è un’annotazione da fare in margine a questa nuova determinazione delle pene (in attesa di conoscere le motivazioni della sentenza), essa riguarda la scelta operata dalla corte che ha considerati alla medesima stregua le colpe commesse dai tre imputati. Con ciò smantellando l’ordine gerarchico delle pene precedentemente irrogate, che aveva ritenuto Zanovello “molto più colpevole” dei due coimputati.
Vale forse la pena di ripercorrere per capi molto sommi quanto accaduto. La vicenda risale al 2016. Il tesserato Gianni Amore, in febbraio, produce un esposto in cui solleva il problema della gestione (a suo dire poco trasparente) del fondo di solidarietà destinato a interventi a favore di tesserati vittime di gravi infortuni. Sostiene Amore che ci sia poca chiarezza nel fatto che la titolarità del fondo sia passata da Air (come previsto da norme statutarie) a Fir e che il fondo, al momento, risulti, inspiegabilmente, quasi esaurito. La Procura federale acquisisce l’esposto e archivia il tutto, non evidenziando profili di irregolarità nei comportamenti dei vertici federali. La Procura del Coni, invece, è molto meno sbrigativa e procede a specifiche indagini. Il risultato delle quali è il rinvio a giudizio dell’intero CF in carica al momento del cambio di titolarità del fondo. Il nodo del contendere, ed è l’unica tecnicalità cui indulgeremo in questa sommaria ricostruzione, risiede nella decisione assunta da Fir di non considerare più la somma disponibile nel fondo di solidarietà come “soldi da accantonare in attesa di essere spesi”, ma soldi semplicemente nelle disponibilità del bilancio federale. Non più un conto corrente dedicato cui ricorrere solo ed esclusivamente per le elargizioni previste, ma una somma cui attingere per cassa. La differenza non pare sostanziale. È come se uno di noi avesse a disposizione cinque mila euro per le vacanze estive all’estero dei figli e tenesse quella somma separata dal bilancio familiare, salvo poi, in situazione di bisogno, usarne una parte per la riparazione dell’auto di famiglia. Se i figli all’estero poi ci vanno comunque la sostanza non cambia.
Il primo inciampo è comunque ravvisabile nelle modalità di trasmissione del provvedimento di rinvio a giudizio. Che, oltre agli interessati, venne recapitato anche a Gianni Amore, con tanto di invito a trovarsi un legale dal quale farsi rappresentare in giudizio. Allarmato dalla cosa, Amore telefona a Roberto Zanovello per farsi consigliare un legale cui rivolgersi, gli invia per email l’intero incartamento e aspetta notizie. Zanovello si mette in contatto (telefonicamente e attraverso mail privata) con l’amico Fulvio Lorigiola, tesserato e avvocato, il quale si attiva per individuare un collega in grado di assistere adeguatamente Amore.
È noto a tutti che l’indagine aperta dalla corte del Coni ha poi prosciolto il presidente Alfredo Gavazzi per la questione fondo di solidarietà. Lo stesso Gavazzi ha potuto dimostrare “per acta” che nel periodo della gestione del fondo in regime di “non accantonamento”, l’importo delle elargizioni a favore dei tesserati assistiti era sensibilmente aumentato. Così come, in primo grado, il presidente del Comitato regionale Fir del Veneto, è uscito di scena assolto dal reato contestatogli. Che è, giova ricordarlo: “propalazione di notizie…”.
La storia (in teoria) non finisce qui. I condannati hanno a disposizione un ulteriore grado di giudizio, il terzo, presso la Commissione di garanzia del Coni. Ma al momento nessuno di loro ha ancora preso una decisione in merito.
La morale di tutta questa storia sinceramente ci sfugge. Forse perché, come ebbe a teorizzare qualcuno a margine di altri accadimenti, questa storia una morale non ce l’ha. E se ce l’ha, ci permettiamo di chiosare, è roba che, al nostro sport, nulla di buono può portare. Molto meglio l'oblio.